La Jornada 9/9/98

Gli indios del Messico verso il nuovo millennio

Pablo Gonzalez Casanova

Queste note sono per indagare il Quadro Globale e Nazionale in cui si collocano i problemi degli indios e delle etnie del Messico o in cui gli indigeni espongono i loro problemi e i problemi della nazione e del mondo.

Dobbiamo pensare che sono scomparsi: primo, lo Stato benefattore, secondo, lo Stato sviluppista e terzo, lo Stato liberatore... Non dimentichiamo che lo Stato neoliberale si svincola espressamente da qualsiasi responsabilità di sicurezza sociale, di sviluppo economico e di liberazione nazionale, oppure le assume come retorica di circostanza o come un male necessario che, appena può, cerca di scrollarsi di dosso.

Dobbiamo pensare che lo Stato-Nazione ha perso importanza relativa e che non è possibile limitarsi allo Stato-Nazione per parlare di una società, di una politica, di un'economia, di una determinata cultura. In qualunque caso, non possiamo dimenticarci dei processi transnazionali e multinazionali della globalizzazione quando parliamo di qualunque paese, specialmente del "nostro paese", con questo "nostro" molto impreciso. Non possiamo neppure trascurare l'importanza che nella dinamica mondiale e locale hanno acquisito i popoli e le etnie. Così, parlando della nazione messicana o dello Stato messicano non è valido dimenticare i popoli del Messico né le etnie del Messico se si vuole mantenere una minima capacità di pensare e di agire. Senza ombra di dubbio, se non osserviamo la globalizzazione nei popoli e nelle etnie, ci rifiutiamo di comprendere il paese.

Dobbiamo pensare che la globalizzazione è un processo di dominio e di appropriazione del mondo. La dominazione degli Stati e mercati, di società e popoli, si esercita in termini politico-militari, finanziario-tecnologici e socio-culturali. L'appropriazione delle risorse naturali, l'appropriazione delle ricchezze e l'appropriazione del prodotto eccedente si realizzano - dalla seconda metà del secolo XX - in un modo speciale, nel quale lo sviluppo tecnologico e scientifico più avanzato si combina con forme molto antiche, incluso d'origine animale, di depredazione, spartizione e parassitismo, che oggi appaiono come fenomeni di privatizzazione, denazionalizzazione, deregolazione, con trasferimenti, sussidi, esenzioni, concessioni e, pure, fatti di privazioni, emarginazione, esclusioni, impoverimenti che facilitano processi macrosociali di sfruttamento di lavoratori ed artigiani, uomini e donne, bambini e bambine. La globalizzazione s'intende in una maniera superficiale, ossia, ingannevole, se non la si vincola ai processi di dominazione e di appropriazione.

Ora, dobbiamo pensare che la globalizzazione è pilotata da un complesso impresariale-finanziario-tecnoscientifico-politico e militare che ha raggiunto alti livelli di efficienza nella strutturazione, articolazione e organizzazione delle parti che integrano il complesso, molte delle quali sono imprese o istituzioni statali anch'esse complesse. Così, il mega-complesso dominante, o il complesso dei complessi dominante, possiede grandi imprese che dispongono di banche per il proprio finanziamento, di centri di ricerca scientifica per le proprie tecnologie, di agenzie di pubblicità per diffondere le virtù dei loro prodotti, di politici e militari per l'apertura e l'ampliamento dei loro "mercati di liquidi", o dei loro mercati di realizzazione e vendita, o dei loro mercati di contrattazione di lavoratori qualificati e non.

Il complesso di complessi dispone degli strumenti necessari per configurare sistemi di strutture sociali, economiche, culturali e politiche che non solo influiscono direttamente, ma anche indirettamente nei comportamenti ricercati di dominazione e di appropriazione. Le forme "non dirette" d'influenza del complesso gli permettono di articolare e combinare le più diverse strutture di repressione, cooptazione e mediazione per raggiungere i suoi obiettivi. Il suo agire si basa, in tutto il possibile, nel conoscere e nell'agire di tendenze e contro-tendenze che si danno nel sistema mondo. Il megacomplesso ha appreso ad approfittare di queste tendenze e contro-tendenze ed a regolarle in accordo ai suoi obiettivi a livello mondiale.

Per questo, un'osservazione attenta dei grandi cambiamenti occorsi nel fine millennio ci porta alla conclusione che molti problemi nazionali non sono più gli stessi di prima e che le soluzioni a lungo accarezzate non sono più soluzioni. Così, ad esempio, nessuno pensa più che il Progresso, lo Sviluppo o la Modernizzazione siano tendenze naturali del paese o che in essi esistano condizioni crescenti per una rivoluzione sociale di carattere nazionale e mondiale. E' possibile che ritornino le lotte per la giustizia sociale e la crescita equitativa della produzione e la distribuzione, come è anche possibile che si torni ad esporre nuove lotte di liberazione e di rivoluzione sociale, però oggi, ai vari progetti democratizzatori si aggiunge una corrente che impiega i concetti di costruzione e resistenza come basi di un negoziato che si realizzi tra conflitti e consensi e che permetta di accumulare forze e conoscenze per liberare le piccole e grandi lotte nazionali e mondiali il cui futuro è incerto.

