Bene. Buona sera. Vi informeremo su quanto
è accaduto in questi giorni nelle... nelle riunioni che
abbiamo ostruito, sostenuto, pardon, con la Commissione di Concordia
e Pacificazione sul tema delle riforme costituzionali su diritti
e cultura indigena. Vi farò una rassegna di cosa è
successo, e poi leggerò due testi, due lettere che riassumono
la nostra posizione. Vi racconterò una storia,
la storia di un negoziato che non c'è stato, di un negoziato
in cui una delle parti non ne è venuta a conoscenza fino
al momento in cui questo entra in crisi.
Da quando è cominciato il negoziato
dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale con il governo
del signor Zedillo Ponce de Leon, questo negoziato e questo dialogo
sono stati continuamente in crisi, in concreto perché una
delle parti, il governo federale, non si decide ancora per intraprendere
la via del negoziato. Con la sostituzione del ministro dell'Interno
nel 1995 si è cominciato a impostare una strategia che,
a grandi linee, si definisce come quella del bastone e della carota,
e che consiste nel presentare a una delle parti un poliziotto
buono e un poliziotto cattivo. Si suppone che davanti alla parte
che negozia, in questo caso i ribelli zapatisti, c'è un
negoziatore buono e un negoziatore cattivo. In questo caso, il
negoziatore cattivo era il duo dinamico Bernal e Del Valle ed
il negoziatore buono era il titolare del Ministero dell'Interno
(SG). Durante tutto questo tempo, il ruolo del poliziotto cattivo,
del bastone, rappresentato da Bernal e Del Valle, è consistito
nel mettere in crisi il dialogo per cercare di trovare il momento
opportuno che permettesse la soluzione militare, o permettesse
che l'EZLN si sedesse con meno vantaggi e con tutto contro per
poter imporre la posizione del governo al tavolo di San Andrés.
Il ruolo del poliziotto buono era quello di cercare di risolvere
questa crisi di modo che l'EZLN capisse che era meglio negoziare
con il titolare del Ministero dell'Interno, e perciò si
faceva capire che c'erano due posizioni diverse dentro l'apparato
governativo. Da una parte il Ministero dell'Interno e dall'altra
la delegazione governativa guidata da Bernal e Del Valle.
L'ultima grande crisi prima della presente,
nell'agosto del 1996, quest'anno, aveva fatto sì che le
comunità decidessero che non era possibile proseguire il
dialogo e il negoziato finché non fossero giunti segnali
sicuri che si sarebbero rispettati gli accordi, e che il governo,
con tutte le conseguenze, avesse dimostrato disponibilità
a negoziare. Quindi si sono decise cinque richieste che erano
e rimangono le cinque condizioni per far sì che riprenda
il dialogo sospeso dalle comunità zapatiste alla fine di
agosto del 1996 con un comunicato che è stato reso noto
nei primi giorni di settembre.
Questo modello della carota e del bastone,
del poliziotto buono e di quello cattivo, si è ripetuto
anche dopo, quando si era accordata l'uscita della comandante
Ramona per poter assistere al Congresso Nazionale Indigeno e si
è ripresentato di nuovo quando si è iniziato a discutere
sul regolamento della Commissione di Seguimento e Verifica, ed
ancora quando si è installata questa Commissione di Seguimento
e Verifica. Nelle riunioni che abbiamo sostenuto con la Commissione
Nazionale di Intermediazione e con la Commissione di Concordia
e Pacificazione, riunioni che abbiamo chiamato tripartite, il
poliziotto cattivo, il dinamico duo, si è dedicato a sabotare
e a cercare di opporsi alle iniziative della Commissione di Concordia
e Pacificazione. Perciò nella scorsa riunione si era
accordato tra l'EZLN e la Commissione di Concordia e Pacificazione
che era giunto il momento di sbloccare un punto fondamentale della
crisi: che si rispettassero gli accordi firmati a San Andrés riguardanti
il Tavolo 1, nel tema di Democrazia e Giust... (pardon), su Diritti
e Cultura Indigena. Per questo c'è stato un primo scambio
di documenti tra il governo federale e la Commissione di Concordia
e Pacificazione, e l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
e la Commissione di Concordia e Pacificazione, dove ognuno presentava
la forma in cui secondo lui questi Accordi di San Andrés del Tavolo
1 potevano plasmarsi in riforme costituzionali che garantissero
i diritti e la cultura dei popoli indigeni in Messico.
