Un sogno sognato in cinque continenti
A proposito di incontri intergalattici ed altri luoghi comuni
Claudio Albertani
Il prezzo della vita degli zapatisti non è un posto pubblico in un comune o in uno stato, non è neanche la presidenza del Messico o dell¹Onu. Il prezzo della vita degli zapatisti è un mondo che contenga molti mondi Sub comandante Marcos, La Realidad, Chiapas, 1996
1. La ribellione degli indigeni del Messico
continua a generare paradossi: se in un primo tempo gli armati di verità
e di fuoco hanno messo sottosopra la dodicesima economia del mondo,
il laboratorio del Fondo Monetario Internazionale, adesso sono diventati
il sintomo di una nuova sensibilità, il punto di riferimento non
dei nostalgici del passato, bensì dei nostalgici del futuro.
Nellestate del 1996, alcune migliaia di persone si diedero appuntamento
nella giungla Lacandona per discutere di umanità e di neoliberismo,
in un memorabile incontro, scherzosamente definito intergalattico.
Un anno dopo, lavventura prosegue con il II Incontro Intercontinentale
per lUmanità e contro il Neoliberismo che si terrà in cinque
località della Spagna tra il 26 luglio e il 2 agosto dellanno in
corso.
Perché gli zapatisti hanno ispirato un movimento che sfugge alle
definizioni tradizionali?
Perché suscitano tanti entusiasmi?
Le ragioni sono molte. Innanzitutto, in una società come la nostra,
dominata dallo spettacolo e dalla menzogna, i ribelli del Chiapas hanno
recuperato la parola. E ci interpellano non solo sul terreno della solidarietà
come gli altri movimenti di liberazione, ma su mille altri piani.
In unepoca di paranoia e xenofobia, essi proclamano tutto per tutti,
nulla per noi, lottano per un mondo che contenga molti mondi,
mostrano la convergenza tra le diverse sofferenze umane, vanno oltre la
rabbia sterile dei perdenti. Gli indigeni, i dimenticati di sempre, ci
hanno ricordato che loro esistono e hanno messo a disposizione una grande
eredità spirituale, oltre che una secolare tradizione di resistenza.
Le armi che usano non sono i truculenti Kalashnikov che siamo abituati
a contemplare nelle immagini di tante guerre civili, bensì lironia
e la tenerezza di chi sa amare e solo per questo può anche odiare.
Inoltre i ribelli del Chiapas piacciono perché non vogliono convincere
nè vendono tessere; il loro è un metodo più che una
proposta compiuta; è uno stile non unideologia. Essi non offrono
soluzioni, ma sollevano le questioni centrali del nostro tempo: la fine
della civiltà del denaro, la riscoperta della comunità, la
democrazia diretta, lidentità e la differenza, il potere.
La loro originalità principale non sta nel campo delle idee, ma
in quello della pratica. E nel sostenere - con i fatti, oltre che con le
parole - che per cambiare il mondo il cammino è importante quanto
la meta. Chiarendo che la globalizzazione produce miseria e distruzione,
mentre allo stesso tempo crea conosciute possibilità di ascolto
e comunicazione, gli zapatisti hanno svelato larcano del neoliberismo,
anticipandone laffossamento.
Nella globalizzazione - ci dicono - gli avvenimenti e le identità
acquistano nuove simultaneità, coniugano tempi storici differenti,
producono convergenze insolite. Infine, il fascino emanato da questo che
qualcuno ha chiamato neozapatismo e che non appartiene ormai solo ai ribelli
del Chiapas, è quello dellincontro tra culture e modi di vita,
linvenzione libera e cosciente di un nuovo meticciato, anzi di molti meticciati.
2. Con un tale spirito e con lobiettivo
di rompere laccerchiamento militare, lestate scorsa essi convocarono
nei territori liberati della giungla Lacandona, il primo Incontro Intercontinentale
per lUmanità e contro il Neoliberismo a cui parteciparono circa
tre mila persone provenienti da una quarantina di paesi e dalle più
disparate galassie umane.
