DISCORSO DEL SUBCOMANDANTE MARCOS ALLA CND
DA LA JORNADA DEL 10 AGOSTO 1994

CONVENZIONE NAZIONALE DEMOCRATICA

Onorevole Convenzione Democratica

Presidenza della Convenzione Democratica, Delegati, Invitati, Osservatori, Fratelli

Con la mia voce parla la voce dell'EZLN, Aguascalientes, Chiapas, un accampamento, un bunker, una fabbrica di armi, un centro di addestramento militare, un magazzino di esplosivi. Aguascalientes, Chiapas, l'Arca di Noe, la Torre di Babele, la nave selvaggia di Fiscarraldo, l'esaltazione del neozapatismo, la barca pirata.

Il paradosso anacronistico, la giovane follia di quelli senza volto, lo sproposito di un movimento civile in dialogo con un movimento armato.

"Aguascalientes", Chiapas, la speranza in gradini scalati, la speranza nelle colombe che presidiano la scala, per arrivare meglio al cielo, la speranza nella conchiglia marina che chiama dalla selva l'aria, la speranza che non venissero però ci sono, la speranza che i fiori che in altre terre muoiono, qui vivano.

"Aguascalientes", Chiapas, per l'EZLN, 28 giorni di lavoro, 14 ore al giorno, seicento uomini-donne per ora, duecento trentacinque mila duecento ore di lavoro in totale, nove mila ottocento giorni di lavoro, 28 anni di lavoro, sessanta milioni di vecchi pesos, una biblioteca, una presidenza dipinta come un ponte di un transatlantico, semplici panche per otto mila convenzionisti, 20 case per alloggiarli, 14 posti di ristoro, parcheggio per cento veicoli ed area di controllo.

"Aguascalientes", Chiapas, sforzo comune di civili e di militari, sforzo comune per un cambiamento, sforzo pacifico per quelli armati, e prima di "Aguascalientes", avevano detto che era una pazzia, che nessuno poteva, dal limite marcato da fucili e passamontagna, avere successo convocando una riunione elettorale in attesa delle elezioni. E prima di "Aguascalientes", avevano detto che nessuna persona sensata avrebbe risposto all'appello di un gruppo ribelle, proscritto dalla legge, di cui si sa poco o nulla, la luce che illuminò gennaio, il linguaggio ossessivo che cerca di recuperare, vecchie e abusate parole: democrazia, libertà e giustizia.

I volti imbavagliati, il passo notturno, la montagna abilitata come speranza, il solo sguardo indigeno, che da secoli ci perseguita durante il nostro disordinato tentativo di modernizzazione, l'ostinato rifiutare l'elemosina per esigere ciò che apparentemente è assurdo: tutto per tutti, niente per noi.

E prima di "Aguascalientes", prima di"Aguascalientes", avevano detto che c'era troppo poco tempo, che nessuno si sarebbe imbarcato in un progetto che, come la Torre di Babele, annunciava il proprio fallimento nel luogo e nel momento stesso in cui si pretendeva di annunciarlo.

E prima di "Aguascalientes", avevano detto che la paura, il dolce terrore che alimenta dalla sua nascita la gente buona di questo paese, avrebbe finito per imporsi, che l'evidenza e la comodità del non far niente, del sedersi ad aspettare ad osservare, ad applaudire o fischiare gli attori di questa commedia amara che chiamano patria, avrebbe regnato insieme all'evidenza, nel rinnovato nome del popolo messicano, della società civile.

E prima di "Aguascalientes", avevano detto che le insanabili differenze che ci frammentano e ci fanno opporre gli uni contro gli altri, ci avrebbero impedito di volgere verso una stessa direzione, che l'onnipresente Stato e le evidenze che si potenziano intorno a lui; il presidenzialismo, il sacrificio della libertà e della democrazia sugli altari della stabilità e della prosperità economica, della frode e della corruzione come idiosincrasia nazionale, della giustizia prostituita in elemosina, lo scoraggiamento e il conformismo elevati allo status di dottrina di sicurezza nazionale.

