da La Jornada del 5 giungo 1998

 

Le incongruenze religiose del presidente Zedillo

di Bernardo Barranco

 

La condanna del presidente Zedillo alla presunta teologia della violenza, risulta inopportuna e pericolosa. Lo scorso venerdì 29 maggio, il presidente ha dichiarato: "a questi che credono che questa teologia giustifica la violenza, bisogna dire che si sbagliano, che rettifichino se hanno o pensano di tenere una buona missione da compiere sulla terra".

Nel complessissimo contesto del Chiapas, questa dichiarazione invece di favorire il dialogo ed il clima ragionevole per la comprensione, può esacerbare le passioni al punto di mettere a rischio l'integrità fisica non solo dei vescovi Samuel Ruiz e Raúl Vera, ma dei sacerdoti, di decine di catechisti ed agenti pastorali che agiscono in Chiapas, e non solo in questo stato; ricordiamo il sacerdote morto a Oaxaca e i 12 preti che vivono sotto minaccia di morte per il loro impegno con i poveri. Sembrerebbe che tornassimo indietro e vivessimo un'atmosfera politicamente rarefatta.

La condanna ha avuto nome e cognome: Samuel Ruiz. Le dichiarazione dell'episcopato non hanno tardato a fasi sentire, sia quelle dei vescovi di Tapachula e Tuxla, sia quella del presidente della Conferenza Episcopale e dello stesso nunzio Mullor, che afferma di mettere la mano sul fuoco per don Samuel. E' logico che si serrino le file di fronte a dichiarazioni così aggressive e che si dimostri che il progressivo indurimento del Ministero degli Interni verso la diocesi di San Cristóbal abbia una linea ed un'origine.

La teologia è un trattato su Dio; nella tradizione cristiana la parola è inscindibile dalla storia, cioè il punto di partenza della teologia è la rivelazione di Dio e il suo progetto salvifico nella storia. La teologia in quanto intelligenza della fede. In Chiapas la realtà di violenza non arriva dalla parte religiosa, ma dalle strutture del potere, dagli interessi economici e dal razzismo verso gli indigeni. Quella religiosa non è la fonte primaria, ma l'espressione, il riflesso di una realtà violenta. Non esiste nessuna teologia della violenza in nessuna religione tradizionale. Non troviamo nessuna teologia cristiana che fomenti la violenza. Il presidente Zedillo avrebbe dovuto, forse, riferirsi ad un concetto cattolico e delicato, utilizzato in certi casi estremi che è quello della "guerra giusta", ma che non è stato accettato nemmeno nella guerra cristera (riferito alla sollevazione antirivoluzionaria e clericale iniziata in Messico nel 1926 N.d.T.) degli anni venti.

Il presidente Zedillo non ha ricordato le teorie sulla Sicurezza Nazionale, quando il continente viveva in maggioranza con regimi e dittature militari. La Sicurezza nazionale parte da una nozione geopolitica, di divisione ideologica del mondo tra est e ovest, nord e sud, e di guerra totale. La sicurezza dello Stato è di fronte al nemico esterno, ma deve combattere anche i nemici interni infiltrati e per essere fonte sicura di instabilità devono essere sterminati. Sotto queste concezioni, l'America Latina ha vissuto la proliferazione del martirio generalizzato che ha raggiunto molte comunità cristiane, che sono state rese vassalle del fanatismo religioso. Il padre Enrique in Brasile, il vescovo Angelelli y Mojica in Argentina, monsignor Romero e numerosi gesuiti in Salvador e, recentemente, il vescovo Gerardi in Guatemala, sono solo alcuni casi che dimostrano una lunga scia di intolleranza e l'incapacità di negoziare. Questi semi li troviamo nel comportamento presidenziale.

Nonostante le discrepanze interne, il vescovo Ruiz conta sulla legittimità dell'episcopato e del rappresentante papale. Per questo l'intervento d'insieme dell'episcopato e dello stesso Vaticano, non tarderanno nel presentarsi vigorosamente.

Sebbene questa affermazione di sfida del Presidente della Repubblica è grave, non ci sorprende perché il governo non ha saputo, non ha voluto o non ha potuto tracciare una vera politica di Stato di fronte alle Chiese. A differenza dei suoi predecessori, il conto del presidente in materia è negativo. Alcuni esempi: i costanti attriti sulla politica economica; il veloce e scomposto viaggio in Vaticano; la mancanza di gestione di fronte alle dichiarazioni di Don Norberto sulla disobbedienza civile e l'avvertimento dissimulato; la mancanza di autorità di fronte ai conflitti tra le stesse associazioni religiose. In questo senso la Chiesa Cattolica è stata, politicamente, più consistente del governo che ha avuto una continua rotazione di funzionari, molti di essi, fino a poco fa, con scarsa conoscenza tecnica di questioni religiose ed ha dato come risultato ignoranza ed effettività strategica. Durante il governo di Salinas ci sono stati due responsabili in materia religiosa, durante i tre anni del presidente Zedillo sono stati nominati quattro funzionari differenti! Per questo, discorsi come quello solito non ci sorprendono, anzi ci preoccupano.


(tradotto dall'Associazione Ya Basta! per la dignità dei popoli e contro il neoliberismo - From: "si.ro" <si.ro@iol.it>)



logo

Indice delle Notizie dal Messico


home