I MUNICIPI AUTONOMI E RIBELLI DEL CHIAPAS SI PREPARANO PER RESISTERE

Jesús Ramírez Cuevas/Reuter 14.04.98

San Cristóbal de Las Casas, Chiapas. Gli indigeni zapatisti del Chiapas hanno lanciato una sfida al governo messicano che si è riproposto di sciogliere con la forza i 38 municipi ribelli creati nello stato. "Siamo preparati per rispondere con la parola a poliziotti e soldati", hanno detto.

Da oggi si concentreranno migliaia di indigeni simpatizzanti dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), nei 38 capoluoghi municipali autonomi e si sono dichiarati "disposti a tutto per difendere le nostre autorità elette liberamente e democraticamente dal popolo", hanno avvertito.

In La Realidad, nella selva Lacandona, sede del municipio ribelle San Pedro di Michoacán si è riunito ieri un migliaio di indigeni tojolabales della regione.

Tra evviva all'EZLN e al Subcomandante Marcos, le basi di appoggio dell'EZLN hanno assicurato che rimarranno "di guardia" nel "Aguascalientes" del popolo.

In San Andrés Larrainzar e in Polhó ci saranno manifestazioni zapatiste oggi per difendere i loro governi indigeni. Domani se ne prevedono altre ancora, nel Bosque e in Los Altos del Chiapas.

Il Consiglio Autonomo di Polhó, nel municipio di Chenalhó, a 70 chilometri a nord est di questa città, ha diffuso in serata un comunicato che dice: "non lasceremo che ci distruggano e che calpestino i nostri diritti come indigeni, restiamo qui per difenderci senza altre armi che la nostra ragione, la nostra storia ed i nostri diritti".

Il consiglio autonomo ha annunciato che nei 38 capoluoghi municipali zapatisti si riuniranno migliaia di zapatisti "per difendere le autorità elette liberamente e democraticamente dal popolo". "Non abbiamo paura né del carcere né della morte", ha sostenuto Domingo Pérez Paciencia, presidente del Consiglio di Polhó, in un messaggio che viene ripetuto negli atti realizzati in tutte le regioni indigene.

Oggi in San Andrés Larrainzar, sede del dialogo di pace, hanno cominciato a riunirsi centinaia di indigeni. "Siamo in disaccordo con quello che sta succedendo nella selva ai nostri compagni di Taniperlas. Andiamo a difendere i municipi autonomi che il governo vuole distruggere", ha detto Diego Pérez López, sindaco del municipio autonomo di San Andrés, intervistato da Reuters.

Gli indigeni tzotziles di Chenalhó e di altri municipi hanno lanciato un messaggio al governo federale: "Vogliamo dire a Zedillo che noi indigeni zapatisti rimaniamo qui a difendere i nostri diritti a governare e a governarci con democrazia, libertà e giustizia, perciò siamo disposti a tutto".

Il Consiglio Autonomo di Polhó, ha segnalato in un documento che l'operazione di Taniperlas è "un'altra dimostrazione ancora che i piani del governo federale di Ernesto Zedillo sono di incarcerare e uccidere noi indigeni che lottiamo per i nostri diritti".

"Con questo attacco militare il governo viola un'altra volta la legge per il Dialogo e usa la forza perché vuole sottometterci e trattarci come animali".

Nei villaggi zapatisti c'è il timore di altri attacchi ancora e di pressioni contro i municipi autonomi. "Il governo vuole farci arrendere con la forza però non ci riuscirà", ha affermato Diego Pérez a Reuters.

SETTE ARRESTATI IN PIÙ A TANIPERLAS

Ieri altri sette indigeni zapatisti sono stati arrestati dai poliziotti di Sicurezza Pubblica nella comunità di Taniperlas, municipio di Ocosingo, distante circa 200 chilometri ad est di questa città.

La Procura di Giustizia del Chiapas accusa i sette simpatizzanti dell'EZLN di aver sequestrato un indigeno e di "aggressione con lancio di pietre a poliziotti e soldati dell'Esercito messicano che controllavano l'ordine di questa comunità dopo l'operazione realizzata l'11 aprile". Con questi casi si arriva alla cifra di 16 persone arrestate dalle autorità giudiziarie.