Immediatamente, questo processo, questo formato
di accordo, di negoziato è esploso perché il governo
federale ha voluto far marcia indietro sugli accordi presi a San
Andrés e pretendeva di far passare una riforma costituzionale
completamente inefficace ed empirica. La Commissione di Concordia
e Pacificazione ha esortato le parti per l'ultima volta. Considerava
che l'EZLN era andata sul tetto degli accordi di San Andrés, mentre
il governo federale era andato al piano terra degli accordi di
San Andrés, e lei invece poteva tentare di costruire il piano
di mezzo. Il 19 novembre, la Commissione di Concordia e Pacificazione
inviava una sua commissione nella comunità di La Realidad
nella Selva Lacandona per consultarsi con i membri del comando
zapatista, e là i membri della COCOPA ci hanno detto di
non essere disposti a riaprire il negoziato per nessuna delle
parti, né per l'EZLN né per il governo federale,
ed hanno chiesto un impegno sia all'EZLN che al Ministero dell'Interno:
che fossero disposti ad accettare un documento che la COCOPA avrebbe
elaborato per pronunciarsi su quelle che potevano essere le riforme
costituzionali. Ci hanno detto che il Ministero dell'Interno si
era impegnato a consegnare un ultimo documento su come loro pensavano
che si potessero plasmare le riforme costituzionali, e anche noi
ci siamo impegnati pure a consegnare un documento. L'accordo fra
le parti era che questo sarebbe stato il documento finale di ognuno,
e che a partire da quel momento l'unico documento valido sarebbe
stato quello prodotto dalla COCOPA in base alle due posizioni.
Sulla base di questo compromesso siamo arrivati qui nella città
di San Cristobal il 24 novembre ed abbiamo lavorato i giorni 24
e 25 con il corpo dei consiglieri, ed il giorno 26 novembre abbiamo
consegnato alla Commissione di Concordia e Pacificazione il documento
finale dell'EZLN. Il 27 novembre, il giorno dopo, la COCOPA si
è riunita ancora con noi e ci ha presentato il problema
che sia il documento ricevuto dall'EZLN così come quello
inviato dal Ministero dell'Interno, insistevano su posizioni contrarie
e diametralmente opposte. La Commissione di Concordia e Pacificazione
ha insistito sul fatto che non voleva ripetere il Tavolo di San
Andrés. L'EZLN si è trovata d'accordo su questo e la COCOPA
si è impegnata a produrre un documento dalle due posizioni
che interpretasse gli accordi di San Andrés e li promuovesse a
iniziativa per riforme costituzionali.
Il giorno 28, la Commissione di Concordia
e Pacificazione ha lavorato e il 29 novembre la COCOPA ci ha
chiesto una riunione per presentarci il documento finale. Ci
viene detto chiaramente che era un documento a cui si poteva rispondere
solo "sì o no", e che non era disposta a ricevere
osservazioni di alcun tipo o ad aprire nuovamente il negoziato
su questo documento. Che il "sì" o il "no"
delle parti significava il fallimento o il successo della Commissione
di Concordia e Pacificazione, e che nel caso che una qualsiasi
delle due parti, sia l'EZLN che il governo federale, rispondessero
di no, con un no, la Commissione di Concordia e Pacificazione
considerava terminato il suo lavoro di coadiuvante ed avendo fallito,
sarebbe scomparsa. L'EZLN si è impegnato a rivedere il
documento il giorno stesso. Lavorammo tutta la notte, incluso
con il nostro corpo di asserzione... di assessori (pardon), e
il 30 novembre, sabato, lo scorso sabato, a mezzogiorno, ci siamo
riuniti con la Commissione di Concordia e Pacificazione e le abbiamo
detto che vedevamo come il documento contenesse varie lacune rispetto
a ciò che erano gli accordi di San Andrés. Che mancavano
molti accordi da incorporare al documento però ne conteneva
alcuni e che questo avanzamento sarebbe stato importante. Visto
che la COCOPA lo presentava come uno sforzo finale, l'EZLN accettava
il documento della Commissione di Concordia e Pacificazione come
iniziativa di riforma costituzionale, e non faceva alcuna osservazione
né correggeva né un accento, né una virgola.
