Masiosare, Domenica 18 ottobre 1998

BIG PULP VS. ZAPATISTAS

Sogni di cellulosa nel sudest messicano

John Ross(*)

Le proiezioni dei coltivatori multinazionali per il sudest messicano sono faraoniche. La International Paper ha coltivato 30 mila ettari. La Temple Inland Corporation opera in un'area di 240 mila ettari in Tabasco. La Smurfit Newsprint possiede mille 400 ettari in Campeche. La famiglia Smurfit fa parte delle Tigri Celtiche. Uno dei loro investitori è un confidente di Carlos Salinas a Dublino. Kimberly-Clark vuole convertire vaste zone di boschi naturali, a Durango e Chihuahua, in carta igienica.

Poco dopo il massacro di 46 indios totziles ad Acteal, Roberto Albores Guillen, il governatore sostituto del Chiapas, si è riunito con i tre vescovi cattolici del luogo per pregare per la pace e la riconciliazione.

Con loro vi era il cardinale di Monterrey, Adolfo Suàrez Rivera, un veterano membro dell'oligarchia presente in Chiapas nell'ultimo mezzo secolo. Il cardinale era accompagnato dal suo caro amico Alfonso Romo, il cui impero corporativo, Pulsar, include borse valori, fabbriche di sigari, di legname e di carta.

L'impresario ha partecipato all'incontro per favorire la pace e la riconciliazione attraverso investimenti e impieghi.

In una regione di indios maya indegnamente poveri, in associazione con potenti produttori di "polpa" e di carta (come la Simpson e la Louisiana Pacific, qualificate come "compagnie per lo sviluppo"), la Pulsar ha proposto di creare piantagioni di giunchi (grandi eucalipti) in larga scala, con il fine di creare impiego per 10 mila indigeni scontenti.

Ha progettato inoltre un'enorme piantagione per la produzione di cellulosa in Tabasco, dove per ora possiede 8 mila ettari con coltivazioni di specie sperimentali in Balancòn, nei pressi della frontiera con Campeche.

Attualmente la Pulsar possiede differenti zone di prova in Chiapas, inclusi 600 ettari nella valle di Tujila, casualmente nei dintorni di Ocosingo, una zona dove il ribelle Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale esercita una considerevole influenza. Apparentemente il piano vuole fornire agli insorgenti degli impieghi produttivi, perché si dedichino a piantare alberi di eucalipto nella Selva Lacandona.

"Noi non abbiamo un'agenda politica", afferma Josè Antonio Rìos Bosch, dell'ufficio della Pulsar di Villahermosa, Tabasco. "Naturalmente noi vorremmo una soluzione pacifica del conflitto, però il nostro interesse è quello di offrire occupazione ed un'agricoltura sostenibile in una regione difficile".

Il piano della Pulsar per "promuovere" la pace in Chiapas gode dell'appoggio della Banca Mondiale. Romo ha viaggiato in questo stato del sudest poco prima dello scoppio della ribellione zapatista con James Wolfensohn, presidente della Banca Mondiale, il quale ha in seguito espresso il suo totale appoggio al progetto delle piantagioni, visto come un cammino attuabile per calmare le acque turbolente.

La Banca Mondiale ha destinato più di cinque milioni di dollari per le sementi da utilizzare nelle piantagioni di carta commerciale nel sudest del Messico. Negli anni sessanta, aveva contribuito alla distruzione di boschi e all'innalzamento della tensione sociale nella stessa regione, concedendo grandi prestiti ai contadini e agli allevatori di bestiame in Chiapas, Tabasco e Veracruz.

Dal 1994, quando è entrato in vigore il TLC, una serie di "madereros" e "pulperos" giganti si sono associati con corporazioni nazionali per poter commerciare in questa regione. Alcuni hanno azzeccato nei loro investimenti; altri hanno fallito. La Louisiana Pacific ha terminato le sue polverizzate operazioni a Ensenada (dove stavano caricando tronchi dal Nord della California, dove il legno attualmente scarseggia) e la Buise Cascade sta perdendo anche la camicia in una zona - la Costa Grande del Guerrero - dove vi è presenza guerrigliera. La International Paper è stata cacciata da alcuni ejidi nella Sierra Tarahuamara - dove l'80% dei boschi rimasti sono concentrati in 8 mila 400 ejidi, di cui il 27% è in mano alle comunità indigene sempre più riluttanti a stabilire accordi per lo sfruttamento dei loro alberi.

