11 giugno 1998

 

Testimonianza delle donne della comunità di Unión Progreso, Municipio san Juan de la Libertad

(ex El Bosque)

 

E’ stata organizzata una carovana di osservazione al Municipio di San Juan de la Libertad il 10 giugno, composta da 22 persone della società civile organizzata, preoccupate per la situazione della popolazione in questo municipio dopo l’operazione militare-poliziesca che si è effettuata dall’alba di questo giorno.

L’informazione che segue presenta la testimonianza delle donne di Unión Progreso che si trovano rifugiate sulla montagna. La carovana di osservazione è arrivata alle 7:30 della sera alla comunità prima di Unión Progreso, qui si sono fermate 3 persone che sono state informate dei luoghi in cui c’era stata l’operazione e che si sono poi dirette alla comunità di Unión Progreso, comunità formata da 160 famiglie. Prima di arrivare in questo luogo, hanno trovato alcune donne che stavano fuggendo dalla comunità. Queste donne li hanno informati che il problema è iniziato nella comunità di Los Plátanos, dove sono entrate la Sicurezza Pubblica, la PGR, militari e paramilitari, sono iniziati gli spari e insieme a questi gruppi c’erano due persone incappucciate che segnalavano le persone da arrestare e li accusavano di aver ammazzato persone. Sono arrivati in questa comunità con 26 camion e poco dopo ne sono arrivati altri 21 con altri effettivi.

Dopo l’ingresso nella comunità di Los Plátanos alle 5:00 di mattina si sono diretti alla comunità di Union Progreso, dove le donne si sono alzate quando arrivavano i camion. Vedendoli arrivare, sono uscite dalle case e per la paura volevano fuggire, sono riuscite a passare per le piantagioni di caffè poiché le strade erano bloccate dai corpi di polizia e militari, tutti gli uomini della comunità sono stati arrestati e li hanno obbligati a stare a terra, se no venivano colpiti. Sono stati così per 5 ore, mentre venivano interrogati. Gli uomini hanno dichiarato di non aver fatto niente; che se avessero ucciso qualcuno si sarebbero nascosti e sarebbero scappati, allora gli hanno chiesto perché le donne erano scappate, e loro hanno risposto che avevano avuto paura perché era la prima volta che l’esercito entrava nella comunità. Mentre li tenevano in stato di fermo, li hanno minacciati di tagliargli i testicoli, li hanno picchiati ed insultati.

Gli uomini della comunità, una volta rilasciati, hanno raggiunto le loro famiglie portando tostadas e acqua, poiché le donne erano uscite dalle case senza alcun alimento. Erano già le 8:30 della notte e sono tornati vicino alla comunità per cercare acqua e lì si sono fermati a dormire all’aperto.

Due degli osservatori sono entrati, accompagnati da 3 persone di Unión Progreso, in questa comunità per vedere com’era rimasta dopo l’operazione, hanno potuto costatare che tutte le case erano distrutte, i negozietti saccheggiati, al camion della comunità di 3 tonnellate sono state rubate parti lasciandolo inutilizzabile, avevano conigli e sono scomparsi. Hanno rubato soldi dai negozi, in uno sono stati rubati 5.000 pesos ed in un altro 4.700. Anche la chiesa e la scuola sono state distrutte. I documenti dei maestri sono stati portati via, così come gli atti di nascita di tutte le persone sono stati sottratti dalle case.

Oggi gli uomini andranno, di giorno, alla comunità per quantificare le perdite e nel caso non ci siano più i corpi di sicurezza e l’esercito torneranno alla loro comunità, poiché dicono che non hanno motivi per fuggire se non hanno fatto niente, si faranno fotografie e video.

Sono scomparsi 7 giovani, molto probabilmente sono morti poiché è stato trovato sangue nei campi di mais. In più un elicottero è sceso nel luogo dove si dice siano stati portati i loro corpi morti o feriti. I loro nomi sono: Adolfo Gómez Días (20 anni), Bartolo López Méndez (23), Lorenzo López Méndez (18), Andrés Gómez Gómez (27), Antonio Gómez Gómez (21), Sebastián Gómez (16) e Mario Sánchez Ruiz (24).

Uno di loro è padre di famiglia e lascia un bambino e due bambine orfane.

Tre di loro sono fratelli e la loro madre rimane senza nessun figlio.

Il giorno di ieri le donne rifugiate hanno manifestato per sollecitare la presenza della società civile affinché testimoni lo stato in cui si trova la comunità e li accompagni nel ritorno.

 

Brigata di osservazione

TADAS, Enlace Civil, CEPAZ, Barzon, CAI, FZLN, Kinal Anzetik.

 


(tradotto dall'Associazione Ya Basta! per la dignità dei popoli e contro il neoliberismo - From: "si.ro" <si.ro@iol.it>)

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