Il giorno prima, mentre ci consegnava il documento,
la Commissione di Concordia e Pacificazione ci aveva detto che
nello stesso momento in cui ci avevano consegnato il documento,
questo stava venendo faxato al Ministero dell'Interno. Questo
è accaduto il 29 novembre. Il 30 novembre, dopo aver ricevuto
la nostra risposta, nel pomeriggio, la Commissione di Concordia
e Pacificazione ha viaggiato verso Città del Messico, e
nello stesso pomeriggio si è incontrata con il Ministero
dell'Interno, che ha detto di accettare il documento ma che dovevano
comprendere che, dato che il signor Zedillo era fuori, conveniva
aspettare che ritornasse per potersi pronunciare. La Commissione
di Concordia e Pacificazione è stata d'accordo, e ci ha
chiesto di mantenere in discrezione e confidenza il fatto che
l'EZLN avesse accettato. Ci hanno detto che anche il Ministero
dell'Interno aveva accettato (questo era domenica primo dicembre)
ed il lunedì 2 dicembre, mentre la COCOPA aspettava di
incontrarsi con il Ministero dell'Interno e con il signor Zedillo
affinché si lanciasse l'iniziativa, c'è stata la
destituzione del Procuratore Generale della Repubblica, Antonio
Lozano Gracia, e la crisi che questo ha scatenato nel gabinetto
e nella classe politica in Messico.
Lunedì e martedì non ci è
arrivato nessun segnale. Si trovavano ancora nel casino in cui si erano cacciati, e martedì
notte, da come ci hanno raccontato, il Ministero dell'Interno
si riunisce con la Commissione di Concordia e Pacificazione e
le dice che non è d'accordo con il documento, e che ha
una serie di osservazioni da fare. Consegna le osservazioni e
dice che chiede alla Commissione di Concordia e Pacificazione
di consegnarle all'EZLN affinché l'EZLN si pronunci su
queste modifiche. La Commissione di Concordia e Pacificazione
arriva a San Cristobal, ci dà questa risposta e noi le
rispondiamo ciò che le avevamo già detto: che noi
avevamo capito che si trattava di un documento finale che si accettava
solo un "sì" o un "no", che noi avevamo
detto di "sì" ed avevamo chiuso il negoziato:
che non eravamo disposti un'altra volta al tira e molla sulle
parole, punti, accenti e virgole, e che per noi, quindi, il negoziato
era chiuso e che le suddette "osservazioni" del Ministero
dell'Interno equivalevano ad un "no". Che se la situazione
era questa, significava che il governo si negava a rispettare
gli accordi di San Andrés e che noi chiedevamo il ritiro alle
nostre posizioni di montagna per poterci pronunciare da una posizione
più sicura.
La Commissione di Concordia e Pacificazione
ci ha chiesto prudenza e ha chiesto anche appoggio per tentare
un'ultima volta di parlare con il Ministero dell'Interno e ha
detto che se era necessario era disposta ad incontrarsi direttamente
con il signor Zedillo dato che prima avevano ricevuto un "sì"
da parte del Ministero dell'Interno, e poi un "no".
In questi giorni, venerdì 6 e sabato
7 dicembre, si sono tenuti questi incontri tra il Ministero dell'Interno
e la COCOPA, poi tra la COCOPA e il signor Zedillo, in due tempi.
Prima si sono incontrati con il Ministero dell'Interno, alla presenza
del signor Chuayffet, del signor Nuñez, del signor Franco,
e dei signori Bernal e Del Valle. Il Ministero dell'Interno ha
accusato in questa riunione la COCOPA di favoritismo verso l'EZLN,
dicendo che la COCOPA aveva consegnato il documento prima all'EZLN
e che il contenuto dell'iniziativa di legge incorporava soltanto
le posizioni dell'EZLN e non le posizioni del Ministero dell'Interno.
La COCOPA ha rifiutato l'accusa e ha comprovato che aveva consegnato
il documento all'EZLN, mentre contemporaneamente lo faxava al
Ministero dell'Interno, ed ha insistito con il Ministero dell'Interno
affermando che il contenuto della sua iniziativa non era sulle
posizioni dell'EZLN ma bensì sulla base degli accordi che
la delegazione governativa aveva firmato a San Andrés il 16 febbraio
dell'anno in corso. Da quanto ci dicono, ebbero modo di spiccare
per fermezza in questa riunione col Ministero dell'Interno i senatori
Luis H. Alvarez ed Heriberto Castillo. La Commissione di Concordia
e Pacificazione ha reclamato al Ministero dell'Interno di aver
prima accettato il documento e poi di averlo rifiutato. Il Ministero
dell'Interno ha detto che prima aveva inteso che il documento
era un documento di base per la discussione e non che fosse definitivo.