Gli indigeni arrestati ieri sono Tomás Sánchez López, Miguel Hernández Pérez, Antonio Rodríguez Jiménez, Fidelino Cruz Mendoza, Manuel Hernández Pérez, Andrés Gutiérrez Hernández e César Rodrigo Núñez Oliva.

La PGJE ha segnalato in un bollettino stampa che "nessuno degli arrestati appartiene all'ejido Taniperlas, però sono stati segnalati da indigeni della comunità come i principali istigatori e promotori delle azioni violente contro loro e contro la Polizia e dell'Esercito".

La PGJE ha aggiunto che "all'aggressione hanno partecipato due stranieri e varie persone ancora che portavano armi di grosso calibro". Ufficiosamente si è detto che sarebbero stati fermati due osservatori stranieri negli uffici dell'Istituto Nazionale di Immigrazione di questa città però questo non ha ricevuto conferma.

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MILITARI REPRIMONO MANIFESTAZIONE

La ARIC (Associazione Rurale di Interesse Collettivo) Indipendente e Democratica ha denunciato lunedì 13 aprile che l'Esercito federale e la polizia di Sicurezza Pubblica hanno represso una manifestazione domenica 12 nella comunità di Taniperlas. Un gruppo di 300 indigeni stava marciando per manifestare contro l'occupazione da parte di militari e poliziotti del loro ejido e contro la detenzione di 9 messicani e la deportazione di 12 internazionali di sabato scorso.

I militari e i poliziotti hanno lanciato gas lacrimogeni, risultato due feriti.

L'ARIC ha pure denunciato che i militari hanno bruciato varie case e la sede del municipio autonomo Ricardo Flores Magon.

TESTIMONIANZA DI UN CONTADINO DI TANIPERLAS

(Questo indigeno tzeltal se n'è andato domenica al tramonto da Taniperlas, capoluogo municipale autonoma di Flores Magon. E' arrivato a San Cristóbal lunedì con la paura di essere arrestato)

"L'11 sono entrati 30 camion di sicurezza pubblica, giudiziari, migrazione e esercito, con molta violenza, addirittura quelli di migrazione, armati.

Hanno saccheggiato gli averi degli accampamentisti. I priisti stavano gridando affinché se ne andassero gli accampamentisti, i soldati ed i priisti parlavano ed andavano insieme. C'era Juan Villafuerte, aspirante presidente municipale per il PRI di Ocosingo. Quelli di sicurezza pubblica ed i priisti hanno distrutto e bruciato l'auditorio. I priisti segnalavano la gente perché li arrestassero. Hanno tirato fuori la gente ed i bambini dai loro letti con tutto.

Gli uomini che hanno potuto se ne sono andati dalla comunità. Hanno perquisito case di "sospetti", anche di quelli che non c'erano. È sparita una motosega.

Domenica 12 si sono riunite le organizzazioni per esigere la partenza delle truppe dal terreno che appartiene all'ejido e dove c'è una clinica e una cooperativa di donne.

La Sicurezza Pubblica ha tirato una bomba di gas lacrimogeno. Il gas è arrivato fino alle case e ha colpito bambini, donne e uomini. Poi le truppe si sono allontanate un poco e le autorità autonome sono andate a parlare con i comandi dell'Esercito e della Sicurezza Pubblica per domandare le ragioni della loro presenza ed i motivi delle detenzioni, oltre ad invitarli ad abbandonare la comunità. I comandi hanno risposto che solo con ordini superiori potevano muoversi di lì. Allora le autorità autonome di Flores Magon hanno chiesto che per lo meno smettessero di buttare bombe lacrimogene.

La situazione si è calmata un poco, ma la valutazione che ha fatto il testimone è che stavano aspettando rinforzi. Alle 19.00 della domenica 12 sono infatti arrivati altri 30 camion della Sicurezza Pubblica, trasportavano anche alcuni priisti incappucciati che non vogliono essere riconosciuti.

Accanto all'auditorio distrutto sono parcheggiati 7 blindati e in Montelibano si sono osservati 22 camion muniti di artiglieria. Durante tutta la notte i soldati gridavano "Stiamo allerta". Stavano scavando buche e trincee.

Alcuni priisti sono spaventati dalla grandezza dell'operazione, dal momento che anche i loro bambini iniziano a tossire per i gas e le loro donne ad aver paura, ecc.



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(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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