Politica in Chiapas

Da La Jornada dell'8 ottobre 1998, di Octavio Rodríguez Araujo

In Chiapas non esiste normalità costituzionale. In Chiapas non esiste normalità in nessun senso e ancora meno nelle recenti catastrofi climatiche. In Chiapas non c'è un governo, ma un cacichismo obsoleto ed impune per antonomasia. In Chiapas, con la scusa delle inondazioni, ci sono 10 mila soldati oltre a quelli che c'erano già. In Chiapas ci sono state elezioni che non avrebbero dovuto essere realizzate. In Chiapas, per il satrapo incaricato dell'ufficio di Governo, Marcos è un delinquente e la cornice legale che lo protegge, finché non si rompa il dialogo di San Andrés, è lettera morta.

Se non fosse perché non ci credo, come non ci crede nessuno, si potrebbe pensare che il federalismo in Messico esista veramente: il presunto governatore del Chiapas fa ciò di cui ha voglia e in questo stato al gruppo che domina e controlla l'economia ed i privilegi locali è permesso tutto. Il potere nazionale, dal punto di vista formale, sembra che non possa fare niente per fermare la satrapia di Albores Guillén e l'illegalità in cui versa la vita (vita?) quotidiana. Ma sappiamo bene, e non solo da ora, che il federalismo in Messico non esiste e che una delle funzioni delle decine di migliaia di soldati in Chiapas è proteggere gli interessi dei grandi proprietari e commercianti dello stato. Il governo della Repubblica, salvo dimostrazioni contrarie, difende e permette che i proprietari all'interno ed all'esterno del potere formale dello stato facciano con questo e con i suoi abitanti, come nei tempi feudali, quello che vogliono senza limitazione alcuna tranne le loro stesse ed elementari capacità di esseri umani.

Pecca di ingenuità chi ha detto che potrebbe esserci una crisi di costituzionalità in Chiapas se non si compissero le formalità per la nascita del prossimo Congresso. Non ci può essere crisi di costituzionalità dove non c'è normalità costituzionale, dove le costituzioni nazionali e locali sono lettera morta. Le elezioni sono state portate avanti nonostante tutti gli inconvenienti evidenziati, denunciati e riconosciuti. Sono state portate avanti con un astensionismo maiuscolo e con tutte le frodi immaginabili della riconosciuta borsa di trucchi del PRI. Non è strano che il tricolore sia d'accordo con i risultati. Il grave è che gli altri partiti convalidino, con trionfi pirrici, un processo che non avrebbe dovuto esserci. Le elezioni avrebbero dovuto essere posticipate fino ad assicurare condizioni di normalità costituzionale e fisica degli elettori. Ma non è stato così: la prepotenza del potere, come in quasi tutto il Messico, si è imposta e quindi gli abitanti di San Juan Chamula che hanno impedito l'installazione dei seggi possono essere accusati di delitto elettorale. Il vecchio stile: la legge per i nemici... ed i nemici sono il popolo chiapaneco e tutti coloro che non appartengono al circolo del potere del satrapo, dei suoi soci e dell'Esercito e dei poliziotti che li proteggono. E' indignante, sì, però non mi viene in mente quale potrebbe essere la soluzione, visto che scarto anticipatamente, per un minimo di realismo, la possibilità che il Senato della Repubblica agisca in accordo alle sue facoltà.


(tradotto dall'Associazione Ya Basta! Per la dignità dei popoli contro il neoliberismo - Lombardia)



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