La COCOPA ha detto di no, che era stato detto chiaramente in
pubblico e in privato che il documento era definitivo e che non
sarebbe accettato altro che un si oppure un no. Poi il Ministero
dell'Interno ha riconosciuto di aver accettato il documento senza
prima averne conosciuto il contenuto, senza averlo letto, e che
solo dopo averlo letto erano sorti i dubbi; che vedevano problemi
costituzionali, che avrebbero avuto gravi ripercussioni nel Congresso
e nella Costituzione se si approvava tale quale, e quando la
COCOPA ha reclamato perché non ci avevano pensato prima,
il Ministero dell'Interno ha risposto che non pensavano che fosse
necessario rispettare gli accordi. Quindi il Ministero dell'Interno
ha detto che si trattava di un malinteso fra la COCOPA e il Ministero
dell'Interno, e che ad ogni modo si trattava di un problema tra
la COCOPA e l'EZLN. E la COCOPA ha ricordato al Ministero dell'Interno
che non era così, che il processo di dialogo e di negoziato
e la guerra è fra il governo e l'EZLN e non tra la COCOPA
e l'EZLN, e per finire dice che quello che vuole è avvisare
che presenterà il documento al Congresso dell'Unione come
iniziativa di legge. Che sperano che il signor Zedillo lo appoggi,
e per questo chiedono di poter parlare con Zedillo per chiedergli
il suo appoggio. Nel caso che non sia così, la COCOPA dice
che presenterebbe lo stesso il documento solo con le firme dei
suoi membri al Congresso dell'Unione. Il Ministero dice che forse
questa è una via d'uscita, e rimprovera la COCOPA per aver
usato un tono da ultimatum di fronte al governo. Va bene che
la COCOPA presenti ultimatum all'EZLN perché è un
gruppo di trasgressori che sono fuori dalla legge, però
non si possono presentare ultimatum al governo perché il
governo è la legge. Ah, ah! E per finire che, ad ogni
modo, se non si usciva da quella situazione, il problema era della
COCOPA con l'EZLN perché la COCOPA si era impegnata con
l'EZLN e non il governo. La commissione che stava dialogando con
il Ministero dell'Interno insiste per incontrarsi con il signor
Zedillo, e si presentano alle 19 dello stesso giorno. In quella
riunione, a cui partecipano da parte del governo federale i signori
Zedillo, Chuayffet, Nuñez e Franco e da parte della Commissione
di Concordia e Pacificazione, don Luis H. Alvarez, don Heberto
Castillo, José Narro, Jaime Martínez Veloz y Juan
Roque Flores, almeno credo.
Il senatore Luis H. Álvarez dice al
signor Zedillo che si immagina che conosca già qual è
il problema e che vuole sapere la sua opinione o la sua posizione
rispetto all'argomento. Secondo quanto dicono i legislatori,
il signor Zedillo in tono misurato e rispettoso però energico
rifiuta l'iniziativa di legge della COCOPA con termini che fanno
capire alla COCOPA che il signor Zedillo sta parlando di un documento
che non è quello presentato dalla COCOPA. Si riferiva ad
una serie di termini e di pericoli che poteva portarsi dietro
l'iniziativa della COCOPA se fosse stata approvata, e su questo
ha fatto qualche esempio. E la COCOPA allora ha compreso che il
signor Zedillo stava parlando di un documento che non era quello
che aveva elaborato la Commissione di Concordia e Pacificazione,
ma che era stato male informato, tanto sul documento come sul
processo, perché il signor Zedillo pensava che l'iniziativa
fosse un'iniziativa dell'EZLN sulle riforme costituzionali, e
quindi che fosse un'iniziativa che la COCOPA faceva d'accordo
con l'EZLN. Solo alla fine ha capito che era un'iniziativa che
si basava su ciò che la sua rappresentanza governativa
e l'EZLN avevano firmato come accordo in San Andrés.
Il signor Zedillo ha detto al principio che,
a differenza di quello che diceva la Segreteria di Governo perché
il Ministero dell'Interno diceva che il problema non era di fondo,
che era d'accordo con lo spirito dell'iniziativa, però
che c'erano dettagli da cambiare, il signor Zedillo ha detto che
non era d'accordo con questo; che l'iniziativa di legge conteneva
gravi problemi di fondo, e che non si trattava solo di dettagli;
che lui doveva stare attento a ciò, perché un'iniziativa
di questo tipo poteva portare a conseguenze future molto gravi
per il paese se avvenisse un cambiamento costituzionale che potrebbe
aprire la porta alla frammentazione o alla divisione del paese.
