Buona notte e saluti a tutti, fratelli e sorelle, compagni presenti. Oggi vogliamo dirvi che chiediamo la vostra comprensione per essere usciti tardi. Ieri notte siamo usciti pure molto tardi, per tutto quello che è successo con la commissione governativa ed oggi a causa dei computer che non volevano aiutarci a tirar fuori il documento. Oltre a tutto ciò fratelli, vogliamo con tutto il cuore ringraziarvi per tutto ciò che voi state facendo in questi giorni, perché giorno e notte continuate ad assicurare il cordone di pace, di sicurezza, uomini e donne, come sempre, disposti a collaborare in questo processo. Siete fermi, dimostrate l'entusiasmo di voler andare avanti. Così ringraziamo tutti i presenti, i fratelli e le sorelle che partecipano ai cordoni di sicurezza, i componenti della Croce Rossa Messicana, tutti i fratelli e le sorelle che ci aiutano lungo tutti i dialoghi... e pure i mezzi di comunicazione presenti, che hanno avuto la pazienza di aspettarci fino a quest'ora di notte. Ringraziamo pure per la sua collaborazione il Comitato Internazionale della Croce Rossa, che pure ha dato il suo contributo. A tutti vada il nostro saluto.
Dopo di questo, vogliamo dirvi che oggi è terminata questa plenaria per stabilire le basi del dialogo programmato per il 6 agosto di quest'anno.
Vogliamo dirvi che nonostante tutto, come già sapete,
c'è stato uno scambio di documenti, per questo vogliamo
presentarvi un comunicato di questa delegazione dell'Esercito
Zapatista di Liberazione Nazionale e cedo la parola al compagno
comandante Tacho perché dia lettura di questo comunicato.
Comandante Tacho:
Buona notte, compagni e compagne.
Leggerò il seguente comunicato dell'Esercito Zapatista
di Liberazione Nazionale.
COMUNICATO DEL COMITATO CLANDESTINO RIVOLUZIONARIO INDIGENO
COMANDO GENERALE DELL'EZLN
Al popolo del Messico
Ai popoli ed ai governi del mondo
Alla stampa nazionale ed internazionale
Fratelli:
Questa delegazione dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
vuol fare conoscere alcuni elementi centrali della nostra proposta
di Democrazia e Giustizia che abbiamo consegnato, in un documento
di 37 pagine, oggi al Tavolo di San Andres.
Oggi in Messico non esiste giustizia né democrazia. Un
presidenzialismo autoritario, la subordinazione dei poteri legislativi
e giudiziari al comando presidenziale, l'esistenza di un partito
di Stato, il controllo degli organismi e dei procedimenti elettorali,
il funzionamento corporativo delle organizzazioni sociali, l'assenza
del federalismo e dell'autonomia municipale sono elementi di un
regime che ha tolto ai messicani il diritto di decidere degli
affari pubblici e di governarsi da se stesso.
La sovranità è la decisione del popolo messicano
di riconoscersi come fonte di potere. Di fronte a un governo
convertito in un mero esecutore di politiche stabilite all'estero
e contrarie agli interessi nazionali, il recupero della sovranità
passa attraverso la democrazia, cioè significa dare
in mano ai messicani la capacità di decidere sui principali
affari economici e politici che riguardano la Nazione.
Lottiamo oggi per la democrazia cioè per il potere del
popolo. La democrazia che vogliamo costruire non è un
regime dove il popolo abbia il potere solo per poi lasciarlo in
mano ad altri che lo governino. In questa prospettiva la democrazia
è molto più che procedimenti elettorali trasparenti:
ha a che vedere con una partecipazione cittadina e popolare che
si estende in tutti gli ambiti della vita sociale, produttiva,
politica e culturale del nostro paese; ha a che vedere con una
forma di vita con cui quotidianamente noi messicani decidiamo
il nostro presente ed il futuro.
Il sistema dei partiti e delle rappresentanze corporative esistenti
nel paese difficilmente esprimono la volontà di ampi strati
di cittadini e delle organizzazioni sociali. Il Messico non ci
sta più in questo sistema, al punto che la sua persistenza
è uno dei principali fattori d'instabilità politica.