E prima di "Aguascalientes", avevano detto non ci sarebbero stati problemi, che la convocazione ad un dialogo fra un gruppo di trasgressori della legge ed una massa informe disorganizzala e frammentata persino nel microcosmo familiare, la cosiddetta società civile non ne avrebbe sentito neppure l'eco né avrebbe fatto causa comune, perché la dispersione riunita, solo può provocare dispersione potenziata fino all'immobilità.

E prima di "Aguascalientes", avevano detto che non era necessario opporsi alla celebrazione della Convenzione Nazionale Democratica, che avrebbe abortito da sola, che non valeva la pena sabotarla apertamente, che era preferibile che scoppiasse da se stessa, che si vedesse nel Messico e nel mondo che la difformità è incapace di mettersi d'accordo al proprio interno, e pertanto è incapace di offrire al paese un progetto di nazione migliore di quello che la rivoluzione istituzionalizzata e stabilizzata ci regala.

Su questo scommettevano, per questo ci hanno permesso di fare questa convocazione, per questo non vi hanno impedito di arrivare fino a qui; il prevedibile fallimento della CND non doveva poter essere attribuito ai potenti; che sia evidente che è debole, perché e evidente che è incapace di smettere di esserlo, è debole perché se lo merita, è debole perché desidera esserlo.

E prima di "Aguascalientes", noi avevamo detto che sì, che era una pazzia, che dall'orizzonte che possono aprire fucili e passamontagna, sì, si potesse convocare una riunione elettorale in attesa delle elezioni e avere successo... volete uno specchio?

E prima di "Aguascalientes", noi avevamo detto che di tempo ce n'era in abbondanza, che quello che mancava era la vergogna per la paura di provare ad essere migliori, che il problema della Torre di Babele non esisteva nel progetto, ma solo nella mancanza di un buon sistema di raccordo e di un sistema di traduzione.

Il fallimento ci sarebbe stato nel tentare male, nel sedersi e stare a guardare come cresceva la torre, come si tratteneva, come sarebbe crollata. Nel sedersi a guardare come la storia si sarebbe resa conto, non della torre, ma di quelli che si erano sed uti ad aspettare il suo fallimento.

E prima di "Aguascalientes", noi avevamo detto che la paura, che il seducente terrore, che si lasciano dietro le cloache del potere che ci hanno alimentato dalla nascita, può e deve essere messo da una parte, non dimenticato, non guardato dall'alt o, solo messo da una parte.

Che la paura di rimanere come spettatori deve essere maggiore alla paura di provare a cercare un punto in comune, qualcosa che unisca, qualcosa che possa trasformare questa commedia in storia.

E prima di "Aguascalientes", noi avevamo detto che le differenze che ci frammentano e fanno scontrare gli uni contro gli altri non ci impediranno di volgerci nella stessa direzione: il sistema di certezze che castrano, di evidenze che opprimono, di l luoghi comuni che assassinano. Il sistema di partito di Stato e gli assurdi che gli regalano validità e incostituzionalità. La dittatura ereditaria, lo stringere in un angolo la lotta per la democrazia, la libertà e la giustizia, nel luogo delle impossibilità, delle utopie. La burla elettorale elevata ad immagine della alchimia dei computer, a status di monumento nazionale, la miseria e la ignoranza come votazione storica di quelli senza nulla, la democrazia lavata con detersivo di importazione ed acqua degli idranti antisommossa.

E prima di "Aguascalientes" , noi avevamo detto che non c'erano problemi, che la convocazione ad un dialogo fra quelli che sono senza volto ed armati e quelli disarmati senza volto della società civile avrebbe provato una causa comune, che la dispersione riunita e dialogando bene può provocare un movimento che dia volta alla fine a questa pagina di vergogna, a questa pagina della storia messicana.

E prima di "Aguascalientes", noi avevamo detto che non c'era da opporsi alla celebrazione della CND che sarebbe precisamente questo, né più né meno che una celebrazione, la celebrazione della paura rotta, del primo e titubante passo verso la possibilità di offrire alla nazione un "già basta" che non solo abbia una voce indigena e contadina, un "già basta" che assommi, che moltiplichi, che si riproduca, che trionfi, che può essere la celebrazione di una scoperta: quello di saperci, non più colla vocazione alla sconfitta, ma invece di pensarci con la possibilità della vittoria.

