La Jornada, 4 settembre 1998

La società civile convoca l'EZLN ad un dialogo

 

Accademici, artisti, intellettuali, studenti, sindacati, organizzazioni contadine, indigeni e popolazioni, appartenenti alla società civile e alla maggioranza delle organizzazioni non governative per la difesa dei diritti umani a livello nazionale, hanno invitato l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale ad "analizzare le proposte per giungere ad un accordo sulla realizzazione della consultazione nazionale sulla riforma costituzionale che riguarda i diritti e cultura indigeni e, in più, per uno scambio di pareri, punti di vista ed alternative possibili per la soluzione del conflitto".

 

In un documento che sarà presentato oggi, firmato da un numero significativo di rappresentanti della società civile, si segnala che dal 1° gennaio del 1994, il Chiapas rappresenta nel consenso internazionale "marginalità estrema, miseria indigena, sfruttamento e ribellione", questione che ossessiona e preoccupa gli interessati che desiderano una pace basata sulla giustizia sociale.

I numerosi firmatari argomentano nello scritto, inviato al Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno dell'EZLN, che l'esigenza di pace nel mondo indigeno si rinnova perché cerca di unire le differenti proposte che sono arrivate dalla società civile negli ultimi mesi; per questa ragione, aggiungono, crediamo "necessario un incontro delle organizzazioni e delle persone che hanno firmato (il documento) con l'EZLN".

Nel testo non si specifica né il luogo né la data, però si sottintende che questo implicherebbe il trasferimento di una delegazione zapatista nel luogo che verrà deciso per l'incontro.

Con questa iniziativa la società civile fa suo l'interesse per riallacciare il dialogo, come via per la soluzione del conflitto in Chiapas, in contrasto con la chiusura che, secondo alcune voci rappresentative, si percepisce nelle sfere governative.

Oltre a ricordare nello scritto che durante quasi cinque anni in quella regione del Sud-Est ci sono stati dialoghi di pace, accordi fra le forze in conflitto, rottura di questi, campagne di odio e calunnia, mobilitazioni nazionali e internazionali, avanzamenti e retrocessioni, si aggiunge che il passare del tempo non é sufficiente per trovare una pace degna.

"Senza dubbio e in modo sorprendente, il logorio naturale e quello indotto non sono stati sufficienti per calmare o eliminare la ricerca di una pace degna e l'appoggio alle rivendicazioni indigene, l'esigere diritti umani, il desiderio che Acteal, la strage e il processo "dilatorio" non si ripetano.

Adesso l'EZLN propone di realizzare "una consultazione nazionale sulla riforma costituzionale che riguarda diritti e cultura indigeni, e ha chiamato la società civile perché partecipi a questo sforzo, che deve essere di tutti".

Il gruppo di persone le cui firme appaiono nel testo, chiarisce che non desidera nessuna funzione nel processo di dialogo, perché la pace é indispensabile ed esclude l'eventualità di erigersi come ponte tra gli zapatisti e il governo.

"Semplicemente, crediamo che un'alternativa alla chiusura che oggi si vive potrebbe essere l'inizio di un dialogo con l'EZLN e ci piacerebbe che questo dialogo fosse con noi, perché c'interessa molto."

Nel firmare questo appello, i rappresentanti delle diverse organizzazioni sindacali e indigene hanno manifestato la loro rabbia e il loro stupore per l'assenza del problema chiapaneco nella Relazione presidenziale. Una prova dell'interesse nazionale per il Chiapas é questa grande convocazione.

Tra i firmatari spiccano personalità come Juan Sànchez Navarro, Pablo Gonzàlez Casanova, Fernando Benìtez, Elena Poniatowska, Carlos Monsivàis, Amalia Solòrzano de Càrdenas, Vicente Rojo, Tomàs Segovia, Miguel Concha (provinciale dei domenicani), Néstor de Buen, Adolfo Sànchez Vàsquez, Armando Bartra, Arnoldo Kraus, Bartolomé Carrasco Briseño (emerito arcivescovo di Oaxaca), Carlos Pellicer, Adelfo Regino, Concepciòn Calvillo de Nava, Eduardo de El Rìo Rius, Emilio Krieger, Enrique Calderòn Alzati, Enrique Semo, Federico Campbell, Felipe Ehrenberg, Gabriel Macotela, Horacio Labastida, Jesùs Gonzàles Schmal, Jesusa Rodrìguez, John Saxe Fernàndez, Juan Bañuelos, Luis Villoro, Magdalena Gòmez, Mariclaire Acosta, Ofelia Medina, Ana Colchero, Pablo Latapì Sarré, Cholàin Rivero Gamboa, René Drucker, José de El Val, Juan Villoro, Rodolfo Stavenhagen, Luz Rosales, Rogelio Naranjo, Rosario Ibarra de Piedra y Andrés Manuel Lòpez Obrador.

Firmano inoltre 68 deputati, presidenti municipali di varie parti della Repubblica, centinaia di reti delle organizzazioni civili, sindacati, organismi difensori dei diritti umani: la maggioranza dei rappresentanti della società civile a livello nazionale.

Tra le organizzazioni contadine figurano CNOC, UNORCA, COCEI, UCIZONI, ARIC Independiente, Frente Democràtico Campesino de Chihuahua.

Firmano pure FZLN, FAT, UPREZ, Assemblea dei Quartieri, Fronte Popolare Francisco Villa, Alleanza Civica, CAI, MCD e Assemblea Nazionale per la Pace.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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