Da la Jornada del 7 maggio 1998

Priisti aggrediscono osservatori a Taniperlas

di Jaimes Aviles, Taniperlas, Chiapas

Questa mattina due deputate federali messicane, una del PRI e l'altra del PRD, e due osservatori europei, un'italiana ed un francese, sono stati picchiati da decine di militanti priisti guidati da paramilitari del Movimento Indigeno Rivoluzionario Antizapatista (MIRA) che tengono sequestrate 180 donne zapatiste e circa 300 bambini, dall'11 aprile scorso.

Le aggressioni sono state coordinate, di fronte a numerosi testimoni - tra loro Julia Preston, corrispondente del New York Times e vincitrice del premio Pulitzer 1998, e Fulvio Grimaldi, inviato speciale della RAI - da Villafuerte che si è vantato di essere "operatore politico del governatore Roberto Albores Guillen".

La delegazione italiana che secondo il Ministero degli Interni mercoledì ha rotto l'accerchiamento della migrazione, è riuscita a raccogliere le testimonianze delle donne sequestrate ed a fermarsi nel luogo, segnando un record di permanenza in questo inferno d'orrore, dove la settimana scorsa una delegazione di "Pastori per la Pace" è stata espulsa e colpita da una sassaiola dopo soli 45 minuti dal suo arrivo.

Ho chiesto alle donne: "Se voi poteste inviare una messaggio alla società civile per chiederle aiuto, cosa le direste?".

"Che ci mandino aiuti - hanno risposto - che vengano in molti a portarli, altrimenti ce li tolgono. Che mandino medicine e mais perché ci stanno uccidendo per fame ed abbiamo i bambini malati. Che ieri è venuto il PRI a lasciare 10 polli ed un maiale ad ogni famiglia delle loro. E noi non possiamo uscire a raccogliere la legna perché i soldati ci seguono e dicono che portiamo il cibo ai nostri mariti." - Questa è la cronaca.

Sole

In effetti sole, scalze, pettinate con olio e diademi, le adolescenti adornate con fiori ricamati sulle camicie, piene di una dignità pallida e con le occhiaie, le donne di Taniperlas questa mattina sono uscite dalle proprie case, ognuna più riservata e discreta delle sue vicine, ma tutte allo stesso tempo, e si sono unite quasi alla fine del paese, lì dove il sentiero sale fiacco verso il fiume.

Non sono arrivate tutte. Non hanno neanche portato con sé tutti i bambini, solo i lattanti e quelli che non si sono ancora separati totalmente dal loro corpo. Alle sette e mezza della mattina sono apparse, sole, esposte a non si sa che, schiacciate sull'alto della collinetta e si sono messe ad aspettare, chiedendosi chissà cosa, come noi stavamo facendo dalla parte opposta del fiume, con un sole che brillava senza forza, come una luna rossa al tramonto, sotto la spessa cappa di fumo degli incendi che coprono il cielo del Chiapas da Palenque a San Cristóbal.

Con due veicoli pieni di giornalisti di fronte e una 'combi' in cui viaggiavano le deputate messicane Marta Carranza Aguayo del PRI, Patria Jimenez e Fabiola Gallegos del PRD, i deputati italiani Sergio Manzato e Sergio Trabatone del Partito Democratico della Sinistra (PDS) e Mauro Vannoni del Partito di Rifondazione Comunista (PRC) insieme al sacerdote Vitaliano della Sala, parroco di Avellino e i cinque bus degli osservatori che avevano passato la notte alle intemperie abbiamo cominciato a salire verso il luogo dell'appuntamento, con estrema cautela per un quarto d'ora d'alta tensione.

Quando la carovana di vetture e bus è finalmente entrata nel paese e dopo aver piazzato i mezzi verso il nostro unico punto di fuga, dall'orizzonte si sono avvicinati correndo decine di indigeni del PRI e paramilitari del MIRA riconoscibili perché brandivano randelli neri ed in un momento gli italiani hanno costituito un solido cordone di sicurezza intorno alle donne sequestrate, mentre le italiane consegnavano loro fiori e pupazzetti a forma di Pinocchio.

"Non alzate le mani! compagni per favore, non alzate le mani!" si è messo a gridare il portavoce del gruppo, Federico Mariani. Stringendo i denti, le labbra e le braccia, gomito a gomito gli europei hanno resistito un quarto d'ora chiudendo tutti i passaggi da dove i priisti tentavano di entrare, mentre Fulvio, quello della RAI, registrava con la sua telecamera in mano e raccontava a voce alta per tutti: "Il momento non potrebbe essere più drammatico, le donne indifese potrebbero essere ferite se il muro umano si rompesse..."

E mentre si ristabiliva per la prima volta la calma, poco a poco, tra le arringhe di Alejandro Lopez Gomez, commissario dell'ejido priista che ci invitava al dialogo e le proteste dei paramilitari che gli negavano l'autorità in quanto "qui comanda solo l'assemblea" e "che se ne vadano, via, via, vogliamo lavorare in pace!". "Non vogliamo italiani armati!" diceva Juan F. Villafuerte, inviato del governatore si è presentato sulla scena.

Eletto nel 1997 come deputato locale supplente di Norberto Santis Gomez, capo massimo del MIRA nella zona, Villafuerte ha fatto valere le sue buone doti - le stesse che apparentemente avevano causato il disordine - affinché terminasse la prima parte dell'aggressione. In quel preciso istante, come mastini tirati al guinzaglio, gli istigatori si sono calmati, restando però attenti.