Vi erano membri di organizzazioni radicali, di partiti politici, movimenti
di liberazione, sindacati e O.n.g. E poi i cattolici, la sinistra antagonista,
i centri sociali, i gay, gli anarchici, le femministe, gli ecologisti,
i reduci delle rivoluzioni sudamericane e persino intellettuali di prestigio,
senza dimenticare qualche discepolo del presidente Mao, del Che e del vecchio
Trotzky.
Altri ancora, forse i più, erano semplicemente donne e uomini desiderosi
di rompere laccerchiamento spirituale che si vive nelle metropoli del
mondo globalizzato. Ciascuno da una prospettiva differente, ognuno avvertiva
che la ribellione degli indigeni lo aveva in qualche modo interpellato
e lIncontro offrì a tutti la possibilità di esprimersi liberamente
e di rimettersi in gioco.
A un anno di distanza, possiamo considerare quel primo appuntamento intergalattico
un punto di arrivo e, contemporaneamente, un punto di partenza.
Un punto di arrivo perché dimostrò che i maya del Chiapas
non solo soli. Il governo messicano dovrà valutare questo dato prima
di tentare altre operazioni militari contro le comunità in resistenza.
Contemporaneamente emerse anche un altro elemento. La solidarietà
nata nei trenta mesi precedenti non era quella degli anni Ottanta con le
rivoluzioni centroamericane o, ancor prima, con le lotte di liberazione
in Asia e in Africa. Londata mondiale di simpatia sollevata dagli zapatisti
alludeva al bisogno generalizzato di ricostruire dei luoghi comuni, di
inventare nuove forme di socialità. Gli zapatisti furono i primi
a sottolinearlo quando, nel 1995, inviarono 300 dollari di aiuti agli
operai dellAlfa Romeo: essi apprezzano la nostra solidarietà però
ci interrogano anche su altre piani.
É proprio qui che il gioco si fa appassionante. Infatti, è
più facile manifestare accordo con la lotta di un popolo lontano,
che riannodare i fili della speranza e provare a costruire, qui e adesso,
un mondo, anzi molti mondi, alternativi al neoliberismo.
Una prima sedimentazione di queste tematiche è contenuta nel documento
finale dellIncontro, la Seconda Dichiarazione de La Realidad, in cui,
fra laltro, si propone di creare una rete intercontinentale di resistenze
e di organizzare un secondo appuntamento in Europa per il 1997. La rete
- vi leggiamo - non è una struttura organizzativa, non ha un centro
direttivo nè decisionale, non ha un comando centrale, nè
una gerarchia. La rete siamo tutti noi che resistiamo.
3. Quali sono i risultati dellIntergalattico?
La lettura degli atti (Crónicas Intergalácticas, Chiapas,
Messico, 1996) ricostruisce il senso del dibattito.
In primo luogo, i partecipanti guardarono alla vita nei tempi del neoliberismo
non con neutralità scientifica, bensì con occhi partigiani.
Partendo da una suddivisione abbastanza classica per materie (economia,
politica, società, cultura ed un mondo che contiene molti mondi),
discussero di pensiero unico e globalizzazione, di potere e resistenza,
di umanità e di civiltà. Passando al setaccio esperienze
guerrigliere e pacifiste, radicali e riformiste arrivarono alla conclusione
che per raggiungere il modesto fine di cambiare il mondo è indispensabile
ricostruire la nozione stessa di politica, la sua concezione e la sua pratica.
Ovviamente coloro che si attendevano ricette (o le volevano dare) si sentirono
defraudati. Male rimasero anche quelli che credevano di illuminarsi come
San Paolo sulla via di Damasco: le relazioni con gli zapatisti non oltrepassarono
i limiti della cortesia formale.
Tuttavia alcuni presero sul serio lidea di seguire il cammino tracciato
nella giungla Lacandona.
Già a San Cristobal, ci fu una riunione tra europei, nordamericani
e messicani per cercare di dare forma alla rete perlomeno sul piano dellinformazione.
