Intervista del 1° marzo 1994 del giornale spagnolo El Mundo al subcomandante Marcos

LA PACE È LONTANA COME IL 31 DICEMBRE

Intervista di Guiomar Rovira al Subcomandante Marcos Dirigente dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale

In San Cristobal si è giunti ad accordi reali per la pace? Che cosa si è negoziato?

Non c'è ancora negoziazione, siamo nella tappa del dialogo. Non siamo pronti per firmare al pace. Abbiamo presentato una lista con 34 richieste. Hanno risposto a queste domande, però non si è negoziato.

La risposta del governo è un mucchio di cartelle, e questo mucchio non ti guarisce, non ti dà da mangiare, non ti insegna né ti dà la democrazia.

La pace è ancora lontana, tanto lontana come il 31 di dicembre. Per ora ci sono solo promesse. La nostra base deve ora comprendere la proposta del Governo e per questo non è solo necessario tradurre dal castellano ai differenti dialetti indigeni, ma pure i sottintesi.

Il Governo si è rifiutato di parlare di democrazia, ci ha semplicemente ascoltato. Su tutti gli articoli costituzionali: il 27, che si riferisce alla proprietà della terra, e il 4, sui diritti degli indigeni, così come ciò che concerne la riforma del sistema democratico nazionale, il riconoscimento dell'EZLN come forza belligerante, la riforma della Legge Elettorale e la libertà ai prigionieri politici, la discussione è bloccata.

Che cosa pensa dell'eco internazionale che ha suscitato la sua lotta?

Ci ha sorpreso l'impatto che c'è stato a livello internazionale. Non avremmo mai pensato che il nostro movimento, avrebbe potuto servire d'esempio per movimenti futuri, abbiamo ricevuto persino la sorprendente qualificazione di essere la prima rivoluzione del XXI secolo.

Sentite il peso della discriminazione come indigeni al tavolo del negoziato col governo?

Il Governo, al tavolo del negoziato, cerca continuamente se c'è altro dietro. Non ha imparato ancora a parlare con l'indigeno, è sicuro che dietro di quel indigeno c'è un altro Marcos. Molte volte i suoi messaggi vanno in direzione di queste supposte forze oscure che stanno dietro agli indigeni.

Lo zapatismo, con le sue domande di libertà, democrazia e giustizia, presuppone una chiamata ad un cambio delle relazioni internazionali, che prevede popoli sfruttati e dimenticati da altri?

Questo è mettere il dito nella piaga. Come è possibile che il Messico sia considerato un esempio a livello internazionale e che abbiano nominato il presidente (Carlos Salinas de Gortari) uomo dell'anno? Deve avvenire un cambio nelle relazioni politiche ed economiche. Come è possibile che si firmi il NAFTA sul sangue della popolazione? In che misura si possono intrecciare rapporti politici con un Governo che prima del primo di gennaio non ci ammazzava con bombe, non ci ammazzava con proiettili, ma già ci ammazzava col disprezzo e con l'oblio? C'è bisogno di una Somalia o di una Yugoslavia in Centroamerica?

Il Messico non è né Cancun né Acapulco, né i supposti successi economici, ma Messico è invece una popolazione piena di umiliazione, rancore e disprezzo e quelli che stanno sotto, gli indigeni, arrivarono molto prima di quelli che oggi governano.

Si sperava che l'opinione pubblica internazionale si sarebbe interessata di voi come poi ha fatto in effetti?

Il primo di gennaio pensammo che magari se ci fosse stato qualche turista, avrebbe poi potuto raccontare che non ci mangiamo i bimbi crudi , né ammazziamo gli uomini per poi offrirli in sacrificio, perché era chiaro che il Governo non avrebbe lasciato entrare la stampa nella zona. E' stato importante che voi abbiate saputo ciò che stava accadendo perché questo impedì che ci sterminassero. Questo non lo dimenticheremo mai.

Credete realmente di avere il potere per provocare la rinuncia di Salinas?

Noi crediamo di avere il potere di conquistare il mondo e di cambiarlo e di costruirlo più giusto e più generoso. Però che sia reale, no. Per il cambiamento democratico in Messico, sono necessarie altre forze, la forza dei nostri fucili è molto piccola, la forza della nostra voce è molto piccola, non abbiamo volto, chissà chi è che si cela dietro questo passamontagna. Deve diventare necessariamente un movimento molto più grande. Il paese si è reso conto che deve esserci un cambio drammatico e che alla fine nelnegoziato di San Cristobal si otterrà un successo solo se ci sarà un cambiamento totale in tutto il paese. Però quello che noi abbiamo in abbondanza è speranza, speranza di cambiamento, speranza di vita no.

Che ruolo ha avuto la Chiesa Cattolica nella presa di coscienza degli indigeni e nella gestazione di questa lotta?

Loro hanno sempre detto di no al cammino della violenza, hanno sempre parlato di via legale e pacifica, o cercavano aiuti internazionali per trovare i mezzi per le necessità delle comunità. Però il lavoro della Chiesa resta molto importante. Con la diffusione della parola di Dio, gli indigeni cominciarono a svegliarsi. L'accesso alla cultura passa attraverso la Chiesa.

Che cos'è che ha imparato in particolare dagli indigeni?

Quello che ho dovuto apprendere di più è la loro forma di Governo, il loro "comandare obbedendo". Nelle comunità, a partire dal momento in cui si nomina una persona, questa si converte in un martire e deve obbedire al resto della gente. E se non rispetto l'impegno, lo destituiscono sul momento. Questa forma di comando è quella che segue l'EZLN, cosa che può sembrare assurda perché un Esercito è qualcosa di antidemocratico.


(traduzione del Comitato Chiapas di Torino)

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Indice EZLN1994


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