Su questo scommettiamo, per questo la volontà anonima e collettiva che solo ha per volto una stella a cinque punte, simbolo di umanità e di lotta, e per nome quattro lettere, simbolo di ribellione, si è innalzato in questo luogo dimenticato dalla storia degli studi governativi, dai trattati internazionali, dalle mappe e dalle strade del denaro, questa costruzione che chiamiamo "Aguascalientes", in memoria dei tentativi precedenti di unire la speranza.

Per questo noi migliaia di uomini e donne con il volto imbavagliato, indigeni in stragrande maggioranza, abbiamo innalzato questa torre, la torre della speranza, per questo abbiamo lasciato da parte, per un poco, i nostri fucili, il nostro rancore, il nostro dolore per i nostri morti, la nostra convinzione guerriera, il nostro passo armato, per questo abbiamo costruito questo luogo per una riunione che se avrà successo sarà il primo passo per diventare un'alternativa. Per questo abbiamo innalzato "Aguascalientes", come sede di una riunione che se fallisse ci obbligherebbe di nuovo a tirare avanti con il fuoco il diritto di tutti ad un posto nella storia.

Per questo vi abbiamo invitati, per questo siamo felici che siate arrivati fin qui, per questo speriamo che la maturità e la sapienza vi aiuti a scoprire che il nemico principale, il più potente, il più terribile, non è qui seduto fra di voi.

Per questo ci dirigiamo con tutto il rispetto a questa CND per chiedere a nome di tutti gli uomini e le donne, di tutti i bambini e gli anziani, di tutti i vivi e i morti dell'EZLN che non diate ragione a tutti quelli che predicono il fallimento di questa convinzione, che cerchiate, che incontriate quello che ci unisce, che parliate con parole vere, che non dimentichiate le differenze che vi separano e che più spesso del desiderabile vi fanno scontrare gli uni agli altri, ma che le conserviate un momento,
alcuni giorni, alcune ore, i minuti sufficienti insomma per scoprire il nemico comune. Questo vi chiediamo rispettosamente, che non tradiate i vostri ideali, i vostri principi, la vostra storia, non traditevi e non negatevi, vi chiediamo rispettosamente che portiate avanti i vostri ideali, i vostri principi, la vostra storia, che vi affermiate, che siate conseguenti, per dire "già basta" alle menzogne che oggi governano la nostra storia.

L'EZLN partecipa a questa CND con 20 delegati, con un voto a testa, vogliamo così che siano in chiaro due cose: la prima è il nostro impegno con la CND, l'altra è la nostra decisione di non imporre il nostro punto di vista, per questo abbiamo rifiutato tutte le possibilità di partecipare nella presidenza della CND: questa è la convenzione per la ricerca pacifica del cambiamento, non deve in nessun modo essere presieduta da gente armata, ma ringraziamo che ci sia un posto, uno in più fra tutti voi per poter dire la nostra parola.

Vogliamo dire per qualcuno se dubita, che non ci pentiamo di esserci alzati in armi contro il supremo governo, che ripetiamo che non ci hanno lasciato altro cammino, che non rinneghiamo né il nostro passo armato né il nostro volto imbavagliato, che non lamentiamo i nostri morti, che siamo orgogliosi di loro e che siamo disposti a mettere più sangue e più morti se questo è il prezzo per raggiungere il cambiamento democratico nel Messico.