La democrazia dal basso è tanto un'esigenza quanto una
necessità per ricostruire il nostro paese. Questa democrazia
esige una nuova relazione tra governanti e governati, in
cui quelli che si assumono il ruolo di rappresentare i cittadini
devono comandare obbedendo. Questa idea di democrazia
implica il riconoscimento del diritto alla libera associazione
dei cittadini per la difesa dei propri interessi e il diritto
ad intervenire per tutto ciò che riguarda la vita pubblica.
Ciò stesso presuppone affrontare il vecchio e nocivo
corporativismo, eliminando l'affiliazione collettiva e forzata
degli individui a determinati raggruppamenti sindacali o di partito.
Senza negare o diminuire l'importanza che i partiti hanno nella
vita nazionale, una visione nuova della democrazia contempla
l'apertura di spazi cittadini non politici nella lotta politica.
La nostra proposta parte quindi proponendo la necessità
che a livello costituzionale si riconosca non solo la democrazia
rappresentativa, ma pure la democrazia diretta e la democrazia
sociale e partecipativa. Devono stabilirsi le basi per l'esercizio
di forme di autogoverno, come quelle che derivano dagli accordi
di autonomia e libera determinazione a cui si è
giunti nel Tavolo su Diritto e Cultura Indigeni, gli stessi devono
essere ratificati ed arricchiti in questo stesso Tavolo.
La nostra proposta presenta la necessità che la società
civile abbia piena libertà di associazione, affiliazione
e di diverso tipo di azioni, in comitati, reti di cooperazione,
centri e spazi di ricreazione, forum politici e culturali.
I Comitati Civili potrebbero essere la base o le cellule
di questa nuova maniera di organizzarsi in Associazioni Politiche
locali, regionali e nazionali che non abbiano necessariamente
l'obiettivo della partecipazione elettorale. Queste organizzazioni
di nuovo tipo dovrebbero unirsi con altre associazioni o organizzazioni
non governative, o con partiti politici, per intraprendere campagne
civiche, educative, culturali, o d'altre indole. Potrebbero promuovere
convegni con istituzioni accademiche, non governative, o d'altro
tipo, che possano canalizzare risorse per lo sviluppo, o portare
avanti qualsiasi altra attività che non abbia fini di lucro.
Nel quadro della democrazia diretta, bisogna arrivare all'approvazione
costituzionale delle figure del referendum, del plebiscito,
dell'iniziativa popolare, dell'azione popolare,
sia nell'ambito federale che statale e municipale. E' necessario
che si legiferi su questo affinché i cittadini, i popoli
e le comunità possano partecipare liberamente ed attivamente
alla programmazione dello sviluppo, così come al controllo
ed alla vigilanza nell'utilizzo del denaro pubblico e degli investimenti
sociali e produttivi. Per questo proponiamo la formazione di
organismi cittadini di vigilanza e di controllo sociale, che
siano autonomi rispetto ai poteri ed agli organismi formali
del governo e delle rappresentanze politiche; proponiamo che i
preventivi dei poteri Esecutivi, sia federali che statali, possano
essere vigilati dalla cittadinanza, con differenti modalità;
e proponiamo, di conseguenza, che esista un procedimento per rendere
conto, un meccanismo cioè che possa obbligare un qualsiasi
funzionario ad informare sui suoi atti pubblici. Se un funzionario
o un rappresentante politico non adempie ai suoi doveri, dovrà
essere destituito dalla cittadinanza. per questo proponiamo pure
l'approvazione della figura della revoca del mandato,
applicabile sia a livello federale che locale.
Aggiungiamo alle nostre rivendicazioni e proposte, alcune delle
più sentite da molto tempo da ampi settori sociali della
città e delle campagne. Fra le altre, il rispetto
pieno per la libertà d'associazione sindacale, sopprimendo
il registro obbligatorio dei sindacati, affinché non
si sia condizionati da parte delle istituzioni governative e dello
Stato. Condividiamo la necessità che i lavoratori emigranti
abbiano condizioni favorevoli d'organizzazione lavorativa e possano
beneficiare del sistema nazionale d'educazione e di salute.
