CORRISPONDENZA GIUNTA A RADIO SHERWOOD LA SERA DEL 17 APRILE

DA PARTE DELLA DELEGAZIONE DELL'ASSOCIAZIONE YA BASTA

DA SAN CRISTOBAL

Alla delegazione hanno partecipato il prosindaco di Venezia Gianfranco Bettin, che stanotte è tornato in Italia, Luca e Sergio del Meeting dei CS Nord Est, Federico dell'Associazione YA BASTA e altri compagni del Centro Sociale Corto Circuito di Roma, Alfio Nicotra di Rifondazione Comunista, Pierluigi Sullo del Manifesto.

* Come è andato il viaggio?

È andato tutto bene nel senso che l'iniziativa che abbiamo proposto come Associazione Ya Basta ha avuto buon fine e ne parleremo meglio quando torneremo in Italia anche per rispettare una dimensione che qui è molto presa in considerazione di non parlare più di tanto della dimensione del rapporto con i Comandanti dell’EZ ma di spingere di più invece su un ragionamento che riguarda quello che sta succedendo nelle comunità. La delegazione ha avuto buon fine e noi collettivamente esprimiamo un giudizio positivo su questa esperienza che vedremo poi cosa significherà per quanto riguarda le mobilitazioni in Italia.

* In che clima si è svolto il viaggio?

Va detto che soprattutto i compagni e le compagne dell'Associazione Ya Basta che da più tempo vengono qui hanno trovato una situazione completamente cambiata. Da un lato nelle comunità c'è una grandissima tensione per quanto riguarda la militanza, la costruzione collettiva delle proprie lotte dall'altra parte c'è stata una modificazione di quello che è l'atteggiamento del governo e dell'esercito nell'inasprire la guerra di bassa intensità. Questo è il modo con cui il potere cerca di annientare le esperienze di lotta. Abbiamo trovato una situazione che vede raddoppiata la presenza dell'esercito in Chiapas. Lo vedi anche dal fatto che ormai i militari circolano armi in pugno per tutte le zone, ad esempio anche nelle strade normali come quella di Tuxtla. Noi siamo stati alla Realidad e lì abbiamo potuto vedere questa forma violentissima di provocazione quotidiana che è il passaggio dei 29 carri e 200 uomini con armamentario militare, etc... Questo fatto veniva denunciato anche dagli accampamentisti che sono nelle comunità come osservatori internazionali. Ci raccontavano che i militari hanno iniziato a passare con i colori da guerra dipinti sul volto. Ed è una cosa impressionante l'aumento della militarizzazione. Ci sono stati poi altri episodi successi nelle ultime settimane che sono stati attacchi pesanti e che sono passati sotto silenzio, di questi episodi ci ha parlato anche un membro della CONAI. Vi passo Federico dell'Associazione YA BASTA.

Ciao sono Federico, come diceva Luca qui pesa ancora molto quello che è avvenuto a San Pedro 15 giorni fa, i morti che ci sono stati, l'uso di fuoco reale e l'attacco a questa comunità. Noi domani entreremo nel carcere di Cerro Viejo, che ultimamente era vuoto perché si erano risolti i problemi con quelli che erano stati arrestati ed accusati di essere zapatisti ed invece oggi è stato riempito di gente di questa comunità che dopo essere stata pesantemente attaccata da parte delle Guardias Blancas, della polizia, dell'esercito è stata arrestata. Cercheremo di entrare in carcere anche se pare sia difficile. Siamo contenti dei risultati della delegazione perché si aprono delle prospettive particolari per l'Associazione. Voglio aggiungere che vista la militarizzazione diventa ancora più importante inviare gente qui negli accampamenti di pace, che sono l'unico cuscinetto, deterrente contro l'intervento dell'esercito anche perché le notizie fanno fatica ad uscire. Passo la parola ad Alfio Nicotra.

Ciao. Voglio solo aggiungere che domani vogliamo andare in carcere per denunciare questi gravi atti avvenuti a San Pedro e che allo stato attuale il processo di pace è bloccato. Una delegazione dell'Episcopato è stata bloccata dagli zapatisti che hanno denunciato la mancanza di misure di sicurezza. Questo rende l'idea di come la presenza militare stia diventando opprimente oltre ogni misura. Nell'incontro che abbiamo avuto con i rappresentanti della Diocesi e della CONAI questo dato drammatico, questa assoluta intransigenza del governo nel non ottemperare agli accordi di San Andres è stata denunciata con grande forza. Si tratta di capire cosa accadrà in questi mesi in cui tutta l'attenzione è concentrata nelle elezioni del 6 luglio. Chiaramente sarà interesse degli zapatisti ed è questo uno degli scopi di queste prossime settimane riportare l'attenzione sul Chiapas affinché l'opinione pubblica nazionale ed internazionale prema su Zedillo perché gli accordi siano rispettati, per questo è importante la presenza degli osservatori internazionali nelle comunità per evitare che queste settimane fino al 6 luglio si trasformino in provocazioni esplicite e atti militari. Vi passo Pierluigi Sullo del Manifesto.

