Il Manifesto 15 Giugno 1997
Quello che segue è il testo (ripreso dal quotidiano messicano
la Jornada, che lo ha pubblicato ieri) del messaggio che il subcomandante
Marcos, a nome dell'Esercito zapatista di liberazione nazionale,
ha inviato ai partecipanti alla Marcia di Amsterdam. Lo pubblichiamo
integralmente. E' la prima volta che Marcos si rivolge direttamente
agli europei. L'annuncio di questo messaggio è stato dato
dal palco della manifestazione di Amsterdam, e accolto da un grande
applauso. Nel messaggio si comunica che una manifestazione si
è tenuta a Città del Messico in solidarietà
con la Marcia di Amsterdam.
Fratelli e sorelle: dalle montagne del sud-est messicano noi indios
ribelli dell'Ezln vi comunichiamo il nostro miglior saluto, la
nostra ammirazione per lo sforzo che oggi conosce il suo culmine,
la nostra solidarietà in una sfida che oggi fa un passo
in avanti.
La guerra che contro tutti i superflui e i rifiuti del mondo -
tutti noi - conduce il grande Potere è mondiale e totale.
Una nuova conquista del mondo, è questo che il grande Potere
pretende. Di nuovo vuole appropriarsi della forza del debole,
di nuovo rubargli la ricchezza che produce. Ma ora il grande Potere
pretende anche di levarci dal cuore la lotta, lasciarci senza
disobbedienza né speranza. Per ottenere questo, il grande
Potere cerca e crea nuove forme di autoritarismo, costruisce carceri
per i corpi e per le idee, pratica e applaude le intolleranze,
concima il terreno su cui crescono razzismo e xenofobia, offre
le miserie della disoccupazione e la precarietà del lavoro
come frutti del neoliberismo, moltiplica le barriere attorno al
dissenso e decreta l'esclusione di migliaia di milioni di esseri
umani che non solo non hanno posto nel suo modello mondiale, ma
che si ribellano contro la modernità della stupidità.
I lavoratori, i produttori della ricchezza che oggi si accumula
sulle tavole del grande Potere, sono adesso scaraventati sulla
strada. Grazie alla concentrazione della produzione in un certo
numero di multinazionali e alla frantumazione in migliaia di piccole
e medie imprese, lavoratori di tutto il mondo perdono il loro
impiego e, grazie alle alchimie neoliberali, costituiscono un
formidabile esercito che minaccia la sicurezza del lavoro dei
pochi che ancora ne conservano uno. Così il neoliberismo
resuscita fantasmi e offre ai lavoratori nemici inventati: gli
emigranti. Come se questi sradicati dai loro luoghi e dai loro
lavori fossero la causa della miseria e del super-sfruttamento
degli schiavi moderni della globalizzazione, il razzismo e la
xenofobia diventano il pretesto della lotta di lavoratori contro
altri lavoratori. Il neoliberismo ci insegna a scontrarci contro
noi stessi, ad adeguarci, a non turbare il regno del denaro globalizzato.
Però risulta, fratelli e sorelle, che tutti noi siamo pessimi
alunni della globalizzata scuola della sconfitta, siamo cattivi
clienti per le offerte di sconforto, e siamo eretici militanti
contro la religione del denaro.
Fratelli e sorelle: due progetti, su quel che l'Europa dovrà
essere, si incontrano in questo giugno ad Amsterdam. Uno dei progetti
proviene dai grandi centri finanziari, viaggia su aerei moderni,
con complicate squadre di sicurezza, usando moderne comunicazioni,
con il gran denaro come volontà e guida. Questo è
il progetto neoliberale. L'altro progetto viene da tutti gli angoli
più oscuri d'Europa, viaggia per vie di terra, senz'altra
sicurezza che la reciproca fiducia, con la capacità di
comunicare che dà il sentirsi ribelli, e con la dignità
umana come motore e speranza. Questo è il progetto dell'umanità.