La COCOPA ha continuato ad insistere che questa
non era la reale iniziativa fatta dalla COCOPA, e che probabilmente
si stava riferendo ad un altro documento o che stava presentando
una visione unilaterale e rimaneggiata di ciò che è
il documento. La Commissione di Concordia e Pacificazione rimprovera
al presidente il fatto che il Ministero dell'Interno, che il governo,
abbia mancato alla propria parola e all'impegno d'accettare l'iniziativa
della COCOPA, e che capivano quindi che questa posizione governativa
significava la fine della Commissione di Concordia e Pacificazione
e la fine pure della possibilità di arrivare, in modo rapido,
alla firma della pace. Dato che l'autorità della COCOPA
si basava sull'appoggio che aveva trovato tanto da parte dell'EZLN
come da parte del governo federale, e dato che il governo federale
mancava al proprio impegno, allora la sua posizione non ha più
senso. Il signor Zedillo ha insistito dicendo che si trattava
di un malinteso fra il Ministero dell'Interno e la COCOPA, e non
di una mancanza di fronte ad un impegno preso.
I legislatori, e qui si nota un'altra volta
oltre a don Heberto Castillo, ora il deputato Narro per i suoi
interventi, insistono con Zedillo che no, che era un impegno del
Ministero dell'Interno e che non era stato rispettato. Il signor
Zedillo dice che si rende conto che la COCOPA era disposta a consegnare
l'iniziativa di legge anche solo con la propria firma, la firma
dei suoi componenti, e a differenza di quello che aveva detto
il Ministero dell'Interno, ciò potrebbe dare soluzione
al problema. Il signor Zedillo ha detto che non era d'accordo,
perché dato che lui non era d'accordo con l'iniziativa,
si sarebbe opposto col suo governo all'iniziativa e quindi non
passerebbe e quindi il problema non si risolverebbe. Che lui insisteva
nel fatto che l'iniziativa di legge doveva venire riesaminata
ed accordata fra le parti. La Commissione di Concordia e Pacificazione
ha insistito che non si trattava di un malinteso ma di un accordo
a cui non si era dato seguito; che vedevano che si trattava di
informazione sbagliata del Ministero dell'Interno verso la Presidenza;
che la base da cui erano partiti per elaborare l'iniziativa erano
gli accordi che il governo aveva firmato il 16 febbraio '96, e
in nessun modo si trattava della posizione dell'EZLN nel dialogo
di San Andrés, e che per finire si era tenuto conto sia di ciò
che aveva proposto l'EZLN che il governo, dato che entrambe le
parti avevano firmato questi accordi.
Il signor Zedillo comincia a rendersi conto
che non ha un'informazione completa di ciò che è
stato il processo, che le sue obiezioni non sono all'iniziativa
della COCOPA ma alla versione che gli avevano dato dei fatti.
Quindi dice che, di fronte alle argomentazioni della COCOPA,
riconosce che non è un avvocato, e che quelli che stanno
al Ministero dell'Interno che dicono che il progetto è
anticostituzionale, nemmeno sono avvocati. Ha detto, il signor
Zedillo, che aveva dei dubbi e che doveva esprimerli; che era
preoccupato perché pensava che poteva danneggiare con ciò,
che preferiva consultarsi; che lui restava col dubbio che questa
iniziativa potesse portare altri problemi.
La COCOPA gli ha allora fatto la domanda che
tutti si stanno facendo adesso: se questi accordi di San Andrés
potevano essere così tanto problematici e dannosi per la
nazione, perché il governo aveva affidato alla COCOPA l'iniziativa
di legge, e perché nessuno aveva controllato il materiale
che era lì da dieci mesi, dopo essere stato firmato dal
governo federale. In questi dieci mesi, nessuno del governo sì
è preoccupato di rivedere il materiale che era stato firmato
per avvertire che non andava bene o che il linguaggio che aveva
usato il signor Heberto era contaminato o minato, per avvertire
la COCOPA che ci potevano essere dei problemi; che allora dato
che si era data fiducia alla COCOPA per elaborare un documento
che il governo, dieci mesi dopo, riconosceva che poteva dar luogo
a problemi. Che quindi era vero quello che diceva l'EZLN, che
il governo solo firmava accordi per firmarli, e mai aveva pensato
seriamente di rispettarli.
