16 marzo 1997

Messaggio della Comandante Ramona, dell'EZLN, diretto agli studenti l'11 marzo, nella Città Universitaria, UNAM, Messico.

Compagne e compagni studenti:

L'8 marzo, si è celebrata la giornata internazionale della donna. Per l'EZLN, la partecipazione delle donne nella lotta è molto importante. Non solo con le armi, ma anche nell'organizzazione politica delle comunità. La nostra speranza è che un giorno cambi la nostra situazione, che si trattino le donne con rispetto, giustizia e dignità.

Il 1° gennaio del 1994, noi donne zapatiste dicemmo che abbiamo il diritto di decidere il numero di figli che possiamo avere e di cui possiamo avere cura, che abbiamo il diritto di partecipazione alle tematiche delle comunità e abbiamo diritto a ricoprire delle cariche; che abbiamo il diritto di scegliere il nostro compagno, a non essere obbligate a sposarci; che nessuna di noi potrà essere picchiata o maltrattata fisicamente né da familiari né da estranei, e che gli intenti di stupro saranno castigati.

Io conosco la situazione contadina; l'ingiustizia e la povertà nella quale vive la donna indigena nel nostro paese. Ogni giorno che il supremo governo continua con la sua politica a favore dei ricchi, questa situazione si fa più difficile. Noi donne siamo vittime della mancanza di educazione, di non aver lavoro, di una violenza quotidiana, di condizioni di salute sempre peggiori.

Per questo lottiamo, per l'autonomia delle popolazioni indigene. Per prendere in mano nostra il controllo delle nostre vite e non soffrire tanto.

Milioni di indigeni messicani, uomini, donne e bambini, sono stati sacrificati da più di 500 anni. Milioni di nostri avi sono stati assassinati con la violenza delle armi o con la miseria.

Quanti indigeni del Chiapas, del Guerrero, Hidalgo, Puebla, Sonora, Chihuahua, Veracruz, sono stati sacrificati per il potere del denaro?

Il 1° gennaio 1994 abbiamo gridato YA BASTA! a tutto questo. E da quel momento noi indigeni messicani non abbassiamo più la testa, guardiamo il potere di fronte e facciamo che adesso sia lui ad abbassare lo sguardo.

Perché noi abbiamo più dignità di loro. Perché noi vogliamo un Messico per tutti e loro vogliono un Messico per pochi. Perché noi vogliamo vivere in pace, mentre per loro l'indigeno migliore è quello morto.

(Tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)


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