Lettera del FZLN in risposta alle dichiarazioni di Zedillo

FZLN - Fronte zapatista di liberazione nazionale - Comitato stampa -

Comunicato stampa

Inviamo il testo della lettera spedita al quotidiano venezuelano "El Nacional" in risposta alle dichiarazioni che Zedillo ha rilasciato durante un intervista a quel giornale nei giorni scorsi.

Mexico, D.F., 17 aprile 1998

Sig. direttore del quotidiano "El Nacional" - Caracas, Venezuela

Il Fronte Zapatista di Liberazione Nazionale, organizzazione politica messicana, civile e pacifica, è venuta a conoscenza, anche se in maniera frammentaria attraverso la stampa messicana, delle dichiarazioni che il presidente Zedillo ha rilasciato durante un'intervista al quotidiano che lei dirige. Le affermazioni riguardano la nostra organizzazione sorella, l'EZLN, e più in generale la situazione in Chiapas. Ci permettiamo di fare le seguenti precisazioni che gradiremmo fossero pubblicate nelle pagine di "El Nacional".

1. Riguardo all'affermazione presidenziale secondo la quale l'EZLN è "il principale gruppo paramilitare" esistente in Chiapas è doveroso ricordare al dott. Zedillo - che a parole difende così tanto lo stato di diritto e il rispetto della legge -, che il 9 marzo del '95, il Potere Legislativo messicano decretò la "Legge per il Dialogo, la riconciliazione e la pace con dignità in Chiapas", che nel suo primo articolo definisce l'EZLN: "un'organizzazione di cittadini messicani, in maggioranza indigeni, che si è ribellata per vari motivi e si è coinvolta nel conflitto" iniziato il primo gennaio del '94. Come si può vedere, aldilà delle intenzioni presidenziali di trattare l'EZLN come una banda di delinquenti, l'EZLN è riconosciuto legalmente dal 1995 come un'organizzazione di cittadini messicani con i quali il governo si impegna ad intavolare un dialogo per assicurare "una pace giusta, con dignità e duratura nello Stato del Chiapas" (art. 2 della citata legge).

Il problema consiste nel fatto che l'opinione del presidente Zedillo sull'EZLN cambia con la stessa frequenza con la quale cambia direzione il vento. Il 9 febbraio del 1995, nello stesso momento in cui il ministro degli Interni manteneva contatti con l'EZLN per riallacciare il dialogo, il presidente Zedillo annunciò ai media che si era scoperto che l'EZLN non era altro che un gruppo armato con radici nelle guerriglie degli anni sessanta e settanta, diretto da alcuni meticci, il che giustificava il fatto che il suo governo intraprendesse un'offensiva di polizia e militare contro l'EZLN. In seguito arrivò la legge sopracitata, dove agli occhi del governo che accettava quella legge, l'EZLN aveva già cambiato carattere e si era trasformato in un'organizzazione di cittadini messicani, in maggioranza indigeni. Però nell'agosto del 1996, il presidente Zedillo dichiarava "l'EZLN, anche se ha fatto irruzione nella vita nazionale in modo violento, non lo ha fatto per la via del terrore" ed aggiungeva che era "un gruppo con base sociale". Attualmente, come vediamo, l'EZLN torna ad essere per Zedillo solo "un gruppo paramilitare".

2. In relazione alle dichiarazioni di Zedillo rispetto a tre presunti dirigenti dell'EZLN che sono stati gentilmente liberati e che continuano ad esercitare i loro diritti politici senza che il governo li perseguiti, è necessario ricordare alcune cose. Come abbiamo già detto, il 9 febbraio 1995 il governo di Ernesto Zedillo ha rotto unilateralmente la tregua con l'EZLN attaccando le comunità indigene nel tentativo di catturare i dirigenti zapatisti. Nello stesso momento, il governo incarcerò illegalmente in distinte parti del Messico circa 20 civili, accusandoli di fare parte dell'EZLN e di preparare un'altra insurrezione armata. In tutti gli arresti, come si è dimostrato durante i processi, sono stati violati i più elementari diritti umani e giuridici previsti dalla nostra Costituzione: non esistevano ordini di cattura né di perquisizione, le indagini preliminari sono state redatte troppo rapidamente e non hanno basi legali, la maggioranza degli arrestati è stata torturata nelle carceri militari e i ministeri pubblici sono solo serviti per dare una apparenza legale alle detenzioni, sono stati inventati testimoni, sono state falsificate le dichiarazioni, ecc.

I processi, quelli che sono stati portati a termine, sono durati tra 5 mesi e 2 anni e alla fine tutti gli arrestati hanno ottenuto la loro libertà in base a un processo giuridico, vale a dire sono stati dichiarati innocenti rispetto alla maggioranza dei reati politici che gli si imputavano. Non sono stati liberati né per amnistia, né per rinuncia della accusa - il Governo Federale -, né per nessun altro meccanismo nel quale potesse intervenire il Potere Esecutivo. Sono stati liberati esclusivamente perché si è dimostrato che oltre ad essere stati violati tutti i procedimenti legali nella loro detenzione, i reati imputati loro non hanno potuto essere provati dall'accusa. Così che quello che dice il Dott. Zedillo sul fatto che loro avevano liberato tre importanti dirigenti, oltre a dimostrare un assoluto disprezzo per la divisione dei poteri in Messico - dato che starebbe affermando che la liberazione è avvenuta per grazia dell'Esecutivo e non per una corretta applicazione della giustizia da parte del potere giudiziario -.

