LA JORNADA DEL 10 GENNAIO 1998

"LO SCEMO DEL VILLAGGIO" DI JAIME AVILES

Zedillo: una guerra persa

1. reso di sorpresa il primo di gennaio del 1994, l'Esercito messicano recuperò in poco tempo le città occupate militarmente dall'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale(EZLN). Il 16 gennaio, 4 giorni dopo la manifestazione oceanica per la pace nel Zocalo di Città del Messico, l'Esercito messicano si arrestò a 80 km di distanza da Guadalupe Tepeyac. Le truppe federali mantennero queste posizioni fino al 19 dicembre 1994, quando gli Zapatisti intrapresero la seconda campagna di quell'anno - SENZA SPARARE UN COLPO -. La mobilitazione strategica dell'esercito messicano fu finalizzata a preparare l'assalto alle posizioni dell'EZLN che avrebbera compiuto nel febbraio 1995.

Nel marzo ed in aprile, mentre si contrattava nuovamente la formula del dialogo - formalmente interrotto il 10 giugno del 1994 per unilaterale decisione dell'EZLN -, l'apparato di Sicurezza dello stato sotto copertura dell'Esercito messicano, mise le basi per l'organizzazione di un gruppo paramilitare nel Nord del Chapas, fuori dalla "zona del conflitto", secondo la versione ufficiale. Nel maggio 195 apparì "Pace e Giustizia" che, con i suoi pistoleri assoldati, intraprese una nuova guerra tecnicamente conosciuta come di bassa intensità. Durante il resto del 1995 e per tutto il 1996, i servizi segreti dello stato lavorarono intensamente nei preparativi necessari per estendere la "guerra di bassa intensità" nella zona de "Los Altos".

2. L'installazione delle milizie paramilitari avvenne ad opera del generale MARIO RENAN CASTILLO FERNANDEZ, COMANDANTE DELLA SETTIMA SEZIONE MILITARE CON SEDE A Tutxla Gutierrez. Gli esperti al suo comando, addestrati come nella scuola antisommossa di FORT BRAGG, nella Carolina del Nord: assunsero per primo il compito di vagliare tutte le aree di influenza dell'EZLN nella catena montagnosa che circonda la città di San Cristobal de Las Casas.

Impressionati perché non pensavano che la forza politica dell'EZLN fosse così grande, gli specialisti antisommossa procedettero ad esaminare quali fossero i centri urbani dove vi fosse contraddizione tra popolazione indigena zapatista e popolazione indigena affiliata al PRI. Dai risultati della ricerca di tali esperti risultò che fra i più poveri vi erano gruppi di poverissimi e fra questi ultimi vi erano gruppi ancora più poveri: furono loro ad essere assoldati dal PRI per dar vita al primo nucleo dell'organizzazione paramilitare. Nel maggio 1997 i gruppi paramilitari che pian piano si andavano organizzando nel MIRA(Movimento Indigeno Rivoluzionario Antizapatista), iniziarono una campagna di osteggiamento delle basi di appoggio dell'EZLN, mescolando il terrorismo selettivo allo stragismo; a tutto ciò seguirono i saccheggi, i furti, gli incendi appiccati alle abitazioni delle comunità indigene. Da settembre a novembre l'offensiva paramilitare raggiunse il suo punto culminante con il proposito di disorganizzare le basi dell'EZLN, facendo sì che migliaia di persone si rifugiassero sulle montagne. Sprovvisti di tutto: tetto, vestiti, alimenti, lavoro e sicurezza. Quando la stampa, infine, si rese conto di questa barbarie, l'intensità della guerra si abbassò di nuovo per conservare quel disordine che già regnava, affinché i "desplazados" non potessero riprendere la loro vita quotidiana.

QUINDI, APPROFITTANDO CHE IL PAESE ERA GIÀ IN VACANZA, SUCCESSE IL FATTO DI ACTEAL.

