IL MANIFESTO 13 Agosto 1997

Marcos: "Verremo a piedi fino a Città del Messico"

I N UN AMPIO messaggio (che La Jornada sta pubblicando in questi giorni, diviso in tre puntate, e che si può leggere in Internet, nel sito http://serpiente.dgsca.unam.mx/jornada/), il subcomandante Marcos, a nome dell'Esercito zapatista, ha "ripreso la parola", dopo il silenzio di questi ultimi mesi, e in particolare durante la campagna elettorale culminata nel voto del 6 luglio scorso. E lo fa disegnando un paese diviso in "molti Messico", in alcuni dei quali l'arma elettorale ha effettivamente aperto una via democratica, mentre in altri questo non è stato possibile. Ma, soprattutto, Marcos annuncia che a metà settembre arriveranno nella capitale messicana, Città del Messico, 1.111 zapatisti, dopo una marcia a piedi dal Chiapas, per esigere dal Congresso dell'Unione (il parlamento, Ndt.) il riaspetto degli accordi di San Andrés (nei quali si approvava una proposta di legge sui diritti dei popoli indigeni).

"Andiamo a Città del Messico per essere testimoni diretti della nascita ufficiale di una nuova forza politica, il Fronte zapatista di liberazione nazionale", scrive il subcomandante: la data di questo evento è il 14 settembre, che sarà perciò la data di arrivo della marcia dal Chiapas.Con il risultato delle elezioni, dice Marcos, si è aperto uno spazio di democrazia, libertà e giustizia, e al centro del conflitto è oggi la capitale; ciò che vi avviene aprirà la possibilità di un movimento popolare che percorra una via civile e pacifica. E chi può giovarsene, aggiunge il portavoce dell'Ezln, è proprio Cuauhtémoc Cárdenas, primo sindaco democraticamente eletto della capitale, che però avverte: "Non è in gioco il governo della città più popolata del mondo, ma la possibilità di una trasformazione radicale per vie pacifiche". Infatti lo spazio che si è aperto tutti se lo contendono, e l'esito può essere sia la democratizzazione che una farsa.

Il grande sconfitto delle elezioni, secondo l'Ezln, è il presidente Ernesto Zedillo, benché "una complicata alchimia si sia prodotta, per cui i vinti del voto, Zedillo e la sua politica economica, vengono presentati come i trinfatori". Il presidente, "un venditore di bibite e patate fritte", per arrivare al 6 luglio "ha tracciato una chiara linea di demarcazione tra il Messico indigeno e gli altri Messico che si dividono la nazione": "Il Messico indio è stato gettato a lato e dimenticato, non c'è stata alcuna intenzione seria di gettare ponti che potessero trasformarsi in veicoli di trasmissione di questa possibilità politica", ovvero esercitare un diritto democratico. "Le successive ondate di ribellione civile, che si possono far risalire al 1968 e al 1985, e che risorsero nel 1988 e nel 1994, sono apparse di nuovo nel 1997. La sempre negata e disprezzata (dai politici) società civile aveva conquistato spazi reali per far sentire la sua voce e far sentire il suo peso e la sua importanza. Questi spazi, nella mappa nazionale, somigliano alle macchie di una pelle di tigre e disegnano i molti Messico che convivono nel nostro Messico"."Perché impedirsi - si chiede Marcos - di riconoscere che in determinati territori del paese si era conquistata l'opportunità di far valere l'opinione dei cittadini con mezzi pacifici? Però: perché impedirsi anche di riconoscere che in altri territori, in altri Messico, prevalgono le vecchie farse, attorno alle votazioni, e continua ad essere sbarrata la via pacifica? Riconoscere l'una e l'altra realtà è stata la parola degli zapatisti". Per questo abbiamo chiamato a non votare: di più, abbiamo boicottato le elezioni. "L'obiettivo delle elezioni - aggiunge il messaggio - non era altro che fingere una 'normalità' che, per quei cittadini di ultima categoria che sono gli indigeni, significa solo miseria, abbandono, morte e oblio".

"Ora il presidente presenta se stesso come il vincitore del 6 luglio e invoca la storia: i suoi adulatori lo chiamano il 'nuovo Francisco Madero' (presidente messicano degli anni dieci, successore del dittatore Porfirio Dìaz, Ndt.). E dopo aver creduto di ingannare tutto il paese, dirige le sue batterie contro chi insiste nello sfidare il suo sistema politico ed economico: gli zapatisti".

