La Jornada 11 febbraio 1998

A La Realidad il pattugliamento non cessa e ogni giorno aumenta sempre più

Hermann Bellinghausen, inviato, La Realidad, Chis., 10 febbraio ¤

A La Realidad e nelle comunità di montagna si è instaurata una "nuova normalità" da brivido: il pattugliamento militare che non cessa. E ogni giorno aumenta di più. L'8 di febbraio, le truppe federali sono entrate, per esempio, nei villaggi vicini a San Cristóbal e a Benito Juárez, dentro alle montagne. I pattugliamenti terrestri, da alcuni giorni, non sono più due, bensì quattro, provenienti da Guadalupe Tepeyac e dall'estremo opposto, dal torrente Euseba, cosicchè sono passati per La Realidad fino a 40 veicoli blindati ed anfibi, con centinaia di soldati puntando le armi.

A partire dal recente fine settimana, l'atteggiamento dei soldati è diventato più espansivo ed insultante, includendo i segni manuali delle cosiddette oscenità e frasi del tipo: "Questo esploderà, stronze vecchie", diretta a un gruppo di donne tojolabales che li osservano passare, disposte a intervenire se i soldati si fermano.

E' da due giorni che le famiglie non possono andare nei campi, e per raccogliere legna per il fuoco vanno in gruppo, e solo in posti piuttosto vicini.

"Ci stanno veramente danneggiando"

"In questi giorni si è detto che l'Esercito Federale era entrato nella Realidad, però non è stato qui, ma nella comunità di San Cristóbal. Io credo che si riferiscono a ciò. Il giorno 8 sono entrati in quattro comunità".

Maximiliano, portavoce della comunità de La Realidad, descrive i fatti:

"Dall'accampamento del torrente Euseba sono partiti 200 soldati e sono arrivati in San Cristóbal, e chiedevano dove era il sentiero. Domandavano sulle armi. Sono passati al villaggio di Santa Teresa e hanno proseguito fino a Margaritas, Las Reinas, e lì i 200 si sono messi in posizione di combattimento.

Da lì sono andati a Benito Juárez, però sono arrivati solo in 25 a quel villaggio. 175 soldati si sono dispersi sul monte. Era già tardi quando sono tornati a passare per San Cristóbal e sono ritornati al loro accampamento del torrente Euseba che era quasi mezzanotte".

Ci parla pure dei sorvoli a bassa quota: "Tutti i giorni passa un aereo grande proprio mentre passa il convoglio attraverso la comunità, e rimane qua sopra girando in tondo. Lo stesso aereo viene tutte le notti e vola molto basso".

Altre azioni delle pattuglie dell'Esercito Federale consistono nel fermarsi a lungo ai due estremi de La Realidad, per far capire che li hanno accerchiati. Poco fa un soldato ha buttato sul viso di un uomo che si trovava sul bordo della strada, nel villaggio, un "gas che brucia molto in faccia, da un tubo che portava".

Maximiliano racconta che in varie occasioni i convogli hanno accelerato per investire contadini che vanno lungo la strada, frenando poi all'ultimo momento, "per vedere che cosa fanno i compagni".

"I militari ci stanno danneggiando ", insiste. Inoltre, adesso che la strada va bene, è sistemata, gli incidenti fra veicoli sono aumentati. In una sola settimana ce ne sono stati sei, due dovuti ai veicoli militari.

Durante un percorso per la regione, si è potuto confermare che nella comunità di Monte Fiore, alla frontiera con il Guatemala, l'Esercito Federale è entrato 3 volte in una settimana. La prima volta i soldati sono arrivati con 'dispense' alla metà della mattina, mentre la popolazione si trovava a lavorare nei campi.

Secondo i contadini, gli uomini che erano rimasti in Monte Fiore "hanno preso le dispense per paura". Il giorno seguente i soldati sono tornati e la comunità ha rifiutato la loro presenza e le dispense. Il terzo giorno l'Esercito ha accerchiato per varie ore Monte Fiore.

Si è pure saputo che ieri la truppa è entrata nella comunità di San Agustín, nella vallata contigua, sulle rive del torrente Jatate.

Compleanno della solitudine

Evanescenti, incerte, sotto la gran luna, lampione allo zenit, ballano uguali alle nubi le genti di questo villaggio. Suona una marimba. È una piccola festa. L'Aguascalientes è diventata grande e hanno dovuto mettersi tutti vicini dal lato della scalinata. Niente gente da altri villaggi, non parliamo poi di fuori. Poche famiglie, più che altro i giovani, che hanno bisogno di spolverarsi, e gruppi di bambini un po' più grandi giocando in modo incomprensibile nella vastità vuota del Aguascalientes illuminato.

L'aereo accompagna la festa con ripetuti sorvoli a bassa quota lungo la notte, girando con la sua voce rauca, e adesso con la novità di volare tutto illuminato, come perché lo vedano. Giorno e notte, per cielo e per terra, romba ne La Realidad il run-run della minaccia militare.

La Elsy guarda quelli che ballano come se fossero pesci in un acquario.

Come di tutto in questa vita, se la ride dei ballerini. Poi dice all'improvviso la Elsy: "Non è una festa allegra".

Però sta suonando la marimba e sono state accese le luci e la gente, e pure lei, stanno continuando a sorridere. La Flor, dietro di lei, presentando alla luce i suoi grandi occhi completamente neri e brillanti, la dice ancor più chiara: "È una festa triste".

E sorride. L'aereo da ricognizione va e viene dalle nubi stracciate ed incostanti. È curioso, però la voce che gira fuori, che le truppe dell'Esercito Federale "avrebbero occupato" La Realidad, in questo villaggio è diventata la voce che in effetti avrebbero attaccato oggi nel terzo anniversario dell'occupazione militare e nel momento più grande da allora, qui e in tutta la cosiddetta "zona di conflitto".

Elsy ripete qualcosa che mi ha detto il primo giorno di questo anno, in questo stesso Aguascalientes, allora davvero completamente deserto".

"Che venga gente, molta, che diventi tutto allegro" e con le sue braccia e mani di bambina fa un gesto di pieno, di abbondanza, e per la prima volta si fa imbronciata.

È una notte fredda, di giacche e sciarpe. E' il corto inverno della selva che conosce solo le lunghe estati. La temibile stagione secca, uguale a quella di tre anni fa, è il clima più propizio per una invasione militare, di cui per altro l'aggressivo Esercito Federale mostra un'inoccultabile intenzione.

Il procedimento anestetico dell'attuale escalation militare non ha avuto alcun effetto sui danneggiati, come lo prova il dolente discorso che, all'inizio del ballo, ha letto uno dei rappresentanti di questa comunità.

"Tre anni fa ci volevano uccidere tutti però non hanno potuto perché abbiamo ragione, perché non usiamo solo la lotta con i proiettili. Chiaro che stiamo soffrendo, però non è come se stessimo andando avanti da anni sparando per la nostra resistenza. Stiamo vincendo politicamente, perciò è importante resistere.

Prima aveva detto che con l'offensiva del 9 febbraio del 1995 "l'Esercito del mal governo ci voleva finire, però non ci hanno potuto vincere militarmente", ed ha aggiunto: "Li abbiamo vinti in tutto il mondo, l'esempio sta nel 12 gennaio quando si sono mossi in 56 paesi a nostro favore per le nostre giuste richieste al governo ed all'Esercito Federale".

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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