Lì, ad Amsterdam, si riuniranno i rappresentanti dei governi
europei. L'unità d'Europa che essi promuovono è
quella della guerra: più di venti milioni di disoccupati,
cinquanta milioni in povertà, cinque milioni senza casa,
e tutti i cittadini europei hanno visto ridursi i loro diritti
sociali. Donne e anziani, giovani e migranti, piccoli proprietari,
omosessuali e lesbiche, lavoratori, oltre a tutti coloro che lottano
insieme a questi gruppi sociali, sono diventati le vittime della
"nuova unità europea". Però ad Amsterdam
sono riuniti i ribelli d'Europa. Insieme, senza frontiere a dividerli,
hanno marciato da tutti gli angoli del continente per dimostrare
a se stessi e per dimostrare a noi che l'Europa di Maastricht
non è né la migliore né l'unica alternativa.
Contro la disoccupazione, la precarietà e la esclusione
sociale; i ribelli d'Europa lottano contro la tirannia del libero
mercato e per una Europa libera, senza razzismo né xenofobia.
Insieme, propongono l'unità degli esclusi per resistere
all'unità dei potenti, e per avanzare nella costruzione
di un'Europa democratica, libera e giusta, nella quale non si
getti via la dignità umana, ma la miseria. La marcia europea
che questo 14 giugno termina ad Amsterdam, è l'inizio della
lotta per un'unità europea per l'umanità e contro
il neoliberismo.
Da molti chilometri di distanza, con un oceano nel mezzo, la nostra
parola arriva fino a voi per dirvi ciò che, è sicuro,
già sapevano i vostri cuori e scoprono adesso i vostri
occhi e le vostre orecchie: che non siete soli, che la Amsterdam
che oggi, 14 giugno, viene occupata da voi è la punta visibile
del vulcano ribelle della dignità umana che, in tutto il
mondo, già comincia ad annunciare un altro mondo, differente
da quello del grande Potere, migliore, più degno, più
umano.
In questo stesso 14 giugno messicani ribelli manifestano a Città
del Messico in appoggio alle vostre giuste richieste e alzano
in terra messicana la bandiere dell'umanità e contro il
neoliberismo. Tutti noi ci riconosciamo nello specchio che la
vostra lotta ci offre, sappiamo che il nemico che affrontate e
che affrontiamo è il medesimo progetto di distruzione e
di morte, che solo con la democrazia, la libertà e la giustizia
sarà possibile la speranza.
Noi salutiamo questa lotta. Noi siamo indios in armi. Siamo esclusi
per decreto neoliberale e siamo ribelli per decreto della dignità
umana. Ci siamo sollevati in armi contro il grande Potere e la
nostra sfida è solo una piccola parte di quel che, in ogni
angolo, si solleva nei cinque continenti. Ora stiamo resistendo,
perché anche resistere è un modo di lottare.
Dall'Europa di Maastricht abbiamo ricevuto solo disprezzo e morte.
Il governo che ci perseguita è equipaggiato con le armi
che l'"Europa dei 15" gli concede perché elimini
il cattivo esempio che noi siamo. Dall'Europa ribelle, l'Europa
rappresentata in questa marcia, abbiamo ricevuto comprensione
e non poche lezioni di dignità e di coerenza.
Noi, i ribelli messicani dell'Esercito zapatista di liberazione
nazionale, vogliamo dirvi grazie per l'esempio che oggi regalate
alla storia della dignità umana. E per dirvi grazie vi
offriamo le parole di un ribelle, indio maya, che capì
che il cammino dal sogno alla realtà consiste nella lotta:
"Disse Canek: 'Gli uni preferiscono gli ideali; altri la
realtà. Da questo proviene una discordia che inasprisce
gli animi. Mai gli uomini conciliano le loro opinioni. Al più,
arrivano a sognare la realtà o a vivere gli ideali. E la
differenza di desideri rimane. Ma l'uomo deve essere più
esigente e più umano; deve volere la migliore realtà;
quella possibile, che matura e cresce nelle sue mani. Questo sarà
come vivere gli ideali della realtà'".
(Canek: historia y leyenda de un héroe maya, Ermilo Abreu
Gómez).
Vale. Salud, fratelli e sorelle ribelli dell'Europa degna, e che
la speranza rompa tutte le frontiere in tutto il mondo.