La Jornada, 6 giugno 1998

 

El Tonto del Pueblo

Fobaproa: comincia la resistenza

Per la muta e il documentalista da La Jornada del 6 giugno 1998, di Jaime Avilés

 

1.

Ejido Roberto Barrios, sede dell’Aguascaliente di Palenque, domenica 24 maggio, 3:30 am (prima della morte). Una piccola moltitudine prega in memoria di Trinidd Cruz, chol, zapatista, assassinato il 14 marzo a colpi di machete, da cinque paramilitari del Movimento Indigeno Rivoluzionario Antizapatista (MIRA). Con i sofferenti, tutti chol, tutti zapatisti, partecipa la signora Ernestina Oleta, chol naturalmente, naturalmente zapatista, ferita il 26 aprile, al braccio sinistro, per l’unico proiettile di una paramilitare del MIRA che ha tentato di ucciderla isolatamente mentre stava cucendo nell’interno della sua casa.

La preghiera è sul punto di terminare, almeno per questa notte. A 300 metri da lì, coperto dalle tavole e dal pergolato della stessa casa dove Ernestina è stata ferita dal proiettile, quello che ora apre gli occhi è il signor Manuel López Pérez, chol, zapatista e nella penombra ascolta la respirazione tranquilla delle sue tre figlie, di due, quattro e sei anni la più grande.

Disturbato dal peso del sonno l’uomo esce in cerca di sua moglie. Avanza molto poco, 100, 150 metri appena e sente. Ernestina, da più lontano, inizia a vedere. Manuel si volta indietro e rimane immobile. La sua casa, la casa dei due, la casa di tutti e cinque! pensano entrambi, contemporaneamente stupefatti, sta bruciando in modo inspiegabile: la casa si sta bruciando, velocemente e con le tre bambine dentro.

Manuel ed Ernestina si mettono a correre, lei per prima e più velocemente, ma arrivano troppo tardi nonostante siano così vicino: la maggiore delle bambine, nel frattempo, ha svegliato le sorelle ed è scappata impazzita.

Attraversando la porta si è bruciata la faccia, le braccia, le gambe. Anche la sorella di mezzo si è bruciata la faccia, le braccia e le gambe. Entrambe sono vive, ma distrutte, forse per sempre, almeno nella speranza di coloro che "pacificano" e "ristabiliscono" lo stato di diritto in Chiapas.

Hilda López Oleta, invece, la minore delle tre, di soli 24 mesi di vita, è morta all’ospedale di Palenque, secondo il referto, con bruciature di terzo grado sul’85% del corpo. D’accordo con una perizia elaborata dai chimici della UNAM, "tra le prove di cenere, fili e vetri raccolti sul luogo dei fatti, abbiamo trovato tracce di materiali infiammabili che ci fanno pensare che il sinistro è stato originato da un’artefatto tipo bomba molotov". Data l’ora, le 3:30 di mattina, aggiungono, "il fuoco della cucina, essendo ancora notte, era spento; d’altra parte non c’erano apparati elettrici nella casa e non ci sono indizi che si sia prodotto un corto circuito".

Chi ha ucciso Hilda López Oleta? Evidentemente la guerra, diranno con serietà gli "statisti" che la patrocinano, attizzandola su tutti i fronti e lanciando continui inviti a "dialogare".

 

2.

"Se la nazionale messicana di calcio perde il 12 giugno contro la Corea, ci saranno nuove aggressioni contro le basi di appoggio zapatiste, anche se il Mondiale, in ogni modo, non smetterà di essere una delle quattro cortine di fumo che quest’estate rimpiazzeranno, se abbiamo fortuna, le cortine di fumo degli incendi" scrive a questa sua pagina, ancora dall’Italia, il Tonto del Pueblo. "Se, al contrario, la nazionale messicana di calcio vince con la Corea ed il paese scoppia di allegria, ci saranno nuove aggressioni contro le basi di appoggio dell’EZLN, perché i direttori della guerra contro gli indigeni ribelli e contro ogni forma di democratizzazione del paese sono affannosamente occupati nella preparazione delle elezioni municipali di ottobre in Chiapas".
Ed aggiunge:

