13-Ottobre-1996
Un metro e 45 di altezza per 40 chili di peso, sofferente e consumata
da una malattia incurabile, eppure la comandante Ramona si è
stagliata gigantesca come le figure indios di Diego Rivera e dei
grandi muralisti messicani, mentre scendeva dalla scaletta dell'aereo
che venerdì notte l'ha portata dal Chiapas a Città
del Messico.
La leader zapatista è giunta nella capitale per partecipare,
ieri, alla chiusura del Congresso nazionale indigeno come rappresentante
unica dell'Esercito zapatista di liberazione nazionale (Ezln),
di cui è stata uno dei capi militari sin dall'inizio della
insurrezione, il primo gennaio 1994. La sua presenza a Città
del Messico, e l'acclamazione dei diecimila delegati al Congresso
che celebra i 504 anni di resistenza india, segna un grande successo
per il movimento degli indios del Chiapas, un evento politico
di grande rilevanza, nonostante il governo Zedillo abbia tentato
di sminuire la presenza di Ramona a un "caso umano".
Anche se l'elemento umano è fortemente presente in questo
evento, data la storia personale della leader zapatista.
In questi quasi tre anni, anche dopo che gli zapatisti hanno smesso
la sollevazione in armi che scatenò una delle più
dure repressioni da parte dell'esercito nella storia del Messico,
Ramona è sempre rimasta al suo posto, nella Selva Lacandona,
a fianco del subcomandante Marcos. Proprio Marcos, con altri leader
del Chiapas, avrebbe dovuto partecipare al Congresso indigeno.
Non l'ha fatto dopo che il governo ha minacciato di arrestarlo.
Al suo posto, solo Ramona avrebbe potuto dare rappresentatività
agli zapatisti, permettendo nello stesso tempo al governo messicano
di "salvare la faccia" facendo passare il cedimento
per un "atto umanitario", viste le gravi condizioni
di salute della leader zapatista.
A ricevere Ramona - giunta a Città del Messico insieme
a rappresentanti della Commissione per la concordia e la pacificazione
(Cocopa), l'organo che ha promosso il negoziato tra l'Ezln e il
governo messicano - c'erano migliaia di persone, che l'hanno salutata
all'aeroporto e poi scortata per le strade della capitale fino
al luogo del Congresso, un anfiteatro dell'Istituto di previdenza
medica. Vestita con il tradizionale huipil bianco e rosso e il
passamontagna nero, fra le braccia un fascio di fiori e la bandiera
messicana, Ramona ha parlato prima nella sua lingua, lo tzotzil
e poi in spagnolo, per salutare i delegati e portare loro il messaggio
dell'Ezln. "Resistiamo al malgoverno perché vogliamo
la democrazia, la libertà, la giustizia per tutti i messicani",
ha detto la comandante Ramona. La leader zapatista ha poi espresso
la totale solidarietà dell'Esercito zapatista alle risoluzioni
del Congresso, perché esprimono la volontà di "proseguire
la lotta, affinché i popoli possano continuare a vivere
come esseri umani e non come animali".
Nella sede del Congresso, dove c'è il Centro medico presso
il quale Ramona si fermerà per curarsi, gli indigeni hanno
poi celebrato un rito propiziatorio alla Madre Terra e al Padre
Sole per dare forza alla donna ammalata.
Al Congresso hanno partecipato molte personalità, fra cui
il candidato presidenziale Cardenas e il popolare eroe del wrestling
"Superbarrio", un altro "uomo mascherato"
(cui Marcos ha detto qualche volta di essersi ispirato), difensore
dei deboli, che aveva partecipato anche alla Convention antiliberista
di quest'estate nella selva Lacandona.
Nella dichiarazione finale, intitolata "Mai più un
Messico senza di noi", i delegati hanno riaffermato la richiesta
di autonomia e del riconoscimento costituzionale dell'esistenza
piena come popoli, con loro terre, usi e costumi, e di un governo
proprio che non vuole essere separatista. Rispetto al dialogo
di pace tra governo e Ezln, i delegati hanno chiesto il rispetto
degli accordi sui diritti e la cultura indigeni firmati nel febbraio
scorso, e che si riunisca subito la commissione di controllo.
Il Congresso ha infine segnalato la necessità di un compromesso
per costruire un "nuovo patto sociale" che rispetti
le diversità.
Ieri sera era prevista una manifestazione nel Zocalo, il cuore
della capitale, con la partecipazione di decine di migliaia di
studenti, indigeni, gruppi filo-zapatisti, organizzazioni progressiste.
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