La Jornada 17 di febbraio di 1998
José Gil Olmos ¤ Il Messico non ha una politica di
esclusione per i visitatori di altre nazioni (perché) ``siamo
un paese che apre generosamente le porte agli stranieri, però
alcuni con nullaosta di turista hanno esagerato e hanno effettuato
azioni proibite dalla legge, ha detto in una intervista radiofonica
il commissario dell'Istituto Nazionale di Immigrazione (INM),
Alejandro Carrillo Castro.
Il funzionario ha informato, inoltre, che sono stati 200 i visitatori
stranieri espulsi nello stato del Chiapas l'anno passato per aver
partecipato a marce, elaborazione di cartelli, indottrinamento
politico e addirittura in sostituzione di autorità nazionali.
Nello stesso modo, il commissario del INM ha negato che si stia
organizzando un'azione per espellere stranieri. Sulle passate
visite della signora Danielle Mitterrand in Chiapas, ha affermato
che non si chiuderanno le entrate nel paese però è
stato segnalato alla vedova dell'ex mandatario francese che non
può realizzare attività politiche.
Da parte sua --in un'altra intervista radiofonica-- il coordinatore
governativo per la pace in Chiapas, Emilio Rabasa Gamboa, ha negato
il possibile intervento dei caschi azzurri dell'Organizzazione
delle Nazioni Unite (ONU) per risolvere il conflitto armato chiapaneco.
``Consideriamo che abbiamo la sufficiente capacità per
farlo, già lo abbiamo dimostrato in altri momenti storici
che la storia stessa ci rivela, che quando è stato fatto
questo intervento, ha solo complicato di più le cose invece
di risolverle''.
Rabasa ha aggiunto: ``Rifiuto decisamente che abbiamo bisogno
che arrivino i caschi azzurri (dell'ONU) o qualsiasi altra istituzione
a trattare di risolvere il conflitto in CHIAPAS''.
Ha aggiunto che non esiste nessuno nullaosta o visto in Messico
che permetta agli stranieri di permanere nelle comunità
indigene come cinturoni di sicurezza o di osservazione, perché
sono attività politiche che costituzionalmente competono
solo ai messicani.
In una delle due interviste radiofoniche che ha offerto ieri,
Emilio Rabasa ha negato che la ``internazionalizzazione'' del
conflitto chiapaneco sia la soluzione del stesso.
Si deve, ha spiegato, al processo di globalizzazione e all'avanzamento
tecnologico dei mezzi di comunicazione.
Il tema dell'autonomia non è quello che preoccupa il
governo
Ha insistito, inoltre, che non è il governo che ha allungato
la soluzione al problema in Chiapas ma l'Esercito Zapatista di
Liberazione Nazionale (EZLN), che ha rotto unilateralmente il
dialogo.
D'altra parte, sull'iniziativa di legge della Commissione di Concordia
e Pacificazione (Cocopa) sui diritti e cultura indigeni, ha aggiunto
che l'autonomia non è il tema che preoccupa il governo
perché questo concetto è incluso nella Costituzione,
nel caso dell'UNAM.
Quello che bisogna analizzare con attenzione, ha detto, sono i
termini nei quali si stabilisce per i pueblos indigeni la sovranità,
l'unità e l'integrità del territorio nazionale.
A sua volta il commissario dell'Istituto Nazionale di Immigrazione,
Alejandro Carrillo Castro, ha detto in intervista con Radio Rete
che il governo messicano non pensa di espellere più stranieri
nel contesto dell'arrivo di 150 osservatori internazionali, che
arriveranno in Chiapas per avere informazioni sul rispetto dei
diritti umani.
``Quello che succede è una coincidenza con l'espulsione
di alcuni giorni fa di una straniera nordamericana in Chiapas,
che ha fatto notizia e che si può prendere come una coincidenza
apparentemente o come un desiderio di iniziare a rispettare la
legge. Non c'è modo, la legge è stata rispettata
come lo dimostra il fatto di che l'anno passato sono state inoltrate
200 citazioni di comparizioni ed espulsione a stranieri che stavano
realizzando compiti non in regola con le nostre leggi in CHIAPAS'',
ha concluso il funzionario.
(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)
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