ANDIAMO IN CHIAPAS

GIANFRANCO BETTIN, Prosindaco di Venezia

RISPONDENDO a un invito del Subcomandante Insurgente Marcos, una delegazione del comune di Venezia, insieme ad altri esponenti di associazioni e movimenti che sostengono la lotta dell'Esercito zapatista di liberazione nazionale, sarà nel Chiapas nei prossimi giorni.

Non c'è alcuna velleità in questo viaggio, nè, ancor meno, spirito turistico rivoluzionario (?). C'è, semplicemente ma convintamente, l'adesione a un'istanza radicale di giustizia e di difesa dell'identità e dei diritti dei popoli. Marcos pone questo problema, dall'interno della Selva Lacandona, assieme ai discendenti dei Maya sopravvissuti al genocidio, ma lo pone per tutti. Lo pone, anche, con piena consapevolezza di ciò che è il mondo attuale, dei rapporti di scambio tra nord e sud, dell'impatto alienante delle nuove tecnologie applicate a una comunicazione spesso asservita al potere. La sua provocazione mass-mediale, spesso travisata soprattutto da chi considera anacronistico resistere all'omologazione e alla globalizzazione dominante dal mercato e dai suoi spiriti brutali, gioca con questi livelli del messaggio simbolico.

Ma non è in quest'ambito che si esaurisce e si esprime meglio il suo potenziale maggiore, che sta invece nel radicamento nella vita reale, concreta, storica, di uomini e donne, dalla storia e dal potere finora condannati a subire, a sparire.

Nella tradizione di un comune che ha scelto di cooperare con i paesi del sud del mondo, che ha scelto di stare concretamente con chiunque, in ogni parte del pianeta, subisca violenza e ingiustizia, Venezia, città già gemellata con Sarajevo, città simbolo di ogni incrocio tra le diverse parti e anime del mondo, accoglie e ricambia fraternamente l'invito di Marcos. Il nostro dialogo nel villaggio de La Realidad, nelle Comunità della “zona del conflitto”, con lo stesso vescovo Ruiz di San Cristóbal de las Casas, si pone in questa prospettiva, confidando, come ci ha scritto Marcos, “que la paciente esperanza derrote a la desesperanza atropelladà” (che la paziente speranza sconfigga l’aggressiva disperazione).

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La Jornada 12 aprile 1997

Vengono il prosindaco di Venezia e delegati italiani

a incontrarsi con il subcomandante.

Capeggiata dal prosindaco di Venezia, Gianfranco Bettin, nei prossimi giorni viaggerà per la zona in “conflitto” in Chiapas una delegazione di rappresentanti di associazioni e movimenti d’Italia che appoggiano la lotta dell’Esercito Zapatista, per incontrarsi col subcomandante Marcos.

Gianfranco Bettin dice che, in questo viaggio non c’è “nessuno spirito da turismo rivoluzionario”, ma invece la risposta a un invito di Marcos e la decisione di mantenere “la tradizione di un comune (quello di Venezia) che ha scelto di cooperare con i paesi del sud del mondo e di stare coscientemente con chi in qualsiasi parte del mondo soffra per la violenza e l'ingiustizia”.

Ha pure segnalato che con questo viaggio si confermerà l’adesione ad “una volontà radicale di giustizia, di difesa dell’identità e dei diritti dei popoli”, dato che “Marcos pone questo problema dalla Selva Lacandona, insieme ai discendenti dei Maya sopravvissuti al genocidio, e lo pone a tutti”.

E lo pone, afferma Bettin, “con la piena coscienza di ciò che è il mondo attuale e le relazioni di scambio fra il nord e il sud”.

tradotto dal Comitato Chiapas di Torino


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