Il signor Zedillo ha accettato che poteva
esserci qualche lacuna nell'informazione e nella revisione, ed
ha proposto di ricercare una via d'uscita perché non c'è
nessun modo per spiegare perché si rifiuta ora ciò
che si è approvato e si è firmato prima. Il signor
Zedillo propone, insiste dicendo che è sua intenzione tirar
fuori una riforma che adempia agli accordi di San Andrés, e propone
di inviare un messaggio all'Esercito Zapatista di Liberazione
Nazionale per spiegare la sua posizione, e chiedere che, in mutuo
accordo fra Esecutivo Federale e l'EZLN, si apra di nuovo la discussione
sulla iniziativa di legge. Il Ministero dell'Interno si oppone,
perché dice che questo va a detrimento dell'immagine del
presidente, che non si può abbassare (bene, bene), che
non può abbassarsi fino a dirigersi per scritto all'EZLN.
Il signor Zedillo insiste che ci sono già precedenti e
che per lui non ha senso dire che si abbasserebbe. E per finire
si rimane con un messaggio verbale, il messaggio di... del signor
Zedillo per l'EZLN.
Il messaggio, questa è la versione,
anzi la mia versione della versione che danno i legislatori, non
è da prendere alla lettera, però più o meno
sarebbe questo: manda a dire il signor Zedido (Zedillo, pardon),
che ha dei dubbi sull'impatto dell'iniziativa; che il suo dubbio
è in buona fede, che non può commettere errori,
e che vuole consultarsi con costituzionalisti per poter accettare
questa iniziativa; che è oggettivo che hanno da dieci mesi
i documenti che non conoscono, però che c'è disponibilità
ad approvarli da parte sua e da parte dell'Esecutivo Federale.
Lanciare l'iniziativa ed approvare il documento. Però insiste
che ha dubbi di fondo e che ha bisogno di un periodo per chiarire
questi dubbi; che non gli occorrerebbe più di due settimane,
e che a dimostrazione della sua buona volontà ritira il
documento d'osservazioni presentato e firmato dal Ministero dell'Interno
all'iniziativa della COCOPA, e chiede alla COCOPA di aspettare,
visto che il governo federale, il suo governo, l'Esecutivo Federale
non aveva risposto. Non ha risposto ancora alla sua iniziativa,
quindi ritira quello che aveva firmato la COCOPA, e chiede questo
periodo di tempo per consultarsi con alcuni costituzionalisti
per vedere se non ci sono dei problemi con questa iniziativa;
che se non rimane poi abbastanza tempo affinché l'iniziativa
esca nel periodo ordinario, si tratterà di fare in modo
che il Congresso che se ne occupi in un periodo straordinario
per poter uscire con l'iniziativa di legge.
Ha insistito nel fatto che ha la disponibilità
per risolvere il problema e per riconoscere i diritti e la cultura
indigeni in termini costituzionali, però ha dubbi sul fatto
che ciò possa portare altri problemi.
Il signor Zedillo ha ribadito di fronte alla
COCOPA che, per lui, l'unica via d'uscita per il conflitto con
l'EZLN è la via del dialogo e del negoziato, e che in nessuna
maniera sceglierebbe di attuare militarmente o poliziescamente
contro l'EZLN, fra l'altro perché non gli conviene. Immaginiamoci
se gli convenisse...
Che assume gli accordi di San Andrés e ribadisce
che ha solo alcuni dubbi, soprattutto su ciò che si riferisce
alla parte dell'autonomia indigena, a ciò che può
intendersi come "forum speciali" per gli indigeni e
ciò che significherebbe l'iniziativa di legge per l'indigenismo
messicano, che chissà chi può sapere che cosa vuole
dire questo. La COCOPA ha risposto ai dubbi; gli specialisti che
sono all'interno della Commissione di Concordia e Pacificazione
hanno argomentato, in termini costituzionali, per risolvere questi
dubbi fondamentali del signor Zedillo. Però, come niente
fosse, il signor Zedillo ha insistito dicendo che si proponesse
all'EZLN questo periodo per potersi consultare in modo da trovare
una riforma per consenso.
Come già saprete, la delegazione dell'EZLN
ha accettato questa richiesta dell'Esecutivo per fare queste consultazioni
e vedere se in questo periodo di tempo, o in quello che sia necessario,
passeranno le iniziative di riforme costituzionali secondo la
proposta della COCOPA che fra qualche ora conoscerete; ve le presenteremo.