Pure l'istituzione municipale deve essere trasformata a fondo.
Il municipio deve essere concepito come la base reale del
nostro edificio statale. Per questo è necessario legiferare
ampliando le sue attribuzioni, competenze e risorse finanziarie,
estendendo l'ambito della partecipazione democratica agli abitanti.
La legge deve permettere che due o più municipi possano
aggregarsi per partecipare coordinatamente a piani regionali di
sviluppo, senza necessità che i poteri esecutivi e legislativi
statali diano la sanzione; questo deve essere possibile pure
per due municipi vicini che facciano parte di differenti stati.
Su questa stessa base, il municipio deve avere la capacità
di negoziare prestiti, e lo stesso deve essere possibile per municipi
collegati.
Il municipio deve trasformare la sua struttura organizzativa
e di rappresentanza politica. Deve essere sviluppata la figura
della giunta aperta, e la costituzione di delegazioni che permettano
l'elezione di rappresentanti delle comunità, dei quartieri,
dei borghi. Gli agenti municipali devono essere nominati direttamente
dagli abitanti, attraverso il voto segreto e diretto, o attraverso
i meccanismi democratici già stabiliti dai municipi indigeni.
Deve pure trasformarsi l'attuale sistema fiscale, in nessun caso
la partecipazione dovrà essere inferiore al 20% per i municipi
e al 20% per le entità federali.
Il Potere Giudiziario deve essere realmente indipendente. Questo
implica avere autonomia nell'amministrazione e nell'utilizzo delle
risorse finanziarie, però pure e soprattutto deve essere
indipendente dal potere esecutivo. Deve pure garantirsi la piena
autonomia delle Commissioni per i Diritti Umani.
Le Camere dei Deputati e dei Senatori devono costituirsi attraverso
un sistema di diretta rappresentatività proporzionale,
per evitare la preponderanza di partiti artificialmente sovrarappresentati.
Si dovrà stabilire un registro elettorale affidabile e
l'Istituto Federale Elettorale dovrà istituirsi come organismo
autonomo pienamente cittadino. I popoli indigeni non possono rimanere
fuori da questo sistema di rappresentanza. Si dovrà assicurare
la partecipazione di rappresentanti indios nell'Istituto Federale
Elettorale, in maniera che la loro sia una reale partecipazione
alle Camere federali e statali. Per questo è indispensabile
arrivare ad una nuova ridistribuzione nazionale, che risistemi
le delimitazioni territoriali per favorire la rappresentatività
politica di questi popoli.
Sempre sul piano della riforma elettorale si deve garantire la
piena autonomia e la cittadinizzazione degli organi elettorali
e sopprimere la prerogativa statale di registrare i partiti politici.
Bisogna concedere il voto ai messicani che risiedono all'estero.
Alla flessibilità dei requisiti per la formazione di coalizioni
e per la presentazione di candidature comuni, deve aggiungersi
la creazione della figura dei candidati indipendenti; dev'essere
pure garantito e delimitato il delitto elettorale, e ridurre al
minimo possibile le costose e inutili spese durante le campagne
elettorali.
La corruzione ed il favoritismo devono essere cancellati da tutto
il procedimento elettorale. Per questo, si devono proibire i
finanziamenti anonimi ai partiti e deve essere limitato considerevolmente
il finanziamento privato. All'inizio della loro campagna elettorale,
i candidati devono essere obbligati a presentare pubblicamente
una relazione sulle loro risorse patrimoniali. Deve esserci equità
nell'uso dei mezzi di comunicazione fra i partiti e le associazioni
politiche. Il Distretto Federale deve trasformarsi in uno stato
in più del paese, trasformando le sue delegazioni in municipi
e la sua Assemblea dei Rappresentanti in un Congresso locale con
pieni diritti legislativi.
