da La Jornada del 5 giugno 1998
Delirio
di Adolfo Gilly
L'incursione violenta ed illegale delle truppe federali a Nicolás Ruiz, unita alle prepotenze militari e poliziesche in altri municipi chiapanechi, non possono essere responsabilità di un presunto governatore come Roberto Albores Guillén. Se fosse così e il funzionario locale comandasse l'esercito, saremmo di fronte ad un'abdicazione di poteri del governo federale.
Non si può affermare che sia questo il caso. Se questo esercito, obbedendo a ordini, una volta ancora entra nei villaggi seminando il terrore, distruggendo mobili, rubando proprietà ed obbligando gli abitanti a rifugiarsi sui monti, la responsabilità ultima tocca al loro comandante in capo.
Questa guerra sorda e crudele contro i popoli del Chiapas è la misura della crisi in cui è sommerso, fino ai livelli più alti, il governo degli Stati Uniti Messicani.
Il governo federale, dopo Nicolás Ruiz, si trova in questa situazione insostenibile:
* Attraverso il suo delegato Albores Guillén, sottomette al terrore quotidiano una parte della popolazione indigena e contadina di numerosi municipi chiapanechi. Coprendo sotto la bandiera dello stato di diritto azioni arbitrarie ed illegali, squalifica nei fatti questa idea e imbaldanzisce le forze paramilitari e le bande assassine sciolte nel territorio nazionale.
* Non offrendo all'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) altra alternativa che una resa mascherata, mette l'Esercito Messicano un una situazione in cui n movimento di ripiego sarebbe come cedere. Nessun capo militare responsabile chiude le sue forze in queste situazioni impossibili.
* Mantenendo 50mila o più effettivi in Chiapas, sottomette queste truppe ai suoi capi e ad un logoramento morale ingiustificato e irresponsabile.
* Sprecando un'enorme parte del preventivo federale in questa inutile spesa militare, aggrava la sconfitta finanziaria e gli effetti di una crisi bancaria che, secondo il governo, devono pagare tutti.
* Parlando senza ritegno negli attacchi contro la "teologia della violenza" e contro la Chiesa del Chiapas, entra in un terreno paludoso in cui l'aumento del suo stesso logorio corre parallelamente alla sua perdita di serenità.
Il governo federale, d'altra parte si trova di fronte:
* Ad una profonda insurrezione pacifica delle comunità indigene del Chiapas, che riverbera per innumerevoli canali in tutto il paese ed oltre. I patetici politologi e i comici pagati che reclamano che Marcos parli, non sono capaci di capire che le comunità indigene organizzate stanno parlando tutti i giorni con la voce delle loro autorità, con la loro resistenza e con i loro atti.
* Ad un appoggio a questa mobilitazione degli indigeni chiapanechi da molti settori e zone del territorio nazionale. Questo appoggio non è mai cessato, anche se a volte è più visibile ed altre meno. La carovana Ricardo Florez Magón è l'esempio attuale.
* Alla sazietà di tutto il paese, anche di molti tra coloro che non appoggiano la causa zapatista, con una guerra inutile e senza senso, prodotto dell'orgoglio di un potere preoccupato prima di tutto di dimostrare che esiste.
* Alla decomposizione progressiva del suo stesso apparato politico (a che partito appartiene l'ancora governatore con licenza Jorge Carrillo Olea?) e alla frammentazione della federazione di cacicchi a cui si sa riducendo il PRI.
* Alla sua veloce perdita di credibilità internazionale per la goffa gestione dei suoi funzionari posti di fronte a situazioni impossibili da gestire ed obbligati a ostinarsi nella menzogna.
Il governo federale è immerso in una triplice crisi di credibilità, di comando e di fiducia in se stesso. Questa è la realtà e, meglio saperlo, può durare per un bel po' di tempo.
Gli Stati Uniti hanno perso la guerra del Vietnam perché non hanno potuto piegare la resistenza nazionale delle comunità vietnamite guidate dal Viet Minh e per l'opposizione della società statunitense ad una guerra senza senso e senza uscita.
Per ragioni simili, il governo federale sta perdendo la sua guerra sorda contro le comunità indigene del Chiapas. Quanto costerà ancora prima che finisca questo delirio?
(tradotto dall'Associazione Ya Basta! per la dignità dei popoli e contro il neoliberismo - From: "si.ro" <si.ro@iol.it>)
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