La Jornada 10 aprile 1998

José Antonio Román ¤ Anche se il conflitto nello stato del Chiapas è davvero complesso, "per fortuna" non ha carattere religioso, come alcuni settori hanno assicurato, ha affermato il vescovo ausiliare della Prima Arcidiocesi del Messico, José de Jesús Martínez Zepeda.

Il religioso ha definito "positiva" la decisione governativa di realizzare un operativo di polizia-militare per sequestrare armi in San Cristóbal de las Casas, però sarebbe desiderabile - ha detto -che questo tipo di misure si portassero avanti pure d'altre parti per disarmare tutti i gruppi, ad eccezione dell'EZLN, che rimane protetto dalla Legge di Concordia e Pacificazione.

"Il desiderio di pace deve essere accompagnato da fatti concreti. Non possiamo dire che vogliamo la pace, mentre altri gruppi continuano ad armarsi", ha segnalato il prelato, che ha chiesto una inchiesta profonda per determinare se effettivamente dietro ai gruppi armati esistano lider religiosi, sia che siano cattolici che evangelici...

Martínez Zepeda si è riferito anche alla questione Conai e Samuel Ruiz. Noi vescovi, ha detto, "difendiamo don Samuel dagli attacchi, però non è stato né l'Episcopato Messicano né i suoi vescovi quelli che hanno creato questa organizzazione di mediazione né hanno proposto loro Samuel Ruiz come presidente; pertanto, gli unici che lo possono disconoscere sono le parti in conflitto, ossia il governo o l'EZLN, nessun altro. Loro e solo loro, devono decidere se desiderano che la Conai e don Samuel continuino nella mediazione. La Chiesa non ha niente da questionare con don Samuel".

Ha riconosciuto che il ruolo mediatore di Ruiz sta diventando sempre più difficile, però che il suo lavoro si appoggia su di un lungo lavoro pastorale. "Da molto giovane è andato a lavorare là con un progetto che è stato accettato da tutte le organizzazioni che erano più vicine agli indigeni".

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