dal Proceso del 7 giugno 1998
Nel carcere di Cerro Hueco convivono repressori e repressi; zapatisti, priisti, evangelici, cattolici...
di Isaín Mandujano,
Tuxla Gutiérrez # In condizioni di ammucchiamento e insalubrità, nel carcere di Cerro Hueco convivono leader di gruppi religiosi, dirigenti indigeni e contadini e delinquenti comuni; si trovano sia gli accusati del massacro di Acteal che diverse autorità di municipi autonomi zapatisti e guerriglieri guatemaltechi.
Ubicato nel sudest della capitale dello stato, Cerro Hueco è stato costruito nella riserva ecologica El Zapotal, ad un lato dello zoo Miguel Alvarez del Toro.
Al lato dell’infermeria quattro piccole celle costituiscono la zona "esclusiva" in cui si trovano i reclusi relazionati con delitti politici, nel tentativo di mantenerli isolati dal resto della popolazione.
In maggioranza sono stati detenuti dopo che Roberto Albores è diventato governatore sostituto, quattro mesi fa. Una delle sue prime promesse è stata quella di dar corso ad una legge di amnistia per i "presunti detenuti politici" rinchiusi nelle carceri dello stato, e finora non l’ha fatto.
Lì si trovano Domingo López Angel, dirigente del Consiglio di Rappresentanti Indigeni de Los Altos de Chiapas (Criach) ed ex leader di gruppi evangelici, e il suo oppositore Manel Collazo Gómez, che dirige l’Organizzazione dei Villaggi Evangelici de Los Altos de Chiapas (Opeach), incarcerati entrambi lo scorso aprile.
Sono stati arrestati in un’impressionante operazione militare chiamata Sompopo, realizzata al quartiere La Hormiga di San Cristóbal de Las Casas.
Hanno partecipato ufficialmente 60 agenti della Polizia Giudiziale dello Stato, 50 poliziotti della Sicurezza Pubblica, 32 ministri pubblici del corpo di leggi comune, 25 agenti della PGR e decine di soldati.
López Angel si lamenta che "il governo dello stato con una mano ti saluta e con l’altra ti infila il coltello". Accusato di delitti di lesioni, furto, rapina, privazione illegale della libertà nelle forme di plagio e sequestro, appartiene ora alla setta mussulmana.
"Non so perché il governo dice che agiamo in modo illegale se l’illegittimo è lui, perché non l’ha eletto il popolo, nessun chiapaneco ha votato per lui, l’ha fatto il Congresso dello Stato a maggioranza priista, seguendo un ordine dall’alto, cioè su mandato di Zedillo".
"Nella sua ridotta cella di tre metri di lunghezza e uno e mezzo di larghezza, l’indigeno tzotzil, exmilitante del PRI e del PRD, seduto sulla branda di legno di pino, dice, mostrando una copia del Corano: "Adesso sono musulmano e ti dico perché. Sono sempre andato in cerca della verità, non della menzogna, che usa sempre il governo".
Manuel Collazo Gómez, leader di Opeach, convive con López Angel e anche lui si lamenta: "Il governatore Albores veniva a portare la riconciliazione, tuttavia ha mentito, adesso molti dei dirigenti delle organizzazioni sociali sono in carcere".
E’ accusato di privazione illegale della libertà. "Il governatore non ha avuto la capacità di risolvere i problemi per la via politica. Se noi abbiamo fatto ciò che abbiamo fatto è perché le nostre basi volevano così".
Il dirigente evangelico si considera un prigioniero politico, spera che il governo gli conceda la libertà e segnala che non ha ancora voluto che i suoi compagni si mobilitino per non cadere nella provocazione e "riempire ancor più questa prigione".
Senza camicia e scalzo, per il caldo, denuncia che il governatore ha ingannato chi faceva lotte sociali. "Per quello che ha fatto finora, io credo non abbia la volontà politica per negoziare la via pacifica".
All’interno della lotta che mantiene gli evangelici con i cacicchi cattolici di San Juan Chamula, suo fratello Salvador è caduto in un’imboscata ed è stato assassinato il 12 novembre da indigeni tzotzil. Secondo le autorità Chamula il problema derivava dal fatto che Salvador aveva iscritto i suoi figli in una scuola elementare in cui "ci devono essere solo cattolici".
Accusati di questo assassinio si trovano a Cerro Hueco anche Juan Pérez Heredia e Mateo Jiménez Bautista, funzionari municipali, che sono stati incontrati con due lanciagranate e tredici proiettili.
Tuttavia Manuel Collazo Gómez dice che i mandanti dell’assassinio di suo fratello sono il presidente municipale di San Juan Chamula, Florencio Collazo e Silvano Hernánsez Gómez, fratello del deputato locale priista Manuel Hernández Gomez.