La mia impressione principale è la differenza di clima che ho trovato dall'altra estate. L'anno scorso c'era un clima opposto. Qui c'è una guerra in corso, dico semplicemente questo. Si svolge in modi, tempi, armi diverse da una guerra guerreggiata esplicita . È come se un grande nodo scorsoio si stesse stringendo attorno non solo all'EZ ma anche attorno ai pezzi della società civile chiapaneca che hanno lavorato per creare una situazione diversa. Credo sia difficile riuscire a denunciare questa situazione, mi dicevano i giornalisti de La Jornada che ad esempio sui gravi fatti di san Pedro ha scritto solo il loro giornale, gli altri quotidiani hanno taciuto volutamente. C'è una cappa di disinformazione aiutata dal fatto che si è in piena campagna elettorale e questo distrae l'attenzione di tutti. Questo crea una situazione pericolosa. Io dico solo delle impressioni: siamo stati alla Realidad due giorni e il fatto che la questione si mette sul piano militare è molto evidente, sia dalla parte dell'esercito sia in altro modo dall'EZ. Per capirci l'incontro che fece Bertinotti con il Subcomandante fu di giorno, Marcos arrivò a cavallo, etc... noi abbiamo a lungo conversato ed in particolare il prosindaco di Venezia Bettin, che portava l'invito di Cacciari, con Marcos, ma in piena notte ed in una situazione di evidente tensione. Anche nell'incontro con la CONAI ci sono state descritti episodi impressionanti come il fatto che a San Pedro un plotone di poliziotti in divisa nera che imbracciavano fucili mitragliatori hanno attraversato il villaggio a ranghi serrati gridando PATRIA O MUERTE, una cosa che ricorda situazioni già viste in Salvador o in Guatemala. È una vera e propria offensiva militare anche se tutti la negano. Più forte è la denuncia internazionale più questo si potrà fermare.

collettivo infodiret(t)e
Padova
http://www.ecn.org/pad/hobo@ecn.org


È rientrata la delegazione italiana

Venezia, 18 aprile

È rientrata la delegazione italiana che, in Messico, nel Chiapas, ha visitato le comunità indigene nelle zone del conflitto e si è incontrata con il "subcomandante” Marcos e altri membri dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale e con l'Episcopato di San Cristobal de Las Casas, Diocesi del Chiapas.

Gianfranco Bettin, prosindaco di Venezia, che ha partecipato al viaggio dichiara tra l'altro:

"La situazione nel Chiapas si fa sempre più tesa: i colloqui di pacificazione sono da tempo interrotti, mentre cresce nelle zone delle comunità indigene, oltre a una smisurata povertà (tra malattie, mortalità infantile altissima, arretratezza tecnologica e genocidio culturale) la pressione militare. Abbiamo visto con i nostri occhi la massiccia e crescente presenza dell'esercito messicano, che abbiamo visto sfilare, con decine di blindati e camionette attraverso i villaggi a scopo di controllo e di intimidazione. Abbiamo anche avuto dalla chiesa del Chiapas, in prima fila nella difesa della pace, ma anche delle ragioni degli indios, la documentazione filmata di come la polizia messicana addestri direttamente le Guardias Blancas, cioè l'esercito privato dei latifondisti, responsabili di veri e propri massacri contro i campesinos, Guardias Blancas che si avviano a diventare veri e propri squadroni della morte. Solo un'analoga e contrapposta pressione politica e d'opinione da parte delle istituzioni e dell'opinione pubblica internazionale potrà impedire il degenerare ulteriore della situazione.

Abbiamo anche incontrato Marcos e gli altri dirigenti zapatisti - continua Bettin - trovandoci di fronte a personalità e posizioni politiche e culturali molto diverse da come comunemente vengono dipinte in Europa, cioè un misto di folklore indio e guerriglia castrista. Niente di tutto questo, invece, ma una miscela originalissima di modernità politica e di consapevolezza antica, che unisce a rivendicazione sociali ed economiche la rivendicazione di un'identità e di un'autonomia culturale indigena che non hanno confronti con le precedenti esperienze delle guerriglie latino-americane. Di questo e dell'eccezionale radicamento tra gli indigeni (che rappresentano la quasi totalità del militanti zapatisti), occorrerà riparlare a lungo per impedire che venga stravolta nell'immagine e distrutta nei fatti dalla forza militare un'esperienza che può dire molto anche a noi europei".

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