di Guillermo Correa
Sierra Madre Orientale - Dalle montagne di questa regione, il comandante Josè Arturo, membro del comando principale dell'Esercito Popolare Rivoluzionario (EPR), denuncia che la "cruenta offensiva" contro gli indigeni ha assunto un ruolo che riveste tutto il territorio nazionale e avverte che, se ci sarà una svolta militare nel conflitto in Chiapas, la risposta immediata sarà quella di "dichiarare guerra al governo".
E seppure il subcomandante Marcos abbia detto che l'Esercito Zaptatista di Liberazione Nazionale (EZLN) non vuole protettori e neppure ne ha bisogno, Josè Arturo chiede che il presidente Ernesto Zedillo "non sottovaluti l'EPR", la cui presenza, assicura, è forte in almeno la metà degli stati della repubblica, dove le sue colonne si sono moltiplicate per dieci a partire dal 28 giugno 1996 - primo anniversario della mattanza di Aguas Blancas,Guerrero -, quando il gruppo armato si fece conoscere.
Josè Arturo porta una pistola Beretta e una mitragliatrice di fabbricazione russa. Dice che il governo "è solo un carretto civile al servizio di una dittatura politica e militare in ascesa". Pensa che è difficile, anche se non si può scartare, che il PRD, alleato con altre forze, possa conquistare la Presidenza della Repubblica nelle elezioni dell'anno 2000.
"Dentro il ventaglio di possibilità, crediamo che sia la minore, in quanto significa toccare gli interessi di un potere transnazionale che in tutti i modi sta cercando di evitare un nuovo Cile, che consideriamo potrebbe essere in gestazione nel nostro paese".
L'incontro tra i reporter di Proceso e il comando maggiore dell'EPR si è prodotto dopo che hanno reso onore alla bandiera nazionale. Prima Hanno dovuto attraversare le città di Hidalgo, Veracruz, e San Luis de Potosi; dormire sotto le intemperie di giorno e burlarsi di blocchi dell'esercito Messicano.
Secondo l'EPR, l'Esercito Messicano "ha collocato posti di controllo e realizzato incursioni intimidatorie nelle comunità, ha occupato installazioni sociali, ha assestato truppe nella montagna e tra le coltivazioni, compie pattugliamenti nelle strade, nei municipi di Yahualica, Naranjos,Yatipan, Tianguistengo, Calnali, Xochicuatlan, Molango, Tlanchinol, Huayacocotla, Embocadero, Llamatlan, e Tamanzunchale, tra gli altri".
"Ha anche installato una rete di servizi segreti militari con l'obiettivo di colpire le nostre strutture e continuare la guerra sporca contro la nostra base ribelle".
In un comunicato, l'EPR aggiunge che "il governo federale ha riattivato i gruppi paramilitari, costituiti da antichi pistoleros al servizio del potere locale, i quali sono addestrati e mantengono una stretta relazione con l'Esercito Messicano.
"Questa è la guerra di bassa intensità sviluppata dal malgoverno nella regione. È una guerra di basso profilo dove le truppe federali si sono convertite in acceleratore della decomposizione sociale delle comunità."
"Nei luoghi in cui si accumulano i soldati è in aumento l'alcoolismo, si promuove la prostituzione con donne e bambine, e nello stesso tempo fiorisce l'aumento di uso di droghe con lo stesso ritmo dell'avanzamento della truppa federale, con un proposito ben definito: la distruzione della cultura, dei diritti, delle abitudini, delle tradizioni, dei legami comunitari e la relazione tra le popolazioni e comunità indigene con ciò che sta loro attorno.
"Il piano controinsurrezionale è diretto all'avvelenamento della vita e struttura sociale e culturale delle comunità indigene con piani di apparente assistenza dell'esercito federale, Procampo, Progresa, Becas,
Credito a la Palabra (tutti progetti governativi di sviluppo n.d.r.), tutte cose che fomentano l'individualismo e tenta di distruggere i legami comunitari, somministrando selettivamente le risorse, cercando di creare rivalità e divisioni all'interno di villaggi.
"Tutti gli aiuti sono condizionati alla collaborazione con
il governo, alla corporativizzazione, alla sterilità forzata,
con lo scopo di rompere l'ancestrale vita collettiva indigena".
L'autonomia Indigena.