I lombardisti
Nel braccio principale, conosciuto come Zona d’Osservazione e Classificazione, si trovano più di 100 colpevoli.
In uno dei corridoi –in cui si trovano un frigorifero, un forno a microonde, una televisione ed un videoregistratore- si trovano Oscar de León Gutiérrez, dirigente dell’Unione Nazionale Lombardista (Unal) e suo figlio Yumaltik de León Villar.
Incarcerato da due mesi, anche de León attacca il governatore: "Albores è una mutazione degli ex governatori Juan Pérez Heredia e Mateo Jiménez Bautista per la loro forma repressiva di trattare le organizzazioni di opposizione".
All’inizio di quest’anno, la Unal ha tentato di creare il Gruppo Politico Alleanza Zapatista (APAZ), per partecipare come partito politico alle elezioni del prossimo ottobre, ma il Consiglio Statale Elettorale (CEE), gli ha negato la registrazione per aver trovato "serie irregolarità nella sua documentazione".
Vincolato a funzionari del governo di Julio César Ruiz Ferro, Oscar de León González, è stato accusato dalla CIOAC di guidare in gruppo di scontro che dipendeva dall’allora sottosegretario di Governo Uriel Jarquín Gálvez, attualmente sotto investigazioni della PGR.
Catturato la mezzanotte del 17 marzo, con il compimento di uno dei cinque ordini di cattura contro di lui, de León è processato per un’accusa presentata dai suoi stessi compagni per minacce, furto e lesioni.
I suoi vicini di cella, , Abenamar Constantino Rebasa e José de la Cruz Gutiérrez, nella zona della Selva, sono accusati di aver guidato una mobilitazione indigena giovedì 5 marzo, ad Ocosingo che ha attaccato la prigione di questo municipio ed ha facilitato la fuga di 46 prigionieri.
Il perredista
Hipólito Pérez Coutiño, dirigente della CIOAC, assicura che è stato arrestato con l’inganno e senza ordine di cattura, il 19 maggio, ed accusato di furto, danni, lesioni contro priisti che, dice, non si sono presentati a ratificare le loro accuse, quindi potrei legalmente essere libero su parola, ma il giudice me l’ha negato.
Militante del PRD, Pérez Coutiño sostiene che da quando è arrivato al governo Albores "si applica una politica che tende a disarticolare i gruppi di opposizione e pulire la strada al PRI perché il 4 ottobre prossimo, quando saranno eletti 111 presidenti municipali e 40 deputati, non abbia problemi".
Spiega che il suo caso fa parte di un "pacchetto" in cui si stanno investigando altri 16 presidenti municipali che appartengono al PRD.
Pérez Coutiño dorme di fianco ad altri 50 detenuti, in una cella per cui ha dovuto pagare 800 pesos; ne paga altri 300 per non partecipare alle attività di pulizia.
Promotore di mobilitazioni moltitudinarie, Pérez Coutiño è disperato perché i suoi compagni non gli hanno risposto anche se lui gli ha mandato ordini perché si mobilitino e facciano pressioni sul governo per esigere la sua liberazione.
Gli zapatisti
Sabato 11 aprile, in mattinata, si è realizzata un’operazione poliziesca militare per smantellare il municipio autonomo ribelle Ricardo Flores Magón nella comunità di Taniperlas, Ocosingo.
Nella pratica n. 203/18/98 si annotano Sergio Valdez Ruvalcaba, Luis Menéndez Medina, Antonio e Nicolás López Vázquez, Tomás Sánchez López, Mateo González López, Sebastián Chulim González, Nicolás Mazariegos Pérez e Antonio López Vázquez per delitti di spoliazione, furto, danneggiamenti a proprietà altrui, ribellione, associazione delittuosa e usurpazione di funzioni pubbliche.
Tomás Sánchez López, un anziano, è il commissario dell’ejido di Taniperlas.
Racconta che ha già chiesto ai suoi parenti che non vadano a trovarlo perché "è molto lontano da dove viviamo e servono i soldi per pagare il trasporto".
Un’altra operazione è stata realizzata 20 giorni dopo per smantellare il Consiglio Municipale Autonomo Tierra y Libertad, Aureliano López Ruiz, presidente del Consiglio, è accusato di delitti di privazione illegale della libertà, ribellione, usurpazione di funzioni e falsificazione di documenti.
L’indigeno tzetzal ricorda la mattina del 1° maggio quando centinaia di agenti della Sicurezza Pubblica, della Polizia Giudiziale dello Stato e soldati sono arrivati alla comunità di Amparo Aguatinta, capoluogo municipale di Tierra y Libertad ed hanno distrutto tutto quello che hanno incontrato sulla loro strada.
