Solitamente, per lo meno da alcuni mesi, CUARTO PODER (quotidiano
locale di San Cristobal) pubblica reportages e cronache abbastanza
corrispondenti alla realtà chiapaneca. Tuttavia nel numero
del 17 febbbraio 1998 ci sono due articoli che occupano completamente
una pagina ciascuno e che contengono analisi sul tema della presenza
di stranieri in Chiapas e che meritano una...traduzione. Soprattutto
per il tono veramente xenofobo e per la ricerca di giustificazioni
che permettano di mantenere il buio più totale sui gravi
fatti che stanno accadendo in tutto il Pese.
I governi della repubblica stanno giocando col fuoco, permettendo
l'ingerenza straniera in Chiapas, o per dirla con altre parole,
hanno già perso la nozione del concetto di "sovranità
", dato che secondo la notizia apparsa sui principali giornali
del Paese, il sabato 14 di questo mese, ed il giorno seguente,
sono entrati nella citata provincia messicana in qualità
di osservatori di organismi non governativi, più di cento
stranieri provenienti dagli Stati Uniti e dall'Europa, per arrivare
nella cosiddetta zona di conflitto ( Los Altos, la zona Nord del
Chiapas), secondo le informazioni date da ARTURO CAMACHO GONZALES,
delegato dell'Istituto Nazionale di Immigrazione.
Se permettono la presenza di più di 4000 stranieri perniciosi, dato che non si può chiamare in un altro modo coloro i quali mettono in pericolo la stabilità politica, economica e sociale del Messico, molti di essi venuti qui a titolo personale, come facciamo ora a lasciarne entrare più di cento che sono rappresentativi di organizzazioni riconosciute?
La nota informativa dice che tra il 1996 e il 1997 sono entrati
nella zona di conflitto più di 4355 stranieri, probabilmente
vincolati con 276 organizzazioni. Quello che il commentatore dice
è che, anche se in forma dubbiosa, tra queste persone ci
sono avventurieri, fumatori di marijuana, fino ad arrivare agli
pseudo intellettuali, spie ed agenti di forze straniere, interessate
alla conoscenza delle ricchezze che offre il sottosuolo chiapaneco,
ricco di petrolio, uranio, abbondante di foreste e potenziale
idroelettrico.
Con tutto il rispetto, mi permetto di far notare al presidente Zedillo e al Governatore Roberto Albores Guillen, che a differenti livelli tengono nelle loro mani l'applicazione delle leggi che ci dirigono, che né l'ONU ha facoltà di intervenire nelle questioni interne di una nazione, per il semplice motivo che non è previsto il diritto di ingerenza in nessuno strumento dell'ONU stesso, e neppure l'OEA (Organizzazione degli Stati Americani) può farlo. Quindi, a maggior ragione, non hanno questo diritto le organizzazioni governative, cioè a mettere il naso nelle faccende interne del Messico.
Secondo l'investigatrice ORPHA GARRIDO RUIZ il cosiddetto "diritto di ingerenza" è un'invenzione nata al termine della guerra fredda con lo smembrarsi dell'URSS; comincia allora a generalizzarsi nel mondo questo supposto diritto, soprattutto a partire dal 1989 con la Conferenza Per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa che ha riunito i Paesi di questo continente, gli Stati Uniti, il Vaticano e il Canada. Anche nella conferenza del 1991, dove lì partecipò il Messico, i membri partecipanti della stessa, stabilirono, con alterigia, "che i diritti umani e le libertà fondamentali dell'uomo, così come la democrazia pluralista, sono di interesse internazionale e non sono di competenza esclusiva interna degli stati interessati".
Noti il lettore come con una simile dichiarazione i Paesi dell'Europa
Occidentale e Orientale, gli Stati Uniti, il Canada e il Vaticano
si attribuiscono abusivamente il diritto ad intervenire intervenire
in qualsiasi parte del mondo, violando, incluso, il principio
di sovranità nazionale.
A tutto quello detto prima, l'amabile lettore aggiunga l'assenza di giuristi a fianco dei già citati politici, Ernesto Zedillo Ponce de Leon e Roberto Albores Guillen, uomini sicuramente in buona fede e molto ben citati, però indubbiamente carenti di operatori politici e consiglieri di livello superiore, dato che, come tutti sanno, entrambi sono economisti e per questa ragione ignoranti in materia giuridica.