Accompagnato dal capitano Domenico, dal tenente Lucio e da una unità regionale dell'EPR (tutti con armi R-15, AK-47, M-1 e MP-5), il comandante Josè Arturo dice che la creazione dei municipi autonomi costituisce un diritto storico irrinunciabile per le popolazioni e comunità indigene, il cui esercizio è strettamente legato alla "costruzione di un nuovo potere, quello degli esclusi, che giorno dopo giorno cresce in tutto il Paese". indossando paliacate di diversi colori che gli coprono il volto e portando bastoni affilati che assomigliano a lance, circa 200 miliziani - in rappresentanza di altrettante comunità insorte - circondano il comando ed i soldati dell'EPR con i quali intonano l'inno nazionale. Tra loro abbondano le donne, che partecipano attivamente nella cerimonia, in cui non manca la bandiera verde con una stella rossa a cinque punte nel mezzo, e i simboli di colore nero del machete, il martello e il fucile, intrecciati, che rappresentano l'EPR.
I capi ribelli indossano casacche verde olivo, pantaloni caffè scuro, stivali neri e un paliacate di color caffè sopra la faccia. Con tre stelle rosse nel berretto dell'uniforme militare e lo scudo rossonero della organizzazione nel braccio sinistro, il comandante Josè Arturo, durante l'intervista, mette in risalto il fatto che l'EPR appoggia l'esigenza che il governo rispetti incondizionatamente gli accordi di San Andres Larrainzair.
Dice che il processo verso l'autonomia indigena si sviluppa nella regione da circa 20 anni. In questo senso, spiega che la marcia indietro che sta dando il governo ha a che vedere con il parere negativo che il potere transnazionale dà circa il riconoscimento dei diritti e della cultura dei popoli indigeni, perché questo significherebbe un precedente in tutto il mondo, soprattutto in America Latina.
A questo potere transnazionale obbedisce, aggiunge, l'offensiva antiindigena che sta venendo avanti non solo in Chiapas, ma anche in Oaxaca, Guerrero e Veracruz. Di questo "ce se ne può rendere conto vedendo i nostri politici fatti scomparire, i militanti e combattenti delle nostre strutture ribelli catturati dalle forze di polizia e militari, così come le centinaia di persone che lottano nella società che sono attualmente recluse in prigione e i più di 500 oppositori democratici assassinati dal governo oppressore".
Racconta che la presenza dell'EPR in Chiapas si è limitata unicamente alla propaganda Rivoluzionaria, dovuto al fatto della delicata situazione che esiste in questa zona. "Il Partito Popolare Democratico Rivoluzionario" (PDPR) e il nostro esercito cercano di non ostacolare ne' intorpidire il processo che l'EZLN ha deciso di portare avanti, anche se come forza militare stiamo a vedere quello che succede, dal momento che temiamo una gran offensiva diretta da parte dell'Esercito federale".
Nel mentre, ci informa, l'EPR ha sollecitato la Croce Rossa Internazionale che venga ad assistere determinate Regioni dove si sviluppa la repressione governativa contro la base sociale che si suppone vincolata all'EPR, concretamente nella regione di Los Loxicha, in Oaxaca e nella costa e sierra del Guerrero.
In accordo con il comandante Josè Arturo, l'EPR è disposto a stabilire un dialogo con la società per cercare uscite politiche al conflitto armato.
Ricorda che il suo appello del 20 di aprile dell'anno scorso, volto a formare una Commissione per la Verità è stato ben accolto. Rifiuta che l'EPR si senta dimenticato dagli organismi per i diritti umani che si sono interessati maggiormente per quello che succede nel sudest del Paese. "Non la pensiamo così. Crediamo che il problema fondamentale è la minaccia che ha fatto il presidente Ernesto Zedillo in relazione all'utilizzo di tutta la forza di cui lo stato possiede contro i nostri gruppi".
"Pensiamo , allora, che per questo esiste un giustificato terrore a manifestare pubblicamente punti di vista in relazione all'EPR. C'è paura a pianificare proposte e soluzioni politiche rispetto a noi".
Chiarisce che non c'è nessuna disposizione a trattare con il governo in quanto manca la condizione politica per farlo, dato che "pensiamo che per il Messico e per il mondo è risultata chiara la volontà negativa del governo circa il rispetto degli accordi risultato di una partecipazione sociale ampia e di una forza ribelle importante come l'EZLN, ed anche del fatto che abbia dato la sua parola in questo contesto senza adempiere agli impegni presi.
Il comandante Josè Arturo considera che il governo sta
solo cercando di prendere tempo per applicare una soluzione strettamente
militare in Chiapas, e ciò porterebbe ad un innalzamento
del livello del conflitto armato, dato che fonda le sue radici
nell'emarginazione. "Questo non farebbe altro che rafforzare
il processo di insurrezione armata come la nostra; darebbe luogo
alla nascita di nuovi gruppi armati, e condurrebbe ad un aumento
delle lotte sociali in tutto il paese. Tutti i messicani tenderebbero
a lamentarsi dei costi sociali e politici di questo aggravamento,
ed il governo sarebbe colui al quale verrebbe attribuita tutta
la responsabilità storica".