Questi sono, fra gli altri, alcuni elementi principali della
nostra proposta democratica. Si deve cambiare il Messico, dalle
radici: con il ritmo e la ragione del suo popolo, del nostro popolo,
affrontando le irrazionali ed autoritarie idee e decisioni di
un piccolo gruppo di persone che oggi, per disgrazia, sgovernano
il nostro paese. La forza e la saggezza popolari si esprimono
e si esprimeranno per l'alternativa e per il cambiamento e, adesso
lo sappiamo, seguiranno il loro cammino fino al trionfo: mai più
senza di noi; mai più senza democrazia e senza giustizia!
San Andres Sacamchen de Los Pobres, 17 luglio 1996
Il compagno comandante Guillermo darà lettura ad un
altro comunicato stampa di questa delegazione.
Comandante Guillermo:
Buona notte a tutti compagni e compagne presenti. Voglio dare
lettura a questo comunicato che dice ciò che segue:
Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
COMUNICATO DEL COMITATO CLANDESTINO RIVOLUZIONARIO INDIGENO
COMANDO GENERALE DELL'ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
Al popolo del Messico
Ai popoli ed ai governi del mondo
Alla stampa nazionale ed internazionale
Fratelli:
Oggi abbiamo ricevuto un documento in due parti della delegazione
governativa. Alla delegazione governativa bastano otto pagine
per rispondere al nostro sforzo e agli sforzi di centinaia di
fratelli, che con noi si sono riuniti per elaborare relazioni
e proposte e discutere in modo serio e responsabile sulle cause
che hanno dato origine alla sollevazione zapatista e che condannano
tutti i messicani a vivere senza democrazia e senza giustizia.
I documenti di lavoro presentati dalla delegazione governativa
hanno la pretesa di ubicare i temi della discussione nel contesto
di Democrazia e Giustizia per il paese e per il Chiapas. Il loro
sviluppo dei temi omette una parte rilevante dell'agenda concordata
il giorno 11 marzo '96 per quel tavolo, in cui si trova: la questione
dei rapporti fra sovranità e democrazia, il modello socioeconomico
e i suoi nessi con la democrazia e la giustizia sociale.
In senso stretto, i documenti evadono i problemi di fondo: in
Messico non c'è democrazia e non c'è giustizia.
La delegazione governativa non ha una posizione per confrontarsi
con questi problemi. I suoi temi centrali sono troppo generali,
appena enunciativi ed i contenuti sono poveri.
Sul tema della democrazia, la delegazione governativa evade problemi
sostanziali come quello della necessità di un cambio di
regime e della separazione fra il partito ufficiale e lo Stato.
Elude pure la definizione di un nuovo patto sociale e la necessità
di smantellare il corporativismo autoritario. Non tratta i temi
della sovranità e della costruzione della cittadinanza.
Altri temi, come il presidenzialismo, il federalismo, la riforma
elettorale e la giustizia sono trattati in maniera superficiale.
Il documento del governo imposta il problema di mantenere l'equilibrio
fra i poteri sulla base della delimitazione delle funzioni del
potere Esecutivo, quando il problema è molto più
complesso. Non dice nulla sulla proibizione espressa al fatto
che l'Esecutivo continui a detenere funzioni metalegali o di fatto;
non si segnala la necessità di proibire che sia simultaneamente
capo dello Stato il capo del partito ufficiale, né sullo
stabilire dei controlli reali sulla conduzione, praticamente discrezionale,
delle risorse economiche. Non si menziona l'assegnazione di nuove
facoltà agli altri poteri, soprattutto al legislativo,
né si propone l'eliminazione della clausola della governabilità,
che permette la sovrarappresentatività di una forza politica.
Il documento del governo elude il problema di una riforma municipale
e la definizione di meccanismi che permettano di ampliare le attribuzioni,
le competenze e le risorse finanziarie locali. Allo stesso modo
nulla dice sulle competenze dei municipi nell'ambito dello sviluppo;
né sulle possibilità di associazioni fra vari municipi,
o della partecipazione degli abitanti ai compiti di governo, d'amministrazione
e di controllo.