A causa della resistenza contadina, nei territori dei conflitti endemici e con una spaventosa mancanza di infrastrutture per usufruire delle risorse naturali, i grandi gruppi del legname e i produttori di "polpa" statunitensi, come la International Paper, hanno deciso di coltivare i loro boschi e (di collocare) le loro aziende nel sudest messicano, in una estesa regione abitata da contadini impoveriti, molti dei quali discendono dai Maya e appoggiano l'EZLN.

 

Big Pulp Players

Le multinazionali che operano nel sudest del Messico sono:

(Inoltre queste due multinazionali progettano azioni simili nell'Istmo di Tehuantepec, con nuove piantagioni di alberi integrate nel "Megaprogetto Transismico" del presidente Ernesto Zedillo, che vorrebbe far diventare il Messico un'apertura per la costa del Pacifico, per i compratori delle multinazionali e diventare così una rotta alternativa al sempre più bloccato Canale di Panama).

 

Proiezioni faraoniche

Prima dell'invasione europea, iniziata nel 1519, il sudest del Messico era coperto da un denso strato boscoso, che andava dalla penisola dello Yucatan fino alla Selva Lacandona ed al Guatemala.

Oggi questo bosco è diventato solo un pezzo da museo, in piccoli recessi come i Monti Azzurri, una riserva di biosfera protetta dall'ONU, nei pressi dell'accampamento del comando zapatista.

Il Messico ha perso circa otto milioni di ettari di boschi all'anno a causa dei taglialegna, degli incendiari, dell'allevamento del bestiame e dell'agricoltura "taglia e brucia". Le nuove leggi forestali del paese hanno aggiunto incentivi per distruggere i boschi restanti. Una volta che un'area è disboscata, viene riqualificata come zona forestale degradata e riceve sussidi per piantagioni di alberi.

Le proiezioni dei coltivatori multinazionali per il sudest messicano sono faraoniche. Migliaia di ettari di terre forestali degradate sono disponibili per la produzione di cellulosa, anche se l'Associazione dei Piantatori di boschi dice che, per il tempo trascorso, seminerebbero solo un decimo di questa superficie con eucalipto e altre specie di rapida crescita.

La Pulsar, con stretti vincoli governativi (Pedro Aspe, ex segretario alle finanze, a capo della Borsa Valori), ha coltivato circa un milione di ettari in Tabasco e Veracruz per produrre cellulosa per i prossimi 25 anni.

La corporazione Comercial Forest Production Plan, stabilitasi nel novembre del 1994, presumeva un investimento di 400 milioni di dollari per esportare sei milioni di metri cubi di cellulosa annualmente. Il piano comprende il trasporto su ferrovia da Dos Bocas, in Tabasco, dove presumibilmente la "polpa" di eucalipto verrebbe imbarcata per i compratori del nord. La Simpson e la LP sono nella lista dei potenziali fornitori.

Il piano della Pulsar comprende anche una strategia ambientale "antiguerriglia": per anticipare le obiezioni degli ecologisti, Romo e i suoi associati hanno programmato un'offensiva pubblicitaria per convincere l'opinione pubblica che la produzione commerciale di alberi preserverebbe i boschi nativi.

Gli ambientalisti hanno rifiutato la monocoltura di eucalipto, perché questi alberi assorbono enormi quantità di acqua e di oli naturali ed i pesticidi usati dalle coltivazioni commerciali contaminano le falde sotterranee di acqua.

"Abbiamo osservato da vicino l'impatto ambientale dei nostri progetti. In queste zone vi è sufficiente acqua in profondità. Se no non le avremmo selezionate" afferma Rìos.

***

Il progetto per convertire il Messico maya in una vasta piantagione di eucalipto è una conseguenza diretta della riforma all'articolo 27 della Costituzione e una sequela del TLC. Questa riforma ha permesso che le comunità contadine e gli ejidi vendessero o affittassero le loro terre ad agroindustrie multinazionali.

La riforma è stata preparata da Carlos Hank Gonzàles, un magnate che è apparso nella lista dei supermiliardari di Forbes, è nella dirigenza del PRI ed è uno dei politici più potenti del paese.