ORPHA GARRIDO RUIZ indica che il regolamento dell'ONU stabilisce nel suo secondo articolo, la proibizione di intervento straniero nelle questioni interne degli stati, ma nonostante questo, i Paesi cosiddetti sviluppati, stabilirono di agire in qualsiasi parte del mondo in cui, a loro giudizio, si stava alterando la pace internazionale sia per mancanza di democrazia che per la violazione dei diritti umani. Al fine di rafforzare il diritto di ingerenza, le grandi potenze riunite nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU nel 1992 sollecitarono l'allora segretario Booutrus Ghali affinché stilasse un rapporto in qui si pianificavano le raccomandazioni per realizzare una effettiva capacità di intervento dell'ONU "in materia del mantenimento della pace", utilizzando personale civile e militare nei Paesi che minacciavano la pace internazionale. Qui mi permetto di sottolineare la provocazione pseudo giuridica, dato che secondo quali criteri si qualificherà la minaccia alla pace internazionale ? Quale sarà il tribunale competente?.
.......
Il passato 15 febbraio abbiamo potuto vedere in televisione una
nota informativa che parlava da sola: in un luogo della zona di
conflitto atterrò un elicottero con a bordo dei giornalisti
e immediatamente fu ricevuto in modo ostile da un gruppo di stranieri.
Queste persone, molto differenti dai messicani e con un accento
che denunciava la loro origine, minacciarono i reporters e li
obbligarono ad andarsene con l'elicottero dicendo loro che se
non se ne fossero andati, avrebbero conosciuto le pallottole zapatiste.
La nota informativa è stata data dalla televisione commerciale
a modo di "flesh" e con la promessa di ampliarla alle
ore 23 dello stesso giorno, però deve essere successo qualcosa
di molto importante poiché non venne trasmesso nessun approfondimento
di questa notizia all'ora prevista.
Così come l'ONU ha già messo in essere il "diritto di ingerenza" in forma pacifica, ma anche in missioni armate in Haiti, Somalia, Bosnia, Albania ed in altri stati, noi messicani stiamo correndo lo stesso rischio imminente, a meno che non rinasca uno spirito giurista e si invitino gli stranieri intromessi in affari interni ad abbandonare immediatamente il territorio nazionale.
Solamente in Bosnia l'ONU ha attualmente un contingente militare composto da 31000 soldati, dei quali 8500 sono americani, 5000 della Gran Bretagna e quasi 3000 tedeschi.
Sappiate che vi abbiamo avvisato per tempo.
La polemica sulla presenza e coinvolgimento di stranieri sul conflitto chiapaneco è cresciuta d'importanza in seguito alle diverse azioni e manifestazioni che sono state fatte in questo senso. Il programma di LOLITA DE LA VEGA ha reso evidente la presenza di stranieri nel "territorio" zapatista de La Realidad, le cui attività non sono precisamente turistiche, anche se, d'altra parte, c'è chi denuncia che si pretende intraprendere una campagna xenofoba per tentare di occultare al mondo quello che succede in Chiapas.
Secondo la Segreteria di Governo, circa 206 stranieri sono stati espulsi negli ultimi due anni, in riferimento a quello che stabilisce la Costituzione e per quello che segnala la legge Generale della Popolazione.
Durante il 1996 e il 1997, l'Istituto Nazionale di Immigrazione
citò 393 stranieri che stazionavano in Chiapas per la loro
presunta partecipazione in attività politiche. Bene: che
cosa sta allora succedendo in Chiapas con gli stranieri? Cosa
dice la legge in proposito?
Bisogna dire che la presenza di stranieri di molte nazionalità non è una novità . Convertiti in souvenir terzomondisti, gli zapatisti si sono proposti come il punto di attrazione della comunità internazionale.
D'altra parte non si deve dimenticare la "lotta intercontinentale contro il neoliberismo" che approdò ad un incontro che riunì più di 42 Paesi dei 5 continenti in Chiapas stesso e che gli zapatisti capeggiarono - mentre nessuno ha ancora risolto i problemi chiapanechi - in una crociata socialista che naturalmente ha avuto la giusta reazione tra le organizzazioni di sinistra di tutto il mondo.
È un fatto, gli stranieri hanno fatto propria la lotta zapatista e, mimetizzati nel travestimento da "osservatori di pace", hanno contribuito alla costruzione del tranello del teatrino antineoliberale, come efficace attrezzo per combattere il capitalismo ed il fenomeno della globalizzazione.
Gruppi come SIPAZ (Servizio Internazionela per la Pace), Amnesty International, Mexico Human Right Network, hanno invaso lo scenario internazionale vendendo l'immagine di un Messico trasgressore dei diritti umani. La stessa esperienza di Zedillo in Francia, insultato da organizzazioni non governative, lo dimostra. Allora, bene: che cosa segnala la Costituzione rispetto agli stranieri: (in grassettto n.d.r.) "... l'esecutivo dell'Unione avrà la facoltà di far abbandonare il territorio nazionale immediatamente e senza necessità di giudizio previo a tutti gli stranieri la cui presenza venga giudicata sconveniente. Gli stranieri non potranno in nessuna maniera immischiarsi nei fatti politici del Paese."
