EZLN: gesto di pace

da La Jornada del 19 ottobre 1998, editoriale

 

L'annuncio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) della sua volontà di riprendere le comunicazioni con la Commissione di Concordia e Pacificazione (COCOPA), divulgato ieri, è un fatto che deve essere inteso come un passo verso la soluzione del prolungato e profondo conflitto che il Chiapas vive da quasi cinque anni. Bisogna anche riconoscere la risposta positiva del governo -espressa dal coordinatore del Ministero degli Interni per il Dialogo, Emilio Rabasa Gamboa - al comunicato zapatista.

Non bisogna però non riconoscere le enormi difficoltà, menzionate nel documento dei ribelli indigeni, che si sono accumulate e che bisognerà eludere per riprendere le negoziazioni orientate a cercare una pace con giustizia e dignità. La prima tra questa sarà, senza dubbio, ricostruire, tra le parti, la fiducia e la credibilità incrinate per il rifiuto del governo federale, all'inizio dell'anno scorso, della proposta di modifica legale in materia di diritti e cultura indigena, elaborata dalla COCOPA sulla base degli accordi di San Andrés.

D'altra parte, sarà necessario superare la decomposizione politica e sociale che da allora si è impadronita dello scenario chiapaneco. Con questo proposito è imprescindibile la dissoluzione dei gruppi paramilitari organizzati ed addestrati sotto la protezione delle autorità locali, la fine dei movimenti minacciosi dell'Esercito Messicano intorno alle comunità zapatiste, la ricerca veritiera di giustizia per i responsabili morali del massacro di Acteal e della violenza repressiva di El Bosque, Chavajeval e Unión Progreso, così come l'elaborazione di un accordo di governabilità tra tutte le forze politiche dello stato, per sanare, in qualche misura, le gravissime deficienze del più recente processo elettorale locale.

In aggiunta, adesso che si annuncia la ripresa di una comunicazione cercata con impegno dalla Cocopa negli ultimi mesi, le fazioni parlamentari del Congresso dell'Unione hanno davanti a sé la responsabilità di concedere un solido appoggio a questa commissione e di anteporre gli obiettivi della ripresa del dialogo e della riuscita della pace in Chiapas a qualunque interesse di partito.

Da parte sua la società civile deve rilanciare la mobilitazione per la costruzione della pace ed appoggiare la realizzazione dell'incontro che terrà dal 20 al 22 novembre a San Cristóbal de Las Casas tra le organizzazioni sociali e i rappresentanti zapatisti.

Infine, adesso, tocca al governo federale lanciare segnali inequivocabili di distensione e di volontà politica per riannodare il dialogo e dimostrare, con i fatti, la sua decantata intenzione di pace.

 


(tradotto dall'Associazione Ya Basta! Per la dignità e contro il neoliberismo - Lombardia)



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