L'articolo 27 è stato attualizzato dall'allora sottosegretario Luis Tèllez, il quale in seguito è stato a capo dell'Ufficio della Presidenza e ora è segretario per l'Energia. Tèllez ha pure promosso due leggi secondarie: nel 1992, una proposta di legge forestale che legittimava le piantagioni commerciali e una riforma del 1997 che ha letteralmente concesso ai coltivatori di realizzare i loro desideri. I nuovi regolamenti hanno fatto partire nel giugno 1995 una serie di proposte di Edward Kobacker, vicepresidente della divisione forestale della International Paper. La lettera è stata resa nota da Jaime Avilès, di La Jornada.

La "legge Kobacker", come la chiamò Avilès, autorizzava i grandi "pulperos" ad acquistare appezzamenti di illimitate dimensioni, nonostante la legge stabilisse il contrario.

"Questo è un mercato competitivo. Non ci devono essere limiti sulla quantità di terra che possiamo possedere", ha dichiarato Jesùs Rivas, coordinatore generale della Pulsar.

Anche Kobacker e i suoi soci hanno ottenuto sussidi con la nuova legislazione forestale. Il governo messicano riavrà il 65% degli investimenti durante i primi sette anni del ciclo di sviluppo. I sussidi per i coltivatori di piantagioni commerciali hanno superato quelli destinati alle imprese per i boschi naturali. Nel 1997, la percentuale era di nove a uno. La maggioranza dei candidati per ricevere i sussidi per l'utilizzazione dei boschi naturali sono gli ejidi e le comunità indigene, dove i coltivatori di alberi sono generalmente associati, secondo la Rete Messicana delle Organizzazioni Agricole e Forestali.

Per finire, la International Paper e le sue controparti, hanno ottenuto protezione governativa contro l'insurrezione e una promessa di soluzione dell'incerta situazione del Chiapas, dove Kobacker ha promesso di dedicare 400 mila ettari alla produzione di cellulosa. L'accerchiamento militare all'EZLN e alle sue basi d'appoggio è stata una dimostrazione palpabile dell'impegno preso dal governo del presidente Ernesto Zedillo per la sicurezza delle multinazionali.

Curiosamente, Victor Sosa, il nuovo direttore forestale della Semarnap, è uno dei consiglieri della International Paper.

 

L'alternativa zapatista

Gli zapatisti hanno avvertito che il governo messicano dovrebbe cercare una "soluzione definitiva" ai loro problemi agrari. Secondo il subcomandante Marcos, la riforma all'articolo 27 ha inasprito la povertà in Chiapas, portando la popolazione indigena agli stremi e costringendo i ribelli a dichiarare guerra al governo.

Dopo due settimane di scontri e quattro anni di guerra a bassa intensità, l'EZLN rimane risolutamente ribelle così com'era all'inizio.

Nel processo per trasformare gli Accordi di San Andrès in emendamenti costituzionali, il presidente Zedillo parla, in modo ripetitivo, della "balcanizzazione" del Messico, che sarebbe il risultato, secondo lui, di un simile cambiamento. I suoi critici dicono che una simile retorica sarebbe solo una "cortina di fumo" per nascondere le reali intenzioni del Presidente neoliberista: affittare il sudest del Messico all'International Paper e ai suoi associati statunitensi, per le loro piantagioni di eucalipto.

Nel marzo del '98, Zedillo ha alla fine inviato al Congresso una versione seriamente tagliata degli Accordi di San Andrès.

L'iniziativa non presenta limiti territoriali e dà via libera ai proprietari terrieri per l'affitto del sudest messicano all'International Paper ed ai suoi associati.

 

Che cosa mangiamo?

Con i crediti governativi sospesi e insidiati dai coyote (mediatori), che comprano i raccolti pagandoli a prezzi minimi, gli ejidi e le comunità del sudest sono talmente emarginati dalle banche commerciali, da rischiare di perdere per sempre le loro attrezzature e le loro terre. La Pulsar e la Panfosur hanno sospeso i loro contratti di affitto per sette anni e così anche i pagamenti in contanti. I coltivatori di alberi offrono sempre di dividere gli utili, appena ci sarà il raccolto. Le terre affittate fruttano 70 dollari per ettaro all'anno se il raccolto è stato preparato dai coltivatori e 40 dollari in caso contrario. Il contratto d'affitto permette all'ejido di avere denaro in contanti per pagare i prestiti bancari.