Con Aureliano si trovano altri membri del Consiglio zapatista: Artemio Calvo Ruiz, Rubén Salazar Guillén, Juan Alfaro Aguilar, Ernesto López López, Roberto López García, Joselino Hernández López e Antonio López López.
Aureliano si considera ancora "presidente municipale ribelle". Dice che per molti anni erano rimasti dimenticati e che la creazione di un nuovo municipio non danneggiava il governo, "poiché per loro non siamo mai esistiti, finché ha visto che abbiamo deciso di organizzarci per conto nostro".
"Quello che ha fatto con noi si trova nell’ambito della sua politica, che consiste nel proclamare ai quattro venti che cerca il dialogo e la riconciliazione, ma quello che fa è aggredire e rinchiudere i suoi oppositori".
Il miscuglio
Nella cella occupata una volta da Javier Elorriaga, accusato di essere dirigente dell’EZLN, si trova adesso il generale in pensione César Santiago Díaz, implicato nel massacro di Acteal.
La divide con Horacio N., un ex giudiziale statale, accusato di aver assassinato un poliziotto federale della stradale.
Vicino si trova la cella in cui ci sono altri ex giudiziali: José Luis Paniagua Anza, presunto assassino del fratello dell’ambasciatore in Argentina, Eduardo Robledo Rincón; Armando de la Rosa e Francisco Sitalá, detenuti per il delitto di omicidio contro tre studenti universitari.
Convivono con 10 ex poliziotti processati per non aver evitato il massacro di Acteal o per aver coperto gruppi armati priisti nella regione di Chenalhó.
Ancora qui attendono la sentenza i poliziotti che hanno sparato contro i manifestanti indigeni ad Ocosingo ed hanno ammazzato Guadalupe Méndez López.
Giorni fa, 26 indigeni tzetzal, presunti membri del gruppo paramilitare Los Chinchulines, hanno deciso di realizzare un picchetto e in uno dei cortili hanno improvvisato un accampamento con coperte ed hanno segnalato che rimarrano lì "fino ad essere liberati".
Da lontano li osserva José Luis Rojas Pascasio, accusato dell’assassinio di Rubicel Ruiz Gamboa; è stato arrestato in un’operazione portata avanti della Fiscalia Speciale per il Caso Chenalhó della Procura Generale della Repubblica.
Membri dell’ora scomparsa guerriglia guatemalteca, René Martínez, David Pérez, Samuel Chiquín e Martín Carmona, aspettano di essere liberati presto.
René si rallegra quotidianamente con l’arrivo della sua partner, che ha conosciuto nel dicembre scorso; David è socio di una cucina economica che amministra personalmente; Samuel e David si divertono nella fabbricazione di borse e amache.
Gli 85 indigeni priisti e membri del Fronte Cardenista implicati nel massacro di Acteal, tra loro l’ex sindaco Jacinto Arias Cruz e il presidente del comitato municipale Tomás Pérez Méndez, camminano da una parte all’altra offrendo quello che fabbricano o i dolci che gli portano le loro mogli.
L’ex militare Mariano Pérez Ruiz fa squadra con questi priisti. Tutti i giorni competono con altri gruppi nel campo di basket, la principale distrazione all’interno del carcere.
Mezzo centinaio di detenuti zapatisti condividono la stessa cella: tra materassini, cartoni e copertoni, i membri delle basi di appoggio e simpatizzanti dell’EZLN realizzano le loro riunioni e discutono i loro problemi.
A Cerro Hueco, 44 aspettano la legge di amnistia che ha promesso il governatore ed altri 39 si trovano distribuiti nelle carceri della zona nord del Chiapas.
In un altro dei bracci convivono indigeni tzotzil, tzetzal, choles, tojolabales e ladini.
Tra loro cammina il parente dell’attrice Ofelia Medina, lo studioso di comunicazione Luis Mendéz Medina e il professore dell’Università Autonoma Metropolitana Sergio Valdéz Ruvalcaba, arrestato a Taniperlas.
Sono anche incarcerati tre membri del gruppo "Unione Popolare Francisco Villa", che secondo le autorità potrebbero avere relazioni con l’Esercito Popolare Rivoluzionario (EPR).
Anche se il governo statale ha messo in marcia un programma per distribuire i detenuti in altre carceri, la popolazione di Cerro Hueco continuerà sicuramente a crescere, perché continuano le operazioni contro i municipi autonomi, come quello realizzato la settimana scorsa contro Nicolás Ruiz, dove sono state arrestate più di 100 persone anche se alla fine solo 6 sono state definitivamente detenute. In più per lo meno 152 ordini di cattura stanno per essere compiuti.
(tradotto dall'Associazione Ya Basta! per la dignità dei popoli e contro il neoliberismo - From: "si.ro" <si.ro@iol.it>)
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