"Le restanti tre colonne di fumo sono: la fuga, che diventerà eterna, del tagliatore di orecchie del Morelos, Daniel, o come si chiami, Arizmendi; le malefatte dei malvagi banchieri, Il Divino, lankenau e Cabal Peniche, la cui perseveranza sarà risaltata al massimo solo per confermare che tutti gli altri banchieri sono buoni, decenti e affidabili, e per ultimo ci divertiremo ancora una volta con i "misteri" dell’ex procuratore generale della Repubblica, Fernando Antonio Lozano Gracia".
E prosegue:

"D’ora in avanti, la strategia governativa si ridurrà ad una mera strategia di mezzi. La violenza indotta in Chiapas servirà, ancora una volta, come nel 1995, per giustificare il probabile disordine della borsa valori. La persecuzione di Arizmendi, per distrarre dalla violenza in Chiapas. La satanizzazione dei banchieri per offrirci un bersaglio, ben limitato, dei nostri rancori. E la burla di Lozano Gracia per far pressione sul Partito Azione Nazionale, con questo ed altri espedienti nascosti, come quello degli impresari panisti del Nuevo León, al fine di obbligare la debole dirigenza di Felipe Calderón ad approvare, in fast track, la trasformazione dei 552mila milioni di pesos del Fobaproa in debito pubblico".

Fin qui l’eroe di questa pagina (per adesso).

 

3.

A Veracruz, intanto, Andrés Manuel López Obrador ha messo in pratica questo martedì una risoluzione che la dirigenza nazionale del PRD ha approvato lunedì: organizzare in tutto il paese una consultazione su cosa dobbiamo fare, come società responsabile e matura, di fronte all’iniziativa di legge del dottor Zedillo, che pretende di trasformare i passivi del salvataggio bancario, 67 mila milioni di dollari, in debito pubblico.

Giovedì notte, nella piazza Lerdo della città di Jalapa, di fronte al balcone del "governatore" dello stato di Veracruz, Patricio Chirinos, López Obrador ha pronunciato il seguente discorso:

"Nel 1994, dopo i famosi errori di dicembre, al capo dell’Esecutivo federale non è venuta in mente altra cosa che inventare un programma per salvare 300 banchieri. L’ha fatto senza chiedere il permesso al Congresso dell’Unione e senza chiedere il parere del popolo. Non ci ha consultato. Oggi vogliono farci pagare il conto. Il salvataggio dei banchieri, ci dicono, è costato 552 mila milioni di pesos. Se pensate che il preventivo di Veracruz, per tutto un anno, è di 11mila milioni di pesos, vi renderete conto che il governo ha dato a questi banchieri una quantità equivalente allo stanziamento per Veracruz dei prossimi 50 anni. Oggi il governo vuole che noi, il popolo semplice, paghiamo questa spesa.

"Come vogliono passarci la fattura? Chiedendo al Congresso che tutto questo denaro passi a far parte del debito pubblico. E se fosse così, dovremo pagarlo con più sacrifici, cioè con meno risorse a favore dei campi, dell’ educazione, della salute, della casa. Allora noi, compagni, come Partito della Rivoluzione Democratica, diciamo che non ci presteremo a questo gioco.

I nostri deputati non accetteranno che il popolo paghi quello che si sono rubati gli altri. E per questo faremo una consultazione nazionale, perché tutti i messicani conoscano a fondo questo problema, e quando tutti sapranno di cosa di tratta, allora chiederemo cosa dobbiamo fare".

 

4.

Di fronte alla debolezza politica in cui lo scoppio della bomba Fobaproa ha collocato tutti i conduttori centrali del regime, appaiono, per lo meno in Veracruz, attitudini insolite. Il deputato priista Fidel Herrera Beltrán, considerato il braccio destro del suo partito di governo veracruzano, ha dichiarato venerdì per la televisione della zona che "il PRI non permetterà, sotto alcun concetto, che il popolo del Messico paghi quello che gli si vuole addebitare".