Eppure, c'è chi "si sbraccia in dichiarazioni per ripetere una menzogna: 'Le condizioni per la pace in Chiapas sono date, le recenti elezioni dimostrano che altre forme di lotta hanno fallito, gli sconfitti delle elezioni sono quelli che hanno scelto le armi e non i voti, gli zapatisti devono firmare la pace e integrarsi nella vita politica nazionale come una forza istituzionale". Al contrario, dice Marcos, la vittoria democratica del 6 luglio sarà tale solo quando tutti i messicani, in tutto il apese, potranno lottare con mezzi pacifici e civili e non dovranno ricorrere alla violenza per far valere i loro diritti o solo per farsi ascoltare. "Il 6 luglio ha perduto, e non solo nelle urne, il partito di stato, ha perduto Zedillo. Ha perduto un Messico, quello dei potenti. Ha perduto, ma non è stato sconfitto: rapidamente rinserra le fila per entrare con tutta la sua forza nello spazio democratico che si è aperto".

La lotta più aspra è quella che si svolge nella capitale: "In essa, in questa città - scrive il subcomandante - e in quel che vi accade, si concentrano le speranze e i sogni di chi continua ad essere muto e imbrigliato, quelli in basso, quelli dell'altro Messico. Solo noi vediamo, in quel che può accadere a Città del Messico, la possibilità reale che un movimento possa crescere, un movimento di rivolta popolare che possa passare attraverso la via più includente, civile, pacifica". "Un uomo - aggiunge - può arrivare a simboleggiare questa possibilità che la rivolta cittadina si traduca in democrazia, libertà e giustizia per tutti. Il suo nome è Cuauhtémoc Cárdenas", purché si sfugga al pericolo di "una farsa appoggiata dai gruppi di potere nazionali e stranieri, e che lasci intatti i problemi fondamentali del paese".

Quanto al Prd (Partido de la Revolución Democratica, il partito di Cárdenas, Ndt.), Marcos pensa che la sua situazione sia "più chiara: i suoi militanti riconoscono che c'è una disputa attorno al profilo del Prd. Noi pensiamo - aggiunge - che sia necessaria l'esistenza di una opzione elettorale di sinistra. E' necessaria una alternativa nuova che si basi sui principi di eguaglianza sociale, democrazia, libertà e sovranità nazionale. Finora è mancato qualcosa del genere sulla scena dei partiti politici. Pensiamo che debba esistere una organizzazione di sinistra che aspiri alla presa del potere e che conquisti l'appoggio della maggioranza dei cittadini". Ma avverte: alcuni dirigenti del Prd fanno loro il discorso presidenziale e mettono al primo posto dell'agenda legislativa (nel nuovo Congresso, il partito al potere, il Pri, ha perso la maggioranza assoluta, Ndt.) "la pace" in Chiapas: "'Pacificazione', chiamavano i potenti le loro campagne omicide contro gli indigeni delle colonie".

Ma "la pace non è una firma. Il governo è disposto a firmare qualunque cosa, ma non a mantenere le sue promesse. Il vero problema è che la menzogna che Zedillo chiama 'dialogo' conduce solo alla scontro, alla violenza e al rinvio delle soluzioni reali. Il dialogo, se è effettivo, si può dare solo se c'è una autentica volontà di onorare gli accordi (l'allusione è all'accordo firmato e poi denunciato dal governo all'inizio di quest'anno, Ndt.)". Non solo, ma "l'illegittimo governatore del Chiapas continua con la sua strategia di destabilizzazione nel nord dello stato, cacciando dalle loro case, incarcerando e assassinando indigeni per mezzo della polizia e delle guardias blancas".

Infine, conclude il portavoce dell'Ezln, l'esercito federale "si sta trasformando in una forza politica, e per questo le sue scelte vengono contaminate da tutto il marciume del potere". Marcos cita i coinvolgimenti di alti gradi militari del narcotraffico, e conclude: "L'esercito federale obbedisce agli ordini dell'esecutivo, però sempre più, nonostante le sue dichiarazioni di lealtà, aspira al potere... come ogni forza politica dentro il sistema".

copyright

La Jornada/il manifesto


logo

Indice delle Notizie dal Messico