La Jornada 17 aprile 1998
Rosa Elvira Vargas, inviata, Caracas, 15 aprile ¤
In alcune dichiarazioni al quotidiano venezuelano El Nazional, il presidente Ernesto Zedillo ha assicurato che il suo governo non si macchierà le mani di sangue indigeno, e ha considerato "una frottola e una calunnia" accusare la sua amministrazione di rifiutare gli accordi di San Andrés Larráinzar.
L'EZLN, ormai è chiaro, "è il principale gruppo paramilitare" in Chiapas.
Nello stesso testo, il presidente ha ammesso che in Messico esiste un problema di credibilità, ha negato di essere stato "eletto dal mio predecessore" e ancora una volta ha sostenuto: "La mia pazienza per arrivare a una soluzione pacifica nel conflitto chiapaneco è infinita".
Sul Chiapas, Ernesto Zedillo ha affermato che l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale ha estratto dai documenti di San Andrés alcune frasi isolate per reclamare, in "modo pretestuoso", la loro inadempienza e usarlo come scusa per non avanzare nel dialogo col governo.
Oltre a lanciare ripetute critiche al gruppo armato, definendolo
intollerante, Zedillo ha detto che gli dispiace molto che in Messico
"ci siano persone che fanno il gioco dell'EZLN. Ci sono partiti
che mantengono questa posizione, pur sapendo che stanno agendo
disonestamente, che rifiutano le proposte del governo senza dire
quali cambiamenti propongono".
Vuoto nello stato di diritto in Chiapas
Alle domande sull'esistenza di gruppi paramilitari in Chiapas,
e se il governo li conosca o meno, Zedillo ha risposto: "Il
principale gruppo paramilitare è l'EZLN, purtroppo. E dalla
sua apparizione si è creato un vuoto in quanto allo stato
di diritto in Chiapas, e dai vuoti sorgono i gruppi che non si
adattano alla legge. Avrebbero potuto sorgere altri gruppi, come
abbiamo già visto nel massacro di Acteal. Qui il problema
è non cadere in un esercizio inutile di causa e effetto,
e quello che credo è che la violenza deve essere stroncata
su tutti i fronti.
Non servirà a nessuno dire che l'EZLN è la
causa di quei gruppi o che l'EZLN esiste perché esistono
quei gruppi. Credo che sia un gioco inutile.
Quello che dobbiamo fare è far prevalere lo stato di diritto
su tutti i gruppi in Chiapas, così che quelli di loro che
veramente si preoccupano della situazione sociale o politica,
riconoscano che nelle nostre leggi, nelle nostre istituzioni
c'è la possibilità di portare avanti le loro rivendicazioni.
Quello che non è ammissibile, né da parte dell'EZLN
né da parte di altri gruppi che possano sentirsi antagonisti
all'EZLN, è che vogliano raggiungere i loro fini attraverso
l'uso delle armi e della violenza. Questo è inaccettabile".
Ha illustrato le azioni che realizza il governo per rendere vigente lo stato di diritto e ha spiegato che, per avere esito, i protagonisti del conflitto devono accettare la supremazia della legge, dato che in altro modo gli effetti saranno incompleti. "È molto difficile dire solo a un gruppo di non ricorrere più alla violenza, bisogna chiederlo allo stesso modo a tutti i gruppi", ha affermato il Presidente messicano.
E' una lunga intervista quella pubblicata nelle pagine centrali di El Nazional, che è forse il principale quotidiano venezuelano con un tiraggio di 300 mila copie. Tema centrale dell'intervista è stato, certamente, quello del Chiapas. Zedillo ha elogiato la via scelta dal governo fin dai primi giorni del 1994 dato che, come in nessun altro caso nel mondo, ha dimostrato un atteggiamento aperto al negoziato.
L'esempio del Messico è singolare, ha riflettuto, dato che non esiste altro caso al mondo in cui essendoci un gruppo che dichiara "guerra" tra virgolette - "e lo dico con tutta l'intenzione del caso" - e avendo incarcerato tre dirigenti fondamentali, fondatori dell'organizzazione, "quei signori vanno per la strada godendo di ogni libertà, manifestando contro il governo tutte le volte che vogliono; nessuno fa loro pressioni, nessuno li molesta. È un esempio chiaro di tolleranza".
L'intolleranza, ha insistito il presidente Zedillo, è da parte dell'EZLN.
Tutto sembra indicare "che loro sono interessati a che il
governo acuisca la repressione; sono sicuro che questo è
ciò che loro vogliono... ma la loro aspirazione è
destinata ad essere frustrata, perché a capo dello stato
c'è una persona che non crede nella violenza e la mia pazienza,
in questo senso, è infinita".
(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)
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