Sembra che l'apparizione pubblica dell'Esercito Popolare Rivoluzionario (EPR) e il suo dispiegamento armato in vari stati del convulso e sempre più impoverito Messico, abbia causato "sorpresa" e "indignazione" fra alcuni partiti borghesi, alcune ONG e naturalmente fra le fila del governo di Ernesto Zedillo. E' logico: Sempre quando la violenza rivoluzionaria appare in scena, come conseguenza della chiusura assoluta delle vie legali per poter fare qualsiasi tipo di rivendicazione, provoca sgomento e risposte irascibili da parte di chi è abituato alle comodità del sistema.
Sorpresa? "Ciò che è sorprendente non è che esiste l'EPR ma che non ci siano più gruppi", ha sostenuto recentemente il noto scrittore messicano Carlos Montemayor, conoscitore come pochi della realtà del suo paese ed autore dell'eccellente libro "Guerra nel paradiso", dove relaziona sull'epopea del predecessore degli attuali partigiani, il mitico Lucio Cabañas. Mentre la Commissione Interamericana per i Diritti Umani (CIDH) informava che "in Guerrero la violazione dei diritti umani è moneta corrente, grazie alla partecipazione diretta di quelli che dovrebbero occuparsi dell'ordine: le forze di polizia."
In Guerrero, il 75% della popolazione contadina è sotto ai limiti della povertà; è uno stato, insieme al Chiapas, con la maggior percentuale di mortalità infantile, e in tutto il suo territorio operano numerosi squadroni parapolizieschi che sequestrano, torturano e assassinano i contadini che osano protestare. Lì, il caciquismo del partito ufficiale (il PRI) fa e disfa nella più totale impunità. Dalle fila della sua Polizia sono partite le pallottole che hanno massacrato il 28 giugno 1996, in Aguas Blancas, 17 lavoratori rurali. In questo ambiente di violenza statale, di disprezzo assoluto per i diritti umani si è sviluppata da anni l'idea di tornare ad innalzare le bandiere per cui hanno combattuto Cabañas e Genaro Vasquez (entrambi assassinati dai militari negli anni '70). In Guerrero eccedono i soprusi, però c'è pure eccesso di dignità. Il grido di "Ya Basta!" lanciato dagli zapatisti nel gennaio del '94 ha avuto orecchie attente nella sierra del Guerrero.
L'EPR non è una pantomima come dice il segretario di Stato Emilio CHuayffet e il "progressista" Cuahthemoc Cardenas (timoroso che la base del suo partito, il PRD, segua il cammino della guerriglia, stanco di sopportare i soprusi delle guardias blancas). L'EPR è il risultato di molti anni di pazienza contadina ed indigena, la conseguenza della violenza statale che ora militarizza sempre di più il paese e incarcera e tortura decine di dirigenti popolari. L'EPR riunisce 14 organizzazioni rivoluzionarie ed è il braccio armato del Partito Democratico Popolare Rivoluzionario (PDPR), fondato all'inizio di agosto nella Sierra Madre Orientale. Nè pantomima, nè sospetti, nè infiltrati, nè terroristi, come piace caratterizzarli alla stampa sensazionalista e ad alcuni socialdemocratici "pacificatori". L'EPR, come gli zapatisti, sono il popolo degno del Messico che si alza in armi perchè sostiene il subcomandante Marcos "è meglio morire per delle pallottole che lasciarsi morire di fame".
Per finire. Per quelli che con la mala fede politica abituale pretendono di impedire l'aperta solidarietà con tutti quelli che lottano in Messico, tentando di confrontare e differenziare gli zapatisti in Messico, tentando di confrontare o differenziare gli zapatisti ("la guerriglia buona") dai "cattivi" dell'EPR, la risposta la dà l'insospettabile rivoluzionario Javier Elorriaga (del Fronte Zapatista di Liberazione Nazionale) quando gli chiedono le sue critiche alla nuova guerriglia: " Adesso tocca a loro. Trattarono molto male pure noi. Il 1° gennaio del '94 ci davano dei provocatori, degliavventurieri, dicevano che volevamo buttare a mare tutto il processo democratico che si era conquistato in tutti questi anni... Di tutto dissero agli zapatisti. Non posson far così. Non possiamo qualificarli (quelli dell'EPR) e nemmeno squalificarli. Dobbiamo dare tempo al tempo. Quello che ci qualificherà sarà il popolo messicano."
N.d.T.: questo articolo è arrivato via Internet grazie
al direttore di Nuevo Amanecer Press - Europa, con un suo comunicato
in cui lamenta la disinformazione dell'autore, che legittima l'EPR
basandosi sull'EZLN e non menziona nessuna delle critiche che
l'EZLN ha fatto all'EPR in alcuni comunicati. Si dice preoccupato
pure perchè alcuni gruppi nello Stato Spagnolo hanno censurato
questi comunicati di critica dell'EZLN e si chiede se questo sia
avvenuto anche in altri paesi.
(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)
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