Inoltre, se osserviamo con attenzione, molte delle riforme e delle rivoluzioni che hanno tentato di liberare i paesi dal colonialismo e dall'imperialismo, o che hanno cercato di creare strutture e infrastrutture, costituzioni e istituzioni per lo sviluppo e l'industrializzazione, oppure per la sicurezza e la giustizia sociale, sono entrate in processi di de-strutturazione e crisi che si sono accentuate con la politica neoliberista globalizzatrice.

Il cambiamento delle tendenze storiche sperate è così forte che ci ha messo in una situazione insolita. Le scienze naturali e sociali hanno contribuito a creare una realtà che non può spiegare né controllare nei loro obiettivi umanisti. Questo fatto obbliga a esporre forzatamente nuovi concetti di verità e di morale. Con un'aggravante: che il non uguagliare la vita con il pensiero è parte dei cambiamenti strutturali che sono all'ordine del giorno nelle politiche della Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, il GATT e la World Trade Organization (OMC).

Questi organismi corrispondono a tutto un sistema di pensare - articolato e flessibile - che si muove per obiettivi "politicamente corretti" e per "hidden goals", per "fini occulti". Però, mentre gli obiettivi "politicamente corretti" corrispondono al dominio del mondo formale, delle sue mediazioni e giustificazioni o razionalizzazioni, gli "obiettivi occulti" si propongono di massimizzare utilità e minimizzare perdite nella lotta per la dominazione e l'appropriazione del mondo.

Il doppio sistema in vigore di pensare e agire fa che la verità si riduca al potere dominante e agli interessi particolari di questa. La verità si elitizza al tempo stesso in cui si privatizza. Gli effetti che sia a livello tecnico che naturale hanno nel discorso pubblico, ufficiale o impresariale, raggiungono le stesse scienze sociali. Il problema si aggrava così tanto che gli obiettivi occulti corrispondono a credenze e dogmi che si articolano e flessibilizzano razionalmente e in pratica per massimizzare utilità e minimizzare perdite corrispondenti ad interessi particolari che non sempre coincidono con l'interesse generale, nazionale o dell'Umanità.

La verità privatizzata ed elitista sviluppa di più la sua intelligenza che la sua morale. Sa che fa "il male" e lo occulta; scopre per sé e copre per gli altri, gli "effetti laterali" delle sue pratiche teoriche (delle sue realtà virtuali, delle sue modellazioni e simulazioni matematiche) e delle sue pratiche politiche (delle sue "carte d'intenti", dei suoi "aggiustamenti strutturali" compromettenti e compromessi). Nessuna spiegazione di B per A è accettabile se B è un "effetto non desiderato" e se A è la politica neoliberale delle forze dominanti o il tipo di sistemi di strutture e di istituzioni che queste hanno imposto. In ambedue i casi addirittura la più rigorosa e fondata spiegazione dei meccanismi per i quali A genera B è disprezzata, rifiutata con violenza, o tollerata come opinione senza basi. Il cumulo immenso di prove che smentiscono i dogmi teorici del neoliberismo è sottomesso al fuoco dell'inesistente.

Le politiche globalizzatrici di "liberalizzazione" e di "deregolarizzazione" e i loro obiettivi manifesti di "stabilizzazione economica", "efficienza e modernizzazione della produzione e dei servizi", "trasparenza", "good governance" e "democrazia" nel governo e di "poverty alleviation", sono state sistematicamente confutate dai fatti e risultano metodicamente insostenibili quando si pensa in termini di un minimo rigore scientifico, logico, empirico, storico o politico.

Le politiche globalizzatrici non solo privatizzano la verità ma anche la morale. Ogni concetto e meccanismo etico-giuridico resta a giudizio delle forze dominanti e dei loro "hidden goals", espressi in tutte le lingue del mondo da corporazioni, élite e mafie.

In queste condizioni gli scienziati lavorano con due sistemi di argomentazione, quelli che servono per raggiungere gli obiettivi privati e quelli che servono per dare ordini indiretti di raggiungerli con proposte, discorsi, convegni, che mediatizzano con un linguaggio tecno-scientifico "politicamente corretto" sia i veri obiettivi ricercati come qualsiasi intento di spiegare i loro effetti avversi agli interessi generali dei paesi e del mondo.