Vogliamo dire che ci lasciano inamovibili le accuse di essere sacerdoti del martirologio, di essere guerrafondai, che non ci attraggono i canti di sirene e angeli per darci accesso ad un mondo che ci guarda con disprezzo e sfiducia, che disprezza il valore del nostro sangue e offre fama in cambio della dignità, non ci interessa vivere come oggi si vive. Molto si è domandato con la perversità inquisitiva di chi cerca di confermare le proprie supposizioni, che è ciò che pretendono gli zapatisti da questa CND, che è ciò che sperano gli zapatisti da questa convenzione, ci si domanda: un comportamento civile, risponde qualcuno; le otto colonne della stampa nazionale ed internazionale, argomentano altri; una nuova giustificazione per la loro inquietudine bellicosa, dicono alcuni; un avvallo civile alla guerra, azzardano altri; la piattaforma di resurrezione per il mondo dimenticato dal sistema, temono in qualche partito ufficiale mentre mettono un prezzo al partito ufficiale; uno spazio per poter godere del lideraggio di una sinistra senza vita apparente, mormorano all'opposizione; l'avvallo per zoppicare, sentenziano nell'oltretomba cospirativa dalla quale può sempre partire la pallottola che pretende di zittirci; la piattaforma per il negoziato di un posto per Marcos nella prossima amministrazione del modernismo, deduce qualche brillante colonna di qualche brillante analista, cioè, di opachi intrighi politici.

Oggi, di fronte a questa CND, l'EZLN risponde alla domanda: che sperano gli zapatisti dalla CND? Non un braccio civile che dilati il sinistro braccio della guerra fino all'ultimo angolo della patria, non la promozione giornalistica che riduce ala lotta per la dignità ad uno sporadico articolo di prima pagina, non più argomenti per ornare il nostro vestito di fuoco e morte, non una scalata per calcoli politici, di gruppi e sottogruppi di potere, non il dubbio onore di essere avanguardia storica delle molteplici avanguardie che sopporti amo, non il pretesto per tradire ideali e morti di cui portiamo con orgoglio l'eredità, non un trampolino per raggiungere una scrivania, in un ufficio, in uno studio, in un governo, in un paese.

No alla designazione di un governo ad interim, no alla redazione di una nuova Costituzione, no alla formazione di una nuova costituente, no all'avallo a favore di un candidato per la Presidenza della Repubblica del dolore e del conformismo, no alla guerra.

Sì all'inizio di una costruzione ancor più grande di questa di "Aguascalientes", alla costruzione di una pace con dignità, sì all'inizio di uno sforzo ancora maggiore di quello che è sfociato in "Aguascalientes", lo sforzo per un cambiamento che include la libertà e la giustizia per la maggioranza dei dimenticati.

Sì all'inizio della fine di un lungo incubo che grottescamente si chiama Storia del Messico, sì al momento di dire a tutti che non vogliamo né possiamo occupare il posto che alcuni sperano che occupiamo, il luogo dal quale emanano tutte le opinioni, tutte le strade, tutte le risposte, tutte le verità, no questo non lo faremo. Speriamo dalla CND l'opportunità di cercare e trovare alcuni ai quali consegnare questa bandiera, la bandiera che avevamo incontrato sola e dimenticata nei palazzi del potere, la bandiera che abbiamo strappato con il nostro sangue, con il nostro sangue dalla penosa prigione dei musei, la bandiera che proteggiamo giorno e notte, che ci ha accompagnato nella guerra e che vogliamo tener con noi nella pace, la bandiera che oggi consegniamo a questa CND, non perché la trattenga e la lesini al resto della nazione, non per soppiantare probabili protagonisti armati, comprovati protagonismi civili, non per abrogare rappresentatività.

Sì per lottare perché tutti i messicani vogliano farla propria, perché torni ad essere la BANDIERA NAZIONALE, la vostra bandiera compagni.

Speriamo che questa CND, l'organizzazione pacifica e legale di una lotta, la lotta per la democrazia, la libertà e la giustizia, la lotta che noi ci vediamo obbligati a fare armati e con il volto negato.

Speriamo da questa CND la parola vera, la parola di pace, però no la parola di zoppicamento nella lotta democratica; la parola di pace, però no la parola di rinuncia alla lotta per la libertà; la parola di pace, però no la parola di complicità pacifista con l'ingiustizia.

Speriamo da questa CND la capacità di capire che il diritto a dirsi rappresentativa dei sentimenti della nazione non è una risoluzione che si può approvare per votazione o per consenso, ma qualcos'altro che deve guadagnarsi ancora nei quartieri, nei villaggi, nelle colonie, nelle comunità indigene, nelle scuole e università, nelle fabbriche, nelle imprese, nei centri di investigazione scientifica, nei centri culturali ed artistici, in tutti gli angoli di questo paese.