La strage del 22 dicembre costituì un colpo strategico anche se mal calcolato e mal eseguito. Con la complicità degli Agenti di Sicurezza Pubblica che circondarono la zona per difendere i paramilitari, sotto il coordinamento logistico di URIEL JARQUIN e HOMERO TOVILLA, operatori politici dell'ex governo di RUIZ FERRO, sotto la supervisione del Consiglio statale di Sicurezza Pubblica(che si occupa delle azioni antisommossa)e con l'accondiscendenza dell'ex segretario del governo Emilio Chuayffet Chemor, gli assassini arrivarono ad Acteal, secondo le notizie più recenti, disposti a battersi in uno scontro con i "desplazados".

3. Però gli abitanti dell'accampamento che già sapevano dell'imminenza dell'attacco e che non avevano armi per difendersi, essendo un gruppo religioso profondamente cattolico, decisero di inginocchiarsi e pregare e di chiedere al cielo di perdonarli. RICARDO ROCHA dimostrò, nel suo magnifico programma di domenica scorsa, come la maggioranza delle ferite da arma da fuoco che presentavano i cadaveri, avevano l'orifizio d'entrata della pallottola nella schiena.

I militari avevano ordini precisi e li eseguirono fino in fondo.

Sicuramente si fecero prendere la mano. RICARDO spiega come nella notte del massacro URIEL JARQUIN arrivò all'accampamento per mettersi d'accordo perché molti cadaveri fossero occultati, tant'è vero che il capo della Croce Rossa testimoniò che quando arrivarono sul posto i soccorsi, molti corpi erano accatastati. Ad ACTEAL si era appena consumato un crimine di stato. E ciò che sopravvenne dopo, come scritto nel copione della guerra, fu la cinica spiegazione dello Stato.

4. La presidenza della Repubblica, per mezzo del dottor ZEDILLO, dichiarò il 23 dicembre in maniera pungente "Fu un atto crudele, assurdo, inaccettabile". La Procura Generale della Repubblica affibbiò le indagini al foro federale ed al suo titolare, professionalmente corrotto, che promise di investigare "fino alle estreme conseguenze". La Presidentessa della Commissione dei Diritti Umani, dopo una certa titubanza, si recò sul posto personalmente nella zona de "Los Altos".

L'avvocato della nazione si mosse con rapidità. Come affermano tutti gli indizi, egli manovrò le circostanze in modo tale che un gruppo di paramilitari si incontrasse con il corteo funebre delle 45 vittime, il che sembra una mossa volontaria per proteggere gli sciacalli, per depistare le indagini e consegnare all'opinione pubblica gli esecutori della strage, distogliendo così l'attenzione dai veri mandanti. In seguito LE SUE INDAGINI GLI PERMISERO DI SCOPRIRE CHE TUTTO CIÒ ERA STATO PRODOTTO IN UN " CONFLITTO INTERCOMUNITARIO", e si continuò, per questo, ad incolpare piccoli attori del reparto. Ma la guerra, organizzata con cura ed anticipatamente, procedette nel suo corso ascendente. Dopo la strage, l'Apparato di Sicurezza dello Stato scoprì "movimenti di truppe zapatiste nella Selva" e mandò 5000 effettivi a "Los Altos". Le forze regolari di combattimento occuparono la zona preparata dalle forze irregolari.

Grazie a quell'operazione l'amministrazione del dottor ZEDILLO chiuse l'anello che le mancava nella sua strategia di annichilimento, dopo di che non bisogna dimenticarsi che durante il 1995 e 1996, il regime non cessò di moltiplicare le sue fortificazioni militari nella pianura.