Allora Pedro Chulin Jimenez, vicecapo paramilitare che l'11 aprile aveva segnalato le case dove vivevano gli zapatisti affinché la Sicurezza Pubblica li arrestasse, si è presentato davanti ai deputati italiani e gli ha ripetuto di non passare dalla Casa Ejidal per parlare della "pace che stiamo costruendo" perché a Taniperlas, ha aggiunto Villafuerte, "tutto è già tornato alla normalità". Mentre la muta di cani rimaneva di fronte alla barriera italiana, con risatine, minacce a denti stretti e scherzetti stupidi -voi non siete indigeni, non siete del nostro colore, siete ricchi, sicuramente gli indigeni italiani non possono venire fin qua - noi giornalisti ed i legislatori abbiamo attraversato il paese e siamo arrivati con il cuore in gola, intossicati dal fumo, sulla punta di una collina dove non ci avevano mai fatto entrare nella Casa Ejidal. "Qui stiamo meglio" ha detto Chilin Jimenez.

Un invito a dormire

Taniperlas è una comunità profondamente divisa, dove coesistono un accampamento dell'Esercito Messicano ed un altro della polizia di Sicurezza Pubblica, dove la "maggioranza" è priista e dove si è "ristabilito lo stato di diritto". In questa cornice di tranquillità istituzionale ristabilita, Chulin ha letto un volantino di "52 comunità di questa regione" contro l'EZLN, i municipi autonomi e gli osservatori stranieri prima di ribadire:

"Non vogliamo che venga nessun altro, non glielo permetteremo. Il governo a dato il permesso solo a cinque, perché non avete obbedito? Perché fate quello che volete? Siete armati, mentre noi siamo pacifici".

Come hanno saputo che il governo aveva autorizzato solo 5 persone? "Perché ha dato la notizia la TV Azteca", ha detto Chulin dimenticando tuttavia che una squadra di questa televisione ed uno di Ceproprie (comunicazione sociale del governo) ed altri operatori con facce da poliziotti, avevano passato la notte con Chulin e Villafuerte, mentre camion della Sicurezza Pubblica e questi giornalisti andavano e tornavano dal luogo dove la delegazione italiana, i legislatori, la squadra di Televisa e gli altri giornalisti erano accampati alle intemperie, battendo i denti senza coperte né sacchi a pelo, in quanto nulla di quanto è accaduto si poteva prevedere.

Né che gli avrebbero impedito di visitare Taniperlas prima di arrivare in Messico, né che glielo avrebbero ripetuto al Distretto Federale, né che li avrebbe fermati la Migración al posto di blocco di Ocosingo e gli avrebbe sequestrato i mezzi, né che quando hanno preso la decisione di proseguire a piedi "senza paura fino alle conseguenze estreme" il Ministero degli Interni avrebbe emesso una condanna stentorea, né che passando per l'ejido di El Censo, santuario del MIRA, i veicoli sarebbero stati presi a sassate dall'oscurità e le pietre suonassero sulle porte e sul tetto senza che si potesse sapere se erano colpi di proiettili, poiché si vedeva solo una luce rossa dietro le cortine di fumo degli incendi.

Nonostante tutto la decisione è stata portata avanti, bisognava arrivare ad ogni costo a Taniperlas. Tuttavia persone più sensate che formano le basi d'appoggio dell'EZLN, che il regime dice essere i più violenti che si possano incontrare nel paese, hanno chiesto di parlare con i capi del convoglio e gli hanno detto che erano pazzi.

Pazzi voi, gli zapatisti? Ha chiesto il parroco di Avellino, tenace osservatore. No, signore, pazzi voi, hanno chiarito! "se andate là vi ammazzano, qui non abbiamo niente da offrirvi tranne che un pezzo di terreno per dormire. Non possiamo invitarvi a vedere le stelle perché c'è fumo, già da giorni".

Ricordi di colpi

Conclusa la visita, stabilito il primo record mondiale di permanenza della civiltà tra la barbarietà istituita, la carovana ha deciso di ritirarsi e l'aggressione è ricominciata all'istante con una nuova carica di spintoni ed insulti... fin quando non è apparso Villafuerte. Poco prima mentre noi giornalisti parlavamo con le donne sequestrate, ad ognuno di noi sono arrivati messaggi raccolti nel tumulto dalle stesse vittime. Per esempio mi hanno mandato a dire: "A lei l'arresteranno per aver parlato con noi."

Così nell'ultimo tafferuglio Patria Jimenez del PRD ha ricevuto cinque colpi sulle braccia ed un pugno alla nuca per aver tentato di accompagnare le donne fino alle loro case; Marta Carranza del PRI è stata bloccata tra due bastoni nel mentre tentava di aiutare Patria. All'osservatrice italiana Katia Flaco hanno fatto un occhio nero che alla fine farà morir dal ridere gli agenti della Migrazione di Ocosingo, mentre un osservatore francese di cui non si conosce il nome, rimaneva senza sensi in un veicolo mentre l'orda reclamava il diritto di portarlo via "per aver fatto del male ad un bambino". Nessuno si è divertito tanto come una prostituta, su una jeep della Sicurezza Pubblica che ha assistito alla farsa, stretta in una maglietta con il logo di qualche battaglione della Forza speciale.

Per lo meno fino a ieri, a mezzogiorno, Taniperlas era una replica di Acteal, però senza cadaveri di donne squartate e bambini uccisi a colpi di machete...per ora.


(a cura dell'Associazione Ya Basta per la dignità dei popoli e contro il neoliberismo)



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