L'articolo 9, da parte sua segnala che "non si potrà
limitare il diritto di associarsi o riunirsi pacificamente con
qualsiasi obiettivo lecito; però (in grassetto n.d.r.)
solamente i cittadini della repubblica potranno farlo per prendere
parte ai fatti politici del Paese...". Risulta quindi chiaro
che sono queste attribuzioni che constano all'arbitrio dell'esecutivo
e il suo obiettivo è quello di allontanare tutta la presenza
straniera che si consideri perniciosa senza necessità
di maggiori spiegazioni.
La internazionalizzazione del conflitto in Chiapas è sfociata in un aperto intervenzionismo straniero, e in questo forse è radicata la sua maggiore forza. Il dato curioso è che non sono precisamente le forze conservatrici (come è successo il secolo passato con i francesi) i promotori di questo intervenzionismo, bensì le forze politiche di sinistra. In questo mondo via via più unito dalla comunicazione, gli zapatisti utilizzano lo stesso strumento che combattono ideologicamente: la globalizzazione, in questo caso delle sue proprie idee.
La cosa sicura è che il governo ha la facoltà per
intervenire anche se queste espulsioni vengano viste come sinonimo
perturbatore del processo di pace. Le dichiarazioni di Burgoa
contro gli zapatisti sono l'indicatore dell'impazienza di coloro
i quali vedono nella dissoluzione dell'ordine giuridico un tunnel
senza uscita per la crisi chiapaneca. Di fronte all'urgenza della
restaurazione di un processo di pace, gli zapatisti diventano
muti e si danno il lusso di non rispondere di fronte alla preoccupazione
di milioni di messicani che vogliono vedere nel dialogo la migliore
risoluzione del conflitto. Tuttavia ci sono persone che si illudono
che la guerra terminerà nel momento in cui verrà
incorporato nella costituzione del testo degli "Accordi
di San Andres". Ciò che è sicuro è che
nella logica zapatismo internazionalizzato, che pretende sostituirsi
al marxismo oggi fallito, lo schema di contrattazione è
propizio per mantenere il conflitto il tempo sufficiente per sovvertire
il potere in Messico. Le "due sinistre" competono per
la via elettorale e per la via armata in modo parallelo e quasi
strategico. Oggi si oppongono gli ultimi vagiti di intolleranza
e autoritarismo ancora regnanti con la stessa intolleranza con
la quale si è comportato il deputato della COCOPA Gilberto
Lopez y Rivas a squalificare e ritirarsi dal programma di Lolita
de La Vega.
È chiaro che vogliamo un Messico più giusto e più democratico con migliori opportunità per tutti, con una economia solida che, naturalmente non si può sottrarre al fenomeno della globalizzazione. È chiaro che non vogliamo che la ricchezza del nostro Paese si trasferisca in mani a scapito della maggioranza dei messicani. Però non vogliamo neppure ritornare ad un passato populista con i suoi saldi debitori e con una burocrazia corrotta ispirata da un paternalismo che già è fallito. L'unica via di uscita che abbiamo noi messicani è la democrazia. Le visioni radicalmente opposte che oggi si stanno combattendo in questa guerra ideologica di bassa intensità non sono di buon augurio per il nostro Paese e non ci porteranno a niente di buono. Gli attori del conflitto di entrambe le parti - governo e EZLN - vogliono far rovinare la transizione politica messicana abusando dell'anelito di paced ella stessa gente del Messico. Dal "Sentimento della Nazione "di Morelos, noi messicani abbiamo continuato a costruire arduamente il nostro presente.
Non abbiamo bisogno di consigli ne formule estranee che hanno nostalgia dell'opportunità di intervenire in Messico e rivivere a suo modo la "guerra de los pasteles".
Siamo in grado di foggiare un migliore destino senza necessità
di convertiti stranieri, né di oriundi o furibondi sinistro-transnazionalisti
nemici della transizione democratica. Oggi c'è chi vede
nella utopica epopea zapatista lo scenario perfetto, cercano di
fare del Paese un Titanic che - con i cittadini del mondo - si
affonda esemplarmente assieme con i sogni irredenti di stranieri
auttimolatisi e trafughi dal capitalismo. E questo non può
essere così.
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Cuando contesten a visitor@sancristobal.podernet.com.mx
favor de poner el nombre a la persona a quien va dirigida en la linea de "subject". Gracias.
CyberC@fe, San Cristobal de Las Casas, Chiapas, Mexico.
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