ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
Messico, 12 ottobre 1997
Al Congresso Nazionale Indigeno
Al Movimento Urbano Popolare
Al Fronte Zapatista di Liberazione Nazionale
Alle Organizzazioni Sociali e Politiche Indipendenti del Messico
Fratelli e sorelle
Gli indigeni ribelli dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale salutano la celebrazione e gli accordi dell'assemblea del Congresso Nazionale Indigeno che termina oggi, 12 ottobre del 1997, e la continua mobilitazione congiunta del CNI, del Movimento Urbano Popolare e del FZLN.
Mentre si moltiplicano le menzogne governative e crescono le aggressioni contro gli indigeni che lottano con dignità per il riconoscimento pieno dei loro diritti, la saggia voce dei fratelli e delle sorelle del Congresso Nazionale Indigeno cresce per chiarire confusioni e inganni: il cammino verso la pace con giustizia e dignità passa per gli accordi di San Andres e la smilitarizzazione delle zone indigene del Messico.
Così, una voce bruna e ferma risponde ai grovigli confusi con cui il potere nasconde il suo tradimento e la sua ipocrisia.
Incapace di trovare ragioni per sostenere la propria posizione, il supremo governo ripete la cantilena di ieri: chi non si presta al suo gioco è un "intransigente".
Gli alti gerarchi dell'impresa e del clero si uniscono al coro che qualifica la dignità come "intolleranza", la ragione come "testardaggine" e la coerenza come "mancanza di realismo".
Ansioso di mostrare un'immagine attraente ai compratori europei della nostra sovranità nazionale, l'uomo che mal governa questo paese ha fatto sparire per decreto la realtà di una ribellione indigena che, in tutto il territorio nazionale segue molti cammini ed ha molti passi.
Poi è volato ad offrire la nostra storia e le nostre ricchezze.
Dice il servo dei potenti che la causa indigena non ha ragione d'essere, dato che il suo governo ha risolto già tutto il necessario.
Como appoggio ai suoi inganni il governo messicano mostra cifre e fogli che non hanno niente a che vedere con la realtà dei popoli indigeni del Messico.
Il potente non è più solo nella sua menzogna, lo accompagna chi ha venduto le proprie idee e convinzioni e chi ha denaro per ogni cosa, anche per comprare vite e offrire morte.
Lontano dal risolvere il problema indigeno, il malgoverno ha optato per togliergli importanza.
Per riuscirci, ha fatto di tutto per scomporre lo scenario nazionale nel politico, economico, sociale e religioso.
I criminali invadono tutti gli aspetti della vita nazionale e l'insicurezza è l'unica certezza per il cittadino comune e corrente.
Invece di riconoscere il diritto degli indigeni ad essere cittadini a pieno titolo, il supremo governo ha abbassato tutti i cittadini al livello a cui costringe gli abitanti originari di queste terre.
Nè la miseria, nè l'ignoranza, nè la malattia, nè il disprezzo, nè la persecuzione, nè la morte sono patrimonio esclusivo degli indigeni.
Oggi 505 anni dopo l'imposizione brutale di un sistema, e nel terzo anno dell'estensione dei sei anni del regime salinista, la maggioranza dei messicani incontra la sua uguaglianza.
Non nella prosperità e nello sviluppo ma nell'angoscia e nella miseria.
Questo 12 ottobre, noi indigeni non siamo gli unici indigeni.
Condividono con noi la miseria e il dolore, uomini e donne di diverse razze e colori ma della stessa nazionalità, i lavoratori agricoli e urbani scaraventati nella disoccupazione, le donne violentate e maltrattate da influenti potenti, i giovani assassinati da militari impuni, i bambini obbligati a entrare nell'incubo neoliberista fin da piccoli, gli anziani gettati via come spazzatura, gli studenti perseguitati e picchiati da poliziotti con cattedre accademiche, omosessuali e lesbiche accusati di essere diversi.
Per tutti loro, per tutti noi, il grande potere ha decretato il cinismo come cibo, le botte come medicina, l'angoscia come studio, il carcere come abitazione, la tomba come terra, e la disperazione come lavoro.
Con tutti loro, con noi tutti, la ribelle dignità ci affratella e ci permette di convertire la maledizione in speranza.
Lottando insieme a tutti loro, uniti a noi tutti, sarà possibile farla finita con l'incubo e iniziare il cammino verso il domani.
Se per la mente razzista del potere siamo tutti indigeni, tutti dobbiamo essere indigeni per trovare il cammino e fare i passi necessari per renderci nuovi e migliori.
Questo 12 ottobre, la grande nazione messicana incontra ciò che la rende diversa.
Questo giorno, in risposta alla superba stupidità che si fa governo, il Messico sperimenta che la ribellione così come il dolore, uguagliano pelli e pensieri diversi.
Questo giorno si rincontrano, come ieri, le speranze che lottano nelle città e nelle campagne, le dignità di tutti i colori, le ribellioni di passi diversi.
Questo giorno, tutti noi che siamo di sotto, cominciamo a dare lo stesso grido.
Questo grido che esige, reclama e sogna che per tutti i Messico del Messico sono necessarie e possibili ...
Democrazia!
Libertà!
Giustizia!
Dalle montagne del sudest messicano
Per il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno- Comando Generale dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.
Subcomandante Insurgente Marcos.
Messico ottobre 1997
(tradotto da Consolato Ribelle del Messico- Brescia)