5. Adesso, dal punto di vista del governo, tutto è pronto per dar luogo all'offensiva finale contro EZLN.

Posizionato con un numero immenso di forze, l'Esercito messicano avanza da giovedì 8 verso le posizione montanare degli insorti con la prevedibile intenzione di catturare il Subcomandante Marcos. Per gli strateghi di questa guerra, avere la testa del massimo capo, continua ad essere un requisito fondamentale per la negoziazione, della restituzione delle basi. Quattro anni di discussioni su questo non hanno fatto smettere di pensarlo. Il regime, apparentemente, ha intrapreso una lotta contro il tempo. La data ultima, la scadenza da non raggiungere è quel giorno in cui dal Messico, da Parigi, da Roma, da Berna, da Madrid, da Barcellona e dalle diverse città degli Stati Uniti si organizzeranno manifestazioni mai viste ed arriverà la richiesta per ZEDILLO di farla finita con questa guerra sporca e di dar compimento agli accordi di S. Andres; per l'Unione Europea, di interrompere gli accordi commerciali con il Messico imponendole, poi, sanzioni per la violazione dei diritti umani dei più poveri del Chapas; e per Bill Clinton, di interrompere il rifornimento di armi che sta elargendo generosamente, fin dall'inizio del conflitto, al Governo messicano per far fronte alla "giusta" ribellione degli indios. Un'altra lettura è quella che vede il nuovo segretario di Governo, FRANCISCO LABASTIDA OCHOA - che sicuramente rappresenta un progetto alternativo dentro al PRI, avverso agli interessi faziosi del sindacato dei governatori del Sud - Est, però non alieno ai mega progetti neoliberisti, da attuare in questa regione, in cui comunque non rientrano gli Indios - sta usando irresponsabilmente l'Esercito messicano, finendo per trovarsi nel copione macabramente disegnato da CHUAYFFET per obbligare EZLN a tornare al tavolo di trattative nelle condizioni più sfavorevoli che le si possano imporre." Se è così, sennò è lo stesso", così dice "LO SCEMO DEL VILLAGGIO", ci troviamo davanti ad una nuova offensiva militare, simile a quella del febbraio 1995 ed i rischi per ZEDILLO, LABASTIDA, PER L'IMMAGINE DELL'ESERCITO MILITARE MESSICANO E PER LA STABILITÀ DEL PAESE SONO ALTISSIMI. Se viene commesso qualche errore in questi calcoli fatti a sangue freddo, il sangue caldo scorrerà senza ritegno.

6. Intanto, impiegando i Generali, che non hanno funzioni politiche, in funzioni che solo la polizia civile dovrebbe svolgere, LABASTIDA, agendo e non agendo, ha propiziato uno scontro aperto e pubblico tra l'esercito messicano e la chiesa cattolica. Ed è fra queste due istituzioni che è rimasta nientemeno che la presidenza della repubblica e le tardive dichiarazioni del segretario del governo che consideravano SAMUEL RUIZ, un "fautore di pace" non basteranno per attenuare le sensazioni sgradevoli che hanno serpeggiato negli alti gradi militari, ne il buffetto violentemente assestato al vertice della gerarchia ecclesiastica. Un pessimo risultato per colui che oggi compie sette giorni come "capo della politica interna del Paese".

Ma non si è detto ciò che è più importante: dal 12 gennaio, quando la società civile se lo impose, EZLN si convertì paradossalmente in una forza politica non violenta. Nel giugno di quell'anno storico, al rompersi del dialogo con SALINAS, gli zapatisti inaugurarono un dialogo mai interrotto con la società civile del Messico e del mondo intero. In questa stessa linea EZLN riannodò il dialogo con il dottor ZEDILLO e, sotto le molteplici provocazioni di RUIZ FERRO, rimase al tavolo di trattative fino al settembre del 1996, dopo aver firmato gli accordi con i rappresentanti ufficiali del Presidente della Repubblica (accordi a cui non è mai stato dato compimento). Privilegiando la via pacifica in termini assoluti, EZLN ha vinto in strada la guerra politica. Questo spiega, in buona misura che, incapace di vincere sul tavolo di trattativa contro i più deboli, il regime tenta di distruggerli militarmente: un genocidio (come quello di ACTEAL del 22 dicembre) che nessun paese civilizzato della Terra ha visto con simpatia se non con orrore e con preoccupazione legittima e genuina. Può ZEDILLO dimostrare che vi siano mai state manifestazione in suo appoggio? C'è mai stata qualche dichiarazione di partiti, di governi, di parlamenti o di autorità religiose che lo spinga a perpetrare fino in fondo la sua barbarie?

In Messico vive oggi la questione diplomatica più grave che si ricordi in molti anni e le cause di questa calamità non si può dire che camminino (e che ci fanno camminare) nella giusta direzione. Usciamo allo scoperto il prossimo lunedì (12 gennaio manifestazione intercontinentale) per fermare questa guerra.

(tradotto dal LAB)

Bologna - Via della Torretta 23

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