Per gli osservatori della politica veracruzana, Miguel Alemán potrebbe approfittare delle circostanze per fare un discorso economico retoricamente opposto a quello di José Angel Gurría e del dottor Zedillo, ed entrare, in questo modo, nella corsa per la Presidenza della Repubblica. Al margine di queste interpretazioni, è sicuro che in molte terrazze di quello stato ci siano enormi cartelli spettacolari con questa scritta: "Alemán PRImero98".

E, di conseguenza i passanti si chiedono: prima 98, e poi il 2000?

In questo senso, tornano gli esegeti, conviene seguire da vicino Fidel Herrera, perché se il figlio del cucciolo della Rivoluzione va alla grande, questo suo linguacciuto aiutante, abile d’altra parte in imbrogli elettorali, prenderà la staffetta nel palazzo di Jalapa.

 

5.

Però la campana di Alemán, dicono gli alemanisti di Jalapa, "non parte". L’uomo fa proselitismo dal lunedì al venerdì e partecipa solo ad un atto ogni giorno. Regolarmente, sottolineano i più meticolosi, è che l’ex amministratore di Televisa ha sospeso le sue attività politiche per assistere ai funerali di Franck Sinatra, dove ha trattato da pari a pari con scuri, molto scuri, e per quello molto interessanti, personaggi della mafia.

Per il PAN, quello che non è neanche partito è Luis Pazos, scrittore di libri spazzatura che è stato riconosciuto come guru dei commentatori politici ed economici della televisione fantoccio. A sua volta un altro che va piano è Ignacio Morales Lechuga,, del partito del Lavoro, che macchia gli angoli e i muri con una propaganda deprimente, in cui appare il suo volto sopra una scritta che dice, niente più che: "Nachos, governatore".

Di fronte a questi contendenti, Arturo Herviz Reyes, ex leader statale del PRD, scorge un’incerta possibilità di competere seriamente con Alemán, ma riconosce che questi ha scommesso le sue fiches principali sui vecchi metodi di frode. Con un disdegno principesco, spiega Herviz, Alemán si limita a dire; "Che mi critichino; io, intanto, lavoro".

 

6.

Di ritorno a Latte, questo bel paesino della provincia di Lecce, il Tonto del Pueblo informa per posta elettronica che il Ministero degli Interni ha ratificato le espulsioni dei 40 osservatori italiani che sono stati mandati a Roma l’11 maggio all’alba, accompagnati in aereo da più di 60 poliziotti ed agenti della migra.

Gli espulsi hanno ricorso in appello, nei tempi e nella forma, all’ufficio di Fernando Solís Cámara, che velocemente glielo ha restituito, questa settimana, una risposta ufficialmente negativa. Di conseguenza, i colpiti interporranno un ricorso di amparo (garanzia) al tribunale messicano di prima istanza e continueranno il procedimento giuridico fino alle ultime conseguenze, mentre continueranno a fare pressioni sulla diplomazia italiana e sul Parlamento Europeo.

Il caso potrebbe dare origine, in breve, ad una nuova coalizione europea che verrà ad unirsi al ventaglio di organizzazioni di quel continente che lavorano per una pace vera, giusta e degna, per gli indigeni di questo paese: questo è, in effetti, ciò che prospetta la riunione che il prossimo fine settimana celebreranno a Milano le reti di associazioni e collettivi solidali con il Chiapas di Francia, Spagna, Germania, Svizzera, Portogallo tra cui ci sono molti altri cittadini del mondo banditi dal Messico "per sempre", come i protagonisti della carovana Un Ponte in Volo.
tonto@jornada.com.mx


(tradotto dall'Associazione Ya Basta! per la dignità dei popoli e contro il neoliberismo - From: "si.ro" <si.ro@iol.it>)



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