Elezioni in Chiapas: frodi ed astensionismo

dal Sureste del 10 ottobre 1998, di Luis Javier Garrido

 

Il gruppo al potere, ancora salinista, non può nascondere che cercherà senza scrupoli di continuare al potere nel 2000 e che non gli va di lasciare ai messicani altra possibilità che quella della resistenza civile.

  1. I segnali che i tecnocrati che governano il Messico stanno dando sono ignobili: senza volerlo, somigliano sempre più ad una banda criminale che agisce nella più aperta illegalità: coprendo i crimini politici, proteggendo i narcos, umiliando il Potere Giuridico e ricorrendo alla frode elettorale.
  2. Il regime ha voluto legittimare, attraverso le elezioni legislative e municipali del Chiapas del 4 ottobre, l'imposizione politica, la militarizzazione dello stato e l'inadempimento degli Accordi di San Andrès, però il pesante rifiuto del popolo chiapaneco ad una simulazione di comizi effettuati in stato di assedio e sotto il peso di una crisi sociale ed economica che si è aggravata fino al limite della sopravvivenza, lo ha smascherato ancora una volta.
  3. Che elezioni "libere" ci possono essere, bisognerebbe chiedersi, in uno stato che si trova nell'illegalità più assoluta, con un governo di occupazione, vivendo una guerra di bassa intensità e con ampie zone devastate dalle politiche ufficiali e dalla natura? Che elezioni "libere" ci possono essere quando il PRI, che è un partito di Stato, intimorisce i contadini indigeni con le sue basi paramilitari: i Chinchulines, Paz y Justicia, Máscara Roja, senza che l'autorità elettorale ritiri le liste? "Non si può andare nei campi o a cercare cibo", dichiaravano timorosi a La Jornada (il 1° ottobre) gli abitanti delle Cañadas. Come avrebbero potuto allora andare a votare?
  4. "Gli indigeni del Chiapas non possono trovare rifugio in Messico", diceva in una sua visita nel nostro paese, il 19 marzo, il romanziere portoghese José Saramago - a cui l'Accademia Svedese ha appena consegnato il Premio Nobel per la Letteratura del 1998 - e quest'affermazione è più vera che mai.
  5. Le elezioni del Chiapas hanno costituito una massiccia e generalizzata violazione dei diritti umani, così come stanno dichiarando gli osservatori di Amnesty International, di Global Exchange e di molteplici ONG nazionali. I fatti sono convincenti: acquisto di voti, intimidazione degli elettori, taglio dei registri elettorali, espulsioni di rappresentanti dell'opposizione e trasporto degli elettori, fino ad arrivare alla falsificazione dei voti per dissimulare l'astensionismo. E' presente tutto il catalogo di pratiche di frode anche se i funzionari dell'IFE le smentiscono.
  6. Il messaggio che Ernesto Zedillo ha mandato ai chiapanechi, organizzando nel bel mezzo della crisi sociale queste elezioni fraudolente, non poteva essere più grave, poiché essendosi già opposto al cambiamento attraverso gli Accordi di San Andrés, adesso lascia intravedere chiaramente che per lui non si può nemmeno dar vita al cambiamento per la via elettorale.
  7. Le elezioni costituzionali del Chiapas del 4 ottobre sono state, tuttavia, in un altro senso, un vero plebiscito che ha testimoniato il ripudio del regime da parte del popolo chiapaneco ed allo stesso tempo l'appoggio alle domande storiche dei contadini indigeni zapatisti che si sono astenuti dal voto. Le cifre sono eloquenti: più dell'85% di astensione nelle zone che il regime ha stimato come zone di maggiore ribellione e più del 60% in tutto lo stato, per quanto si cerchi di fabbricare voti fraudolenti per far scendere le cifre.
  8. In Chiapas, come in ampie zone del paese, c'è da tempo una crisi istituzionale, sociale ed economica senza precedenti e per questo risulta irrisorio parlare adesso di una "crisi costituzionale" per il fatto che dopo che sono state sospese le elezioni in tre distretti ed annullate le elezioni di San Juan Chuamula, non si può formare il Congresso. In Chiapas si vive nell'illegalità da decenni e non potrà esserci uno Stato di Diritto finché il governo non adempia agli Accordi di San Andrés, non si negozi seriamente con l'EZLN e non si instauri un ordine costituzionale. L'annullamento delle elezioni richiesto dal PRD non sarebbe stato altro che un palliativo temporaneo.
  9. L'autonominato "governatore" Roberto Albores, imposto da Zedillo da Los Pinos in piena illegalità, non ha agito, nella sua deplorevole gestione, in altro modo che come un qualunque delinquente. La sua responsabilità criminale nei massacri di Ocosingo e di El Bosque ha fatto il giro del mondo. Il PAN e il PRD hanno annunciato il 27 settembre che lo avrebbero denunciato per i reati di speculazione e di accaparramento degli aiuti umanitari alle vittime delle inondazioni. Adesso, senz'altro, sarà accusato di aver strumentalizzato la violazione massiccia dei diritti politici della popolazione. Questo inconsistente individuo non è tuttavia l'unico colpevole del deterioramento della situazione in Chiapas, la responsabilità di quello che succede è di tutto il sistema e del suo capo formale.
  10. Gli ultimi fatti dimostrano che la fine del "sistema" potrebbe essere più vicina di quanto molti suppongano. Ma ci danno anche una lezione che questa fine potrà non arrivare se non attraverso la resistenza delle maggioranze: attraverso quella "insurrezione etica" di cui parla Saramago.

 


(tradotto dall'Associazione Ya Basta! Per la dignità dei popoli e contro il neoliberismo - Lombardia)



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