La Jornada 16 febbraio 1998
Hermann Bellinghausen, inviato, Guadalupe Tepeyac, Chiapa., 15
febbraio ¤ Più passano i giorni e più aumentano
i posti di blocco militari nella zona di conflitto che sono diventati
più frequenti, esigenti e prolungati. Invocando la Legge
Federale sulle Armi di Fuoco ed Esplosivi, gli effettivi della
Sedena appostati nella periferia del vecchio Aguascalienes, oggi
accampamento militare, cercano fra i vestiti, i fogli, addirittura
guardano il contenuto delle borse delle persone che fermano inoltre
non vogliono essere fotografati senza autorizzazione.
Tale è stato il caso di questo inviato a mezzogiorno di
oggi. Facendomi appoggiare le mani sopra la carrozzeria del veicolo,
un soldato con un fucile a tracolla ha realizzato una perquisizione
corporale accurata. Mentre, un altro soldato prendeva nota, un
altro mi puntava con una macchina fotografica e dieci altri circondavano
il luogo, di guardia. Il soldato che mi perquisì volle
che mostrassi il contenuto delle mie borse e mi sollevò
persino il berretto per vedere cosa portavo in testa. Poca cosa,
in verità.
Inoltre chiese di vedere il mio bagaglio facendoglielo vedere
pezzo per pezzo. Passò in rivista medicine, pantaloni,
lattine, calzini. Al fondo del mio bagaglio apparì una
moneta di 10 centavos, che anche mostrai con sua soddisfazione.
In altre occasioni, i militari controllano il motore del veicolo,
la cassa degli strumenti e sotto il telaio, in cerca di armi di
fuoco e esplosivi. Oggi non cercarono in nessuna di queste parti,
ma fra i miei libri e quaderni. Dovetti mostrare loro l'amaca,
il sapone e una borsa di patate fritte, così come le chiavi
e un rotolo di carta igienica. Non si interessarono neppure di
aprire il cassettino della macchina, posto dove cercano sempre
armi, quelli che le cercano.
Quello della macchina fotografica, come c'era da aspettarsi, mi
fotografò varie volte con la sua Nikon; essendo il capitano,
era quello di maggiore rango.
Il primo soldato chiese la mia provenienza, e la mia destinazione
e altri dati che il suo accompagnatore annotava in un quaderno
a quadretti.
Quindici minuti esatti, e una polvere che portò l'aria
di febbraio finì per cancellare il posto militare, all'altezza
della pista di atterraggio. Faceva caldo e la domenica era sommersa
nell'immobilità della pigrizia.
Questo inviato è in condizioni di affermare che, in più
di quattro anni di viaggi nella ``zona di conflitto'', mai prima
aveva ricevuto un trattamento simile da parte dei soldati.
Intensa vigilanza migratoria
In attesa dell'annunciato arrivo della Commissione di Osservazione
che viene dall'Europa, l'Instituto Nazionale di Immigrazione ha
incrementato i pattugliamenti nelle strade che conducono verso
Comitán, Ocosingo e Los Altos. A Las Margaritas, per la
prima volta in molti mesi, oggi è cambiato il personale
che ferma i veicoli all'altezza dell'ejido Zaragoza.
Nella città di San Cristóbal de Las Casas si è
proseguito oggi nell'operazione speciale, che consiste nell'arrestare
i turisti (che in Jovel sono centinaia) per chiedere loro i passaporti.
Vigilanza simile è stata effettuata in altre città
meno turistiche come Comitán, Las Margaritas e Ocosingo,
di fronte alla sorpresa o all'indifferenza degli abitanti, e al
frequente disgusto dei turisti.
(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)
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