Noi pensiamo che il messaggio sia molto semplice.
Il messaggio è: datemi tempo, ho bisogno di quindici giorni
per consultarmi con i costituzionalisti.
Allora perché ha tardato tanto tempo
a rispondere l'EZLN.
Primo: perché presto ci siamo resi
conto che stavamo negoziando e facendo accordi con un governo
senza che il titolare di quel governo sapesse realmente quello
che stava succedendo, secondo quanto hanno riconosciuto loro medesimi.
Che la delegazione governativa ha firmato accordi e che mai si
è riproposta seriamente di adempierli. Di fatto secondo
quanto riferiscono della riunione fra COCOPA e Governo, quando
la COCOPA diceva: bene, perché non si può trattare
tutti questi problemi costituzionali, perché non ci sono
stati consiglieri che valutassero l'impatto sulla Costituzione
di questi accordi che stavamo per firmare. E il Ministero dell'Interno
ha risposto che non pensava che fossero seri. Che se avessero
saputo ciò che sarebbe successo, allora avrebbero mandato
degli specialisti in Costituzione per poter fare gli accordi.
Secondo l'analisi che noi facciamo, è
successo qualcosa nelle alte sfere del potere fra il primo di
dicembre, domenica, e la mattina del due dicembre quando si decide
la rimozione del procuratore generale Lozano Gracia, che fa sì
che il Ministero dell'Interno modifichi la sua posizione del primo
del mese (quella che aveva accettato il documento) con quella
del tre (col rifiuto) dicendo di no. Nell'analisi che noi facciamo,
in questo periodo, nei circoli del potere o chissà dove,
decidono di aggiustare i conti con il Partito d'Azione Nazionale.
Sono scontri politici quelli che decidono la rimozione del procuratore,
e credetemi che non è assolutamente per simpatia, però
sono questioni politiche quelle che lo decidono. Quindi c'è
una valutazione lì dentro, lassù in alto, dove si
dice che l'iniziativa di legge sta per passare. E la casualità
vuole che il presidente della Commissione di Concordia e Pacificazione
nel periodo in cui si presenta l'iniziativa, ossia questo, è
il Senatore Luis H. Alvarez, di Azione Nazionale.
Allora, in attesa delle elezioni del 1997,
Azione Nazionale stava per presentare di fronte al Congresso una
legge che beneficiava gli indigeni, che era un passo quasi definitivo
per il processo di pace in Chiapas e che significava, in termini
costituzionali, praticamente l'unica riforma costituzionale che
valga la pena che sia stata fatta dal Congresso negli ultimi dodici
anni, perché le altre sono controriforme.
Quando noi abbiamo ricevuto questa prima proposta
del Governo con la richiesta di riaprire la discussione, ossia
quella che ha mandato il Ministero dell'Interno prima di farlo
sapere a Zedillo, noi abbiamo pensato che non si sa perché,
forse siamo dei malpensanti, ciò che importava era allungare
i tempi del negoziato affinché Azione Nazionale, che stava
alla presidenza della COCOPA, non si arrogasse il prestigio di
presentare queste riforme al Congresso e di vederle approvate.
Noi l'abbiamo detto chiaramente ai legislatori e io avevo già
detto loro che lo avrei detto pure qui: che con Azione Nazionale
non solo abbiano molte differenze e molte critiche, ma pure non
siamo d'accordo col progetto che vogliono portare avanti qui,
in Messico, però in nessun modo siamo disposti a che il
sangue dei nostri morti e la sofferenza dei nostri popoli serva
per aggiustare i conti fra i partiti politici o fra i gruppi di
potere. Che se all'interno del governo vogliono aggiustare i conti
con Azione Nazionale o se i partiti politici vogliono vincere
su Azione Nazionale, dovrebbero farlo nelle urne elettorali o
nei dibattiti, e non utilizzare un conflitto come il nostro per
questi scopi. Che non ci siamo ribellati né perché
un settore del governo avesse successo e nemmeno affinché
uno od un altro dei partiti politici ottenesse qualche vantaggio.
Che noi vediamo che dentro il governo si sono maneggiati smancerie
ed accordi con i partiti d'opposizione per riuscire ad ottenere
questa specie di proroga che facesse uscire Azione Nazionale da
un ruolo che poteva essere da star. Fortunatamente, tanto la direzione
del Partito della Rivoluzione Democratica come quella del Partito
del Lavoro si sono resi conto della situazione e hanno ratificato
la loro posizione d'appoggio all'iniziativa di legge della Commissione
di Concordia e Pacificazione.