Dopo vent'anni di applicazione, non c'è dubbio che gli aggiustamenti strutturali non hanno ottenuto in nessun luogo e in nessun momento gli effetti sperati e, invece, hanno aumentato gli effetti della dominazione e appropriazione del mondo in favore dei complessi e delle reti egemoniche. Però questi, lontani dall'attenuare o modificare le loro politiche neoliberali, le continuano ad applicare ed anche ad estenderle dalla periferia al centro, e dai lavoratori non qualificati a quelli qualificati. I risultati sono in vista: l'impoverimento delle nazioni, dei popoli e dei lavoratori, con crescenti trasferimenti di eccedenti dalla periferia al centro del mondo e dai salariati ai non salariati, con la caduta verticale dell'educazione e la scolarità non solo in quantità ma anche in qualità, come pure il deterioramento e il collasso dei sistemi della sanità pubblica e delle condizioni di vita, lavoro e sicurezza; nel mezzo dell'assalto e della presenza quotidiana e mondiale della macro-corruzione, che si intreccia ai sistemi bancari e governativi e si articola al crimine organizzato, alle mafie e alle loro clientele, al terrorismo di Stato e della società civile, rimedi questi peggiori della malattia, che distruggono o minacciano nazioni intere per il bene della produzione e del consumo dell'industria degli armamenti.

I problemi di fine millennio sono così profondi che non funzionano ormai più le antiche misure di soluzione. Coloro che tentano di applicarle scoprono presto che vivono in un paese in cui non possono più applicarle.

Alcuni si spaventano e arrivano a credere che non ci sia alternativa. Più di cento paesi - e tra questi il Messico - dopo gli aggiustamenti strutturali sono restati:

primo: senza politica monetaria propria;

secondo: senza politica fiscale propria;

terzo: senza politica di investimenti e spesa pubblica per lo sviluppo, la giustizia sociale e la sovranità nazionale.

In più, i sistemi di governo che sussistono dopo le riforme strutturali non solo si trovano davanti a grandi problemi sociali, economici, culturali e politici che li portano sul bordo dell'ingovernabilità costituzionale, ma che all'interno della governabilità costituzionale - e incluso fuori di essa - difficilmente possono imporre una politica monetaria propria, una politica fiscale sovrana, una politica di investimenti e spese che rafforzi i processi istituzionali e democratici. Le tendenze e contro-tendenze naturali alla destabilizzazione si combinano con le politiche dominanti di macro-destabilizzazione con cui si castiga coloro che non rispettano i loro impegni e la parola data ai creditori internazionali e ai club di Washington, Parigi e Londra.

Tutto sembra indicare che la costruzione del mondo attuale implica la costruzione di un mondo nuovo da parte proprio della società civile, un mondo di una democrazia di tutti, plurale, partecipativa e rappresentativa. Ben oltre i concetti classici di riforma o rivoluzione, tra rivoluzioni e riforme, tra conflitti e consensi, tra non-mediazioni violente e mediazioni negoziatrici, sarà la società civile fatta di molte società civili che si costruirà, si difenderà e imposterà il diritto di costruire un mondo più giusto e più libero.

E' precisamente lì dove compaiono in primo piano gli indios del Messico tra gli avamposti di un movimento di portata mondiale che, dalla cultura maya e occidentale, non si propone di prendere il potere ma di costruire il potere, costruire il mondo.

Le vecchie idee degli antropologi sugli indios non devono occultarci le idee degli indios sull'umanità. Solo con esse comprenderemo il nostro paese e cambieremo il mondo. Il progetto degli indios è un progetto di resistenza storica posto all'oggi e il cui contributo più originale consiste nel sostituire gli impegni liberali del passato con impegni democratici che si rispettano nel diritto e nei fatti.

Gli indios del Messico - e non solo i maya né solo l'EZLN - stanno proponendo un progetto di cambiamento storico dal locale fino al globale passando attraverso i popoli, le nazioni e le regioni. Partendo da forme di resistenza pacifica o armata, propongono un nuovo impegno, un nuovo patto che rispetti l'autonomia delle persone e delle comunità e che non ricada, come è accaduto con tutti i patti liberali, paternalisti e populisti, in autoritarismi e clientelismi che sono fonte della corruzione di ogni progetto democratico, nazionale e sociale.

Qui ed ora per studiare il paese, dobbiamo studiare gli indios e per costruire il paese dobbiamo costruirlo con gli indios. Sarà il nostro contributo al mondo.

Gli indios e i popoli, le etnie e le nazioni, i cittadini e i lavoratori qualificati e non qualificati, a livello locale e globale, nazionale e mondiale, saranno alla testa di un'epoca di resistenza storica che forse vincerà i dogmi del sistema dominante attraverso l'impegno democratico ed un patto sociale che impediscano il trionfo della barbarie cibernetica. La nuova scienza, tra incertezze, ci sprona a costruire ipotesi che si auto-realizzino. Non ci assicura che la soluzione sia necessaria né probabile. Però è possibile.


(tradotto da Consolato Ribelle del Messico-Brescia)



logo

Indice delle Notizie dal Messico


home