Speriamo da questa CND la chiarezza per rendersi conto che questo è solo un passo, il primo di molti che dovrà fare anche in condizioni più avverse che le presenti.

Speriamo da questa CND il valore di assumere il colore della speranza che vediamo in molti messicani, inclusi noi, di dimostrarci che i migliori uomini e donne di questo paese mettono i loro mezzi e le loro forze per la trasformazione che è l'ultima possibilità do sopravvivenza di questo popolo, la trasformazione alla democrazia, alla libertà e alla giustizia.

Speriamo da questa CND la maturità per non convertire questo spazio in un regolamento di conti, interno, sterile, castrante.

Ci aspettiamo da questa CND, per finire, un appello collettivo a lottare per tutto quello che ci appartiene, per quello che è ragione e diritto della gente buona, unicamente per il nostro posto nella storia. Non è il nostro tempo, non è l'ora delle armi, ci facciamo da parte, però non ce ne andiamo. Aspettiamo fino a che si apra l'orizzonte o che non siamo più necessari, fino a che non siamo più possibili, noi, i morti di sempre, quelli che dobbiamo morire di nuovo per vivere. Ci aspettiamo da questa CND un'opportunità, l'opportunità che ci negarono quelli che governano questo paese, l'opportunità di ritornare con dignità dopo aver compiuto il nostro dovere al nostro stare sotto terra.

L'opportunità di tornare un'altra volta al silenzio in cui tacciamo, alla notte dalla quale uscimmo, alla morte che abitiamo, l'opportunità di sparire nella stessa forma in cui apparimmo, un mattino presto, senza volto, senza futuro. L'opportunità di arrivare al fondo della storia, del sogno, della montagna.

Si è detto erroneamente che gli zapatisti hanno dato una scadenza per ricominciare la guerra, che se il 21 agosto non succede quello che vogliono gli zapatisti la guerra ricomincia. Mentono, al popolo messicano, nessuno, nessuno, e tanto meno l'EZLN, può imporre scadenze o dar ultimatum.

Per l'EZLN non c'è altro spazio che quello che determinano le mobilitazioni civili e pacifiche. A quelle noi ci subordiniamo, fino pure a sparire come alternativa.

Non si vedrà da parte nostra il ricominciare della guerra, non ci sono ultimatum zapatisti per la società civile. Aspetteremo, resisteremo, siamo esperti in questo.

Lottate. Lottate senza riposo. Lottate e distruggete il governo. Lottate e distruggete il governo. Lottate e distruggeteci. Non sarà mai così dolce la sconfitta, come se il transito pacifico alla democrazia, la dignità e la giustizia, risulti vincitore.

L'EZLN vi ha consegnato Aguascalientes, perché vi riuniate e per accordarvi non sulla immobilità; non sullo scetticismo sterile; non sull'intercambio di rimproveri e insulti; non come tribuna per la promozione personale, non come pretesto per il turismo bellicista; non come ricatto pacifista incondizionato; no alla guerra, però no alla pace a qualsiasi prezzo.

Sì per discutere ed accordare l'organizzazione civile, pacifica, popolare e nazionale della lotta per la democrazia, la libertà e la giustizia. Il CCRI - CG dell'EZLN, vi consegna adesso la bandiera nazionale, per ricordarvi quello che significa: Patria, Storia e Nazione, e compromettervi in ciò che deve significare: democrazia, libertà e giustizia.

Saluti, fratelli convenzionisti. Per voi si è alzata Aguascalientes. Per voi si è costruito, in mezzo ad un territorio in armi, questo spazio per una pace con giustizia e dignità.

Molte grazie.

Democrazia, libertà, giustizia

Dalle montagne del sudest del Messico

Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno - Comando Generale dell'Esercito Zapatista di Rivoluzione Nazionale


(traduzione del Comitato Chiapas di Torino)

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Indice EZLN1994


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