Però non so se mi spiego: questi giorni
sono stati molto difficili, non sappiamo ancora se siano già
riusciti a schiarirsi, però era chiaro che, come altre
volte, il conflitto, la guerra, insomma, era di nuovo usata per
interessi all'interno dell'apparato governativo e che la soluzione
del conflitto contiene un capitale elettorale che cercano di capitalizzare
da uno e dall'altro lato.
E noi pensavano che questo fosse impossibile,
il fatto che noi fossimo usati all'interno di un aggiustamento
di conti. E così è stato che abbiamo deciso che
ci ritiravamo e la COCOPA allora ci ha detto che voleva provare
a fare ancora un ultimo sforzo con Zedillo. E noi siamo tornati
ad insistere oggi, quando abbiamo dato la nostra risposta alla
COCOPA, che non siamo disposti a questo. Abbiamo parlato con i
legislatori Don Luis H. Alvarez e Rodolfo Elizondo, di Azione
Nazionale, per avvisarli di nuovo che non eravamo d'accordo con
il loro partito però nemmeno eravamo d'accordo col fatto
che ci usassero per fregare il loro partito, che la disputa che
hanno fra di loro deve seguire un altro corso e che ci lascino
fuori. Che non vediamo bene che il criterio affinché una
iniziativa di legge venga approvata non sia la costituzionalità,
ma chi sta alla presidenza o chi capitalizzerà il beneficio
di questa iniziativa che tutti riconoscono come buona e che diventerà
fondamentale per il processo di pace e che in nessun modo è
anticostituzionale.
Attorno a questa iniziativa di legge si sono
mosse molte forze, posizioni ed interessi. Come noi ci siamo destreggiati
affinché diventasse un passo definitivo per il processo
di pace, e abbiamo iniziato alcune consultazioni con settori esterni
all'EZLN su cosa sarebbe successo se l'EZLN durante l'anno elettorale
uscisse fuori come forza politica indipendente - indipendente
vuol dire non con qualche partito politico di quelli esistenti
ma a parte -. Questo potrebbe aver provocato timori tra i partiti
della sinistra, di opposizione, che potevano vederci come un rivale
o come concorrenza nel mercatino che si prepara per l'anno prossimo.
Per finire, ci rincresce che il processo elettorale abbia inquinato
l'iniziativa e va be', ci si è arrivati in un periodo preelettorale,
e quindi abbiamo insistito con la COCOPA e col signor Zedillo,
affinché facciano lo sforzo di tener fuori questa iniziativa
di legge e questo processo di negoziato dalle pressioni preelettorali.
Questo è a grandi linee quanto è
successo. Noi abbiamo mantenuto il silenzio durante tutti questi
giorni per tener fede ad un impegno, che ha avuto termine stamattina,
riguardo a ciò che era accaduto. A grandi linee è
tutto qua. Maggiori dettagli li potranno dare i legislatori della
COCOPA che sono stati presenti.
Noi riconosciamo il loro lavoro e l'atteggiamento
di forte rilievo che hanno avuto. Ripeto, l'atteggiamento sostenuto
dai senatori Alvarez e Castillo e del deputato Narro, e anche,
da come ci hanno raccontato, la difesa costituzionale fatta dal
signor Roque Flores è stata di molto rilievo. La COCOPA,
come avrete visto dal suo comunicato, si e' impegnata a mantenere
questo documento; loro considerano che sia già un passo
in avanti il fatto che Zedillo abbia ritirato le osservazioni
fatte dal Ministero dell'Interno e che non si dia per ricevuta
la posizione del governo fino che lui termini la sua consultazione.
Considerano che il signor Zedillo si è accorto di essere
mal informato riguardo al processo di dialogo e di negoziato e
si aspettano che si assuma un ruolo più diretto nella soluzione
del conflitto.
Questo è a grandi linee quanto è
accaduto. E' a grandi linee quanto è successo nei giorni
in cui siamo restati qui, oltre agli aerei e al movimento militare
che voi avete potuto osservare in questi giorni.
Credo che qua abbiate vari scandali, ma comunque
vi leggerò la lettera di risposta al messaggio del signor
Zedillo.
(tradotto dal Consolato Ribelle del
Messico - Brescia e dal Comitato Chiapas - Torino)
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