Per ciò che si riferisce alle questioni elettorali, rimane
molto più indietro di ciò che il governo ha sostenuto
nei negoziati con i partiti politici. Evade elementi sostanziali
per la riforma elettorale come: la necessità di equità
e la trasparenza, l'indipendenza dell'IFE (Istituto Federale Elettorale),
la fine del monopolio della partecipazione elettorale dei partiti
politici, la flessibilità delle coalizioni elettorali,
il riconoscimento della candidatura cittadina e l'eliminazione
della prerogativa governativa di decidere sulla registrazione
dei partiti. Rimane pure più indietro di ciò che
si era accordato nel Tavolo 1 del Dialogo di San Andres, in ciò
che si riferisce alla revoca del mandato e alle candidature cittadine.
Rispetto alle organizzazioni sociali e cittadine, il documento
del governo presenta gravi omissioni e insufficienze. Passa sopra
a tutta la complessità organizzativa del tessuto sociale
e delle sue rappresentanze, e i temi abbordati si restringono
a quelli del fondamento teorico e dello statuto giuridico.
Si confonde democrazia partecipativa (che si riferisce alla partecipazione
sociale e degli individui a controllo, gestione e definizione
delle politiche pubbliche) con la democrazia diretta, che si esprime
in istituzioni come il referendum, il plebiscito e l'iniziativa
popolare.
Nel capitolo che si riferisce alla Giustizia non si menzionano
i cambiamenti necessari nelle organizzazioni da dove più
chiaramente proviene la violazione dei diritti umani (come la
Procura di Giustizia e le corporazioni di polizia), o nei tribunali
incaricati della protezione di queste garanzie, o nella legislazione
corrispondente. Neppure c'è alcuna approssimazione a che
cosa sarebbe il rafforzamento delle Commissioni per i Diritti
Umani.
Non si fa riferimento alla forma che dovrebbe assumere il potere
giudiziario per poter effettivamente, e non solo a parole, essere
autonomo e dare piena sicurezza giuridica.
Commenti simili si merita il documento che tratta delle proposta
per il Chiapas. Il problema non si riduce, come segnala il documento
del governo, a rinnovare il patto sociale ma è invece necessario
elaborarne uno nuovo. Ancor meno si tratta di democratizzare
lo stato attraverso la via del rafforzamento di un sistema di
partiti che non esiste, ma attraverso una ristrutturazione profonda
della struttura del potere nella regione. Tra le gravi carenze
del documento si trova l'inesistente riferimento alle situazioni
dei diritti umani nella regione e delle organizzazioni sociali.
Tra gli assurdi che propone si trova la "partecipazione
cittadina alle elezioni".
Il Documento sul Chiapas mette a fuoco l'ottusità delle
sue osservazioni con il rafforzamento di un sistema di partiti,
che, come si è detto, non esiste, proponendo pure iniziative
che violano in modo chiaro la vita interna dei partiti politici.
Gli ambiti sociali della problematica chiapaneca non esistono
nella prospettiva di questo documento. Si ignora che la pluralità
si esprime in questo ambito allo stesso modo che nella sfera dei
partiti. Dal punto di vista del documento governativo non è
necessario prendere in considerazione la situazione dei diritti
umani nella regione. L'attuale documento si colloca al di sotto
degli accordi già pattuiti al Tavolo su Diritti e Cultura
Indigeni.
La delegazione dell'EZLN ha presentato le sue proposte e ha adempiuto
ai compiti concordati per questa Fase, come lo ha fatto in tutte
le fasi anteriori. Invece, i documenti della delegazione governativa
risultano troppo insufficienti e superficiali per poter costituire
un apporto serio per porre le basi di un negoziato.
San Andres Sacamchen de Los Pobres, 17 luglio 1996
(registrazione e traduzione a cura del Comitato Chiapas di Torino e di Massa Carrara e del Consolato Ribelle del Messico di Brescia)

Indice dei dialoghi di San Andrés