Nel frattempo, i proprietari della terra che semineranno alberi nelle piantagioni (con un valore giornaliero di mille dollari) e distruggeranno il suolo spargendo pesticidi lo faranno per 25 pesos giornalieri, che è il salario minimo.

Secondo la ricercatrice Esperanza Tunòn, del Centro di Investigazione Ambientale con sede in Tabasco, donne incinte dono destinate a lavori a rischio.

Il Messico ha un deficit di produzione della carta pesante nelle sue importazioni, che supera i 500 milioni di dollari alla fine della produzione annuale. Quasi l'85% di queste sono annuali. Però il deficit alimentare della nazione è più grave. Approssimativamente il 40% della popolazione soffre di denutrizione, secondo l'Istituto Nazionale della Nutrizione. Dai 21 ai 23 milioni di messicani vivono oggi entro i parametri di povertà estrema, secondo l'ONU.

Affittare terre destinate per la coltivazione di cibo per trasformarle in piantagioni di eucalipto per il mercato internazionale della "polpa" e della carta è una cattiva politica, argomenta Luisa Parè, una ricercatrice di economia agraria che fa parte del Consiglio Nazionale Civile per la Silvicultura Sostenibile.

Non solo spoglia i più poveri fra i poveri - in gran maggioranza popolazioni indigene nelle campagne - del loro sostento, ma in più incrementa la loro dipendenza dai grandi produttori di cereali come Cargill e Archer Danials Midland. I produttori di mais del Messico sono stati abbattuti mercantilmente e le loro importazioni sono cresciute dall'inizio del TLC.

Senza dubbio, dice Parè, l'affitto delle terre produttive dai coltivatori è un cattivo affare. Cinquecento chili di mais per ettaro fruttano 131 dollari ogni anno. Un contadino che coltiva il suo ettaro con frutti tropicali, come il mamey, può guadagnarne 500, però la disperazione e le restrizioni del mercato non danno ai contadini messicani molta scelta tra fare un investimento a lunga scadenza in un raccolto per alimentarsi o accettare il denaro dai grandi coltivatori.

Le piantagioni di eucalipto sono un po' più in là della Laguna de Rosario, nei pressi di Huimanguillo, Tabasco, dove Planfosur e Temple Inland recentemente hanno affittato 30 mila ettari agli ejidi confinanti e potranno avere raccolti fino all'anno 2001.

Le terre sono pianure piatte qui e l'aria tropicale è mescolata al penetrante odore della produzione petrolifera. il maggiore complesso petrolchimico si scorge all'orizzonte, 30 miglia a nordest, in direzione della costa.

Ogni cosa in Tabasco, che ha i giacimenti più grandi del paese, odora di petrolio. La pioggia acida e le infiltrazioni degli oleodotti hanno danneggiato decine di ettari e hanno costretto molti ejidi a vendere (per necessità) in contanti le loro degradate terre ai grandi coltivatori.

Nonostante la promessa di grandi guadagni della Temple Inland, gli ejidatari non sono tanto entusiasti. "I compagni di Nuovo Progresso dicono che hanno già perso tutto. Non hanno più avuto neppure una pannocchia di mais", racconta Mario Valencia, commissario dell'ejido Puente de Rosario, 360 ettari di coltivazioni circondati da campi da calcio e alberi di eucalipto.

"E' una piccola fattoria. Noi seminiamo yucca, limoni, arance, ananas. Siamo solo 14 famiglie, però lavoriamo duro", dice Mariano, orgoglioso.

"La Planfosur è venuta qui e ha cercato di convincerci ad affittare la terra per gli eucalipto, ma da sette anni noi non l'abbiamo ceduta. Loro volevano prendere l'acqua e seccare la terra così che non crescesse nessun'altra cosa. 'Cosa pensa che mangeremo? Carta?', ho chiesto all'uomo".

 

(*) John Ross è uno scrittore free-lance. Attualmente abita a Città del Messico. Il suo libro più recente è "L'annessione del Messico. Dagli aztechi al FMI" edito dalla Common Courage Press.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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