Quindi è falso, dato che non è mai stata dimostrata l'appartenenza di nessuno degli arrestati all'EZLN.

Rispetto alla dichiarazione che quei presunti dirigenti continuano a fare politica ed a parlare contro il governo federale e questi non li molesta, bisognerebbe ricordare al presidente che questo non è un caso di benevola tolleranza da parte sua, ma che in Messico c'è una Costituzione vigente che concede diritti politici ai messicani.

3. In merito alle dichiarazioni del dottor Zedillo con le quali si assicura che il Governo ha rispettato gli accordi firmati il 16 febbraio 1996 con l'EZLN. Questi accordi sono stati inseriti in un progetto di legge che la COCOPA (un'ampia e rappresentativa commissione del potere legislativo) ha elaborato, su richiesta del governo e dell'EZLN. Questa iniziativa di legge è stata accettata dall'EZLN e rifiutata dal governo. Attualmente il Governo ha presentato al Potere Legislativo, in maniera unilaterale, un'iniziativa di legge che pretende di imporre all'EZLN, all'insieme dei gruppi indigeni del paese e alla Nazione stessa. Ciò è in contrasto con la "Legge per il dialogo, la riconciliazione e la pace con dignità in Chiapas", che nel suo articolo 2, comma II, recita che il processo di dialogo per la concordia e la pace cercherà soluzioni consensuali.

4. In merito alle dichiarazioni del Dott. Zedillo, in cui si afferma che l'EZLN vorrebbe che "il governo si macchi le mani di sangue indigeno", provocazione nella quale il governo non cadrà, è necessario ricordargli che il suo governo si è già macchiato le mani di sangue indigeno. La lista di atti repressivi contro le comunità indigene in Chiapas è molto lunga, come hanno testimoniato decine di gruppi nazionali e di internazionali difensori dei diritti umani. Un esempio molto recente lo si è avuto il 22 dicembre scorso, quando i gruppi paramilitari assassinarono a sangue freddo 45 indigeni della comunità di Acteal, in Chiapas. Fino ad oggi, gli arrestati per questo massacro hanno dichiarato di appartenere allo stesso partito del presidente Zedillo: il PRI; molti di loro erano funzionari del governo priista del Chiapas e altri erano militari ritiratisi dall'esercito. Se tutto ciò non bastasse, la stampa messicana e gruppi difensori dei diritti umani hanno documentato la stretta relazione tra le decine di gruppi paramilitari del Chiapas ed il governo. Inoltre, la stampa messicana ha pubblicato il documento "Piano di campagna Chiapas 1994", elaborato dal Ministero della Difesa Nazionale, nel quale si conferma che il massacro di Acteal risponde ad una precisa strategia di contro-guerriglia che prevede la creazione di gruppi paramilitari (settimanale PROCESO n.1105 - 4 gennaio 1998).

Ma ancora oggi, il Governo Zedillo si macchia le mani di sangue indigeno dato che lo scorso 10 aprile ha lanciato un'offensiva contro le comunità indigene zapatiste con due obbiettivi: punire quelle comunità che hanno deciso di costituire municipi autonomi come stabilito negli accordi firmati a S. Andrés, da una parte, e per espellere dal Chiapas gli osservatori internazionali ed incarcerare gli osservatori messicani accusandoli di delitti inesistenti. Questa offensiva ha già permesso l'espulsione di 15 osservatori internazionali, l'incarcerazione di 20 indigeni e di circa 10 osservatori messicani per i diritti umani. Inoltre sono stati picchiati, intimoriti e perseguitati gli abitanti delle comunità attaccate. A questo proposito riportiamo il primo paragrafo dell'articolo del giornalista Herman Bellinghausen, della Jornada, pubblicato il 17 aprile, che dice: "Le donne gridavano: 'vogliamo pace, vogliamo pace' mentre gli agenti della Sicurezza Pubblica sparavano sopra le loro teste, lanciavano gas lacrimogeni e le colpivano con il calcio delle mitragliette oltre a picchiarle (anche bambini) con rami pieni di spine, gridando 'il governo non vuole la pace, il governo vuole la guerra!'".

Come si può vedere, a volte le parole parlano chiaro. Lasciamo quindi che l'opinione pubblica venezuelana si formi un proprio giudizio sulla situazione in Chiapas considerando non solo gli elementi forniti dal dott. Zedillo.

Attentamente

Javier Elorriaga

Comitato stampa

Fronte Zapatista di Liberazione Nazionale

(Tradotto dal Collettivo zapatista - Lugano e-mail: molino@cybernet.ch)

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