- Avete contatti con l'EZLN?
- No. Gli unici accordi che abbiamo fatto sono pubblici. Tra questi
c'è il riconoscimento che rappresentiamo due processi paralleli.
Ovviamente, al di sopra dell'EZLN e dell'EPR c'è il popolo
messicano, duramente colpito, con una violenza sociale ed economica
quotidiana, elemento fondamentale al quale dobbiamo sottostare
tutti, forze politiche e militari.
- Se il movimento chiapaneco verrà represso, voi cosa farete?
- Bene, noi ci siamo mantenuti nei limiti dell'autodifesa, ma
questa tattica diventerebbe inutile in una circostanza come quella
che viene descritta. Necessariamente dovremmo scegliere di dichiarare
guerra, in tutte le sue forme ed in piena regola, contro un governo
che si nega a soluzionare problemi molto concreti che hanno a
che vedere con un importante settore.
- È un avvertimento?
- Certamente, si.
Spiega che la diminuzione delle loro attività obbedisce all'imminenza dei processi elettorali che si stanno sviluppando in questo anno in tutto il paese, e che di fronte ai quali non vogliono convertirsi in un elemento destabilizzante.
"Crediamo che se la situazione critica che stiamo vivendo non si risolverà all'interno di questi spazi politici, necessariamente il popolo si convincerà che non c'è altra via di uscita che quella delle armi per recuperare la capacità di decidere del proprio futuro".
Nonostante ciò, indica che l'EPR e il PDPR non corrono il rischio di essere eliminati, ma il popolo si, la sua capacità di organizzazione e pressione. "Per cui in alcuni stati stiamo sviluppando un'operazione di dissuasione militare contro le forze repressive, con lo scopo che queste ultime stanno cominciando ad aggredire la popolazione civile, e da altre parti, ci limitiamo esclusivamente alla autodifesa o unicamente alla propaganda armata".
Circa l'Esercito Messicano, il capo del'EPR avverte che non solo è presente in tutte le strade e comunità indigene, ma anche in differenti posizioni di governo, dal livello municipale, fino ad arrivare alle poltrone più in alto, in modo tale che "l'attuale amministrazione viene ad essere una carriola civile sottomessa ad una dittatura politica e militare concretamente simulata".
Di conseguenza "quello che sta succedendo in Chiapas, dove il presidente Ernesto Zedillo promette la non violenza e l'Esercito fa esattamente il contrario, è ciò che via via è venuto alla luce in modo tale da rendere il fenomeno noto a tutto il paese".
Durante l'intervista, il comandante Josè Arturo nega qualsiasi relazione tra l'EPR ed il gruppo guerrigliero peruviano Sendero Luminoso. Assicura che da almeno due anni ha sospeso - anche se non ha completamente scartato l'idea - le imposte di guerra attraverso le espropriazioni bancarie ed il sequestro di ricchi personaggi.
"Lo diciamo per far vedere che è la classe dominante stessa che si dedica a queste attività, per cui non sarebbe affatto strano che il sequestro dell'ex segretario di Governo, Fernando Gutierrez Barrios, lo avesse pianificato la gente di Jorge Carrillo Olea". Il finanziamento dell'EPR, dichiara il suo rappresentante, proviene basicamente dal popolo e "non solo da quello più umile, ma anche dalla classe media".
In relazione al futuro che si presenta per il paese, in comandante guerrigliero segnala che, al momento, non si vede nessuna possibilità di soluzione ai problemi. Indica che qualunque soluzione dovrà essere il risultato di un lungo processo, in cui dovrà essere presente un nuovo potere emanato dal basso.
Questo implica "prevedere tutte le forme di lotta per costruire una nuova Costituzione che vada contro il processo di privatizzazione, che permetta il recupero delle conquiste storiche perdute, quelle per ci il popolo ha versato il suo sangue; che garantisca la giustizia, la democrazia e la libertà, e un riordino economico che sia il risultato della volontà maggioritaria.
"Questo può sembrare paranoia: La transizione pacifica
alla democrazia non la scartiamo in assoluto, però crediamo
che sarà possibile solamente quando il popolo prenderà
le armi. Non necessariamente per utilizzarle, però è
necessario che il popolo si organizzi e si armi per poter imporre
la sua volontà. In questo senso diciamo che il potere nasce
dal popolo e dal fucile".
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CyberC@fe, San Cristobal de Las Casas, Chiapas, Mexico.
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