Reuter, sabato, 12 Ottobre 1996
CITTA' del MESSICO (Reuter)- Un gruppo cattolico anti-abortista venerdì ha fatto fortemente appello al governo messicano per fermare la sterilizzazione forzata e ha detto che migliaia di donne povere indios sono state sottoposte alla pratica.
"Le donne sono state calpestate. Il loro diritto è stato calpestato", il direttore di Pro-Vida, Jorge Serrano Limon ha tenuto una conferenza nella quale ha diffuso delle notizie. "Sterilizzare la nostra popolazione contro la sua volontà è una violazione completa dei diritti umani", ha detto.
"Vogliamo fare un appello angosciato al presidente perché fermi questo genocidio. Non possiamo lasciare che accada. Perché dopo queste campagne avremo un Messico sterile".
Serrano ha detto che Pro-Vida aveva documentato più di 300 casi di sterilizzazione forzata in istituti medici governativi effettuate oltre gli ultimi tre anni. L'associazione è venuta a conoscenza di molte altre donne che avevano rifiutato di presentarsi pubblicamente. La maggior parte delle sterilizzazioni sono state fatte in aree rurali o aree povere indios, in particolare negli stati di Oaxaca, Puebla e Chiapas.
Un portavoce del Ministero della Salute ha negato che il governo abbia mai promosso una campagna per sterilizzare con la forza le messicane. La strategia ufficiale era quella di "informare la popolazione di tutti i metodi contraccettivi cosicché la popolazione potesse prendere decisioni consapevoli", ha detto.
Il gruppo Pro-Vida ha presentato come testimone una giovane dello stato di Puebla che ha raccontato le sue esperienze quando è entrata nell'ospedale di Huejotzingo, 50 miglia ad est di Città del Messico, per partorire in febbraio.
Subito dopo che il dottore si è messo la sua maschera, il cappellino, i guanti, ha detto: "le legheremo le tube" ha riportato la donna che si chiama Rocio Garrido. Mi ero appena distesa e mi stavano già anestetizzando. Quando ho domandato perché, ha risposto: "Perché è così, mia cara, tutte le donne che vengono qui ne ottengono uno (trattamento) o un altro, è parte di una campagna".
Garrido, 22 anni, ha detto che, dopo aver lasciato l'ospedale, ha scoperto che il dottore le aveva messo una spirale (contraccettivo intra-uterino) senza avvisarla. Il gruppo ha mostrato una copia di documenti dell'ospedale per farle ritirare la protesta.
Più di 40 donne di altre parti di Puebla hanno chiamato in giudizio quest'anno l'Istituto statale messicano di Salute IMSS per aver messo spirali nei loro uteri senza il loro beneplacito o la loro conoscenza e per aver infettato i loro uteri con procedure antigieniche quando hanno effettuato un check up di routine. Una decisione è pendente nel caso.
Pro-Vida concepisce le spirali come una forma di sterilizzazione
perché i dispositivi, che il gruppo anti-abortista spesso
dice sono impiantati senza la conoscenza della donna, fanno sì
che la donna, virtualmente, sia impossibilitata a rimanere incinta.
(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)
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