Nei mesi successivi, si intensificarono i contatti, le discussioni, gli
appuntamenti. e sorse il problema di come e dove organizzare il II Incontro.
La sfida era per certi versi superiore a quella che gli zapatisti avevano
lanciato dal Chiapas.
In Europa non esistono esperienze rivoluzionarie di rilievo, la sinistra
istituzionale è neoliberista e quella alternativa è fortemente
minoritaria, oltre che spaccata da baruffe decennali. A differenza degli
indigeni, noi non abbiamo identità da difendere, semmai identità
da costruire e nessuno possiede neanche lombra della capacità di
convocazione degli zapatisti. Ogni iniziativa deve trovare il consenso
di persone e gruppi tra loro molto differenti che appena stanno imparando
a parlarsi in modo nuovo. Però lentusiasmo non accennava a diminuire.
Poco prima di Natale, con la partecipazione di circa 150 delegati di una
dozzina di paesi, vi fu una riunione dei comitati Chiapas a Zurigo. Dopo
un lungo ed estenuante dibattito, la scelta cadde sulla Spagna sia per
ragioni di comunicazione che per la maggiore forza dei collettivi di quel
paese.
Allinizio di febbraio, a Barcellona, formammo cinque commissioni organizzative
- contenuti, finanza, stampa, contatti e documentazione - e, seguendo il
principio zapatista preguntando caminamos (chiedendo camminiamo), lanciammo
una consultazione tra persone e comitati promotori su contenuti e obiettivi
del II Incontro.
Decidemmo che sarà un Incontro autogestito ed autoorganizzato.
Decidemmo anche di non ricorrere a sovvenzioni istituzionali, ma di accettare
collaborazioni in natura (spazi pubblici, donazioni di materiale,
offerte). I costi saranno coperti da varie attività realizzate in
tutta Europa dai comitati promotori e da una quota di iscrizione ancora
da definire (ma in ogni caso non superiore alle 200 mila lire) per i sette
giorni di vitto, alloggio e trasporto allinterno della Spagna. Di questa,
una parte sarà destinata al finanziamento dei viaggi di delegati
asiatici, africani e latinoamericani con difficoltà economiche.
Era una scelta di grande importanza.
Mai prima è esistita in Europa una struttura internazionale di opposizione,
estranea alle burocrazie di partito ed ai carrozzoni della vecchia e della
nuova sinistra.
Lipotesi della rete senza un centro e senza un comando, ma con un cuore
e con una direzione - cioè un senso ed un percorso - smetteva di
appartenere al regno delle buone intenzioni per iscriversi nel campo delle
possibilità reali.
Gli ultimi dettagli organizzativi - fra cui un concorso internazionale
per decidere il logotipo - vennero discussi a fine marzo in una riunione
convocata a Praga, con lidea - per il momento fallita - di estendere la
rete a est .
4. Quale può essere lasse del II
Incontro?
Mentre a La Realidad si formulò una specie di diagnosi del neoliberismo,
in Spagna ci porremo in una prospettiva strategica e organizzativa. Tenteremo
di riprendere lesperienza zapatista laddove essa è pervenuta, nella
riscoperta di una pratica rivoluzionaria e della sua coerenza.
I risultati della consultazione - a cui hanno risposto un migliaio circa
di persone - indicano tre grandi obiettivi:
1) un Incontro di lotte e non un simposio;
2) il rilancio della rete di resistenze;
3) la definizione di nuovi campi di azione.
Lottare sarà la parola chiave dellIncontro.
Lottare: una parola a cui siamo chiamati a dare nuovi significati: lottare
per lumanità e lottare contro il neoliberismo.
Come andare oltre gli slogan?
Manterremo la divisione in gruppi di lavoro, avendo però ben chiaro
che le separazioni sono fuorvianti. Visto che non sarà una riunione
di specialisti, parleremo tutti di cose simili, solo che da differenti
punti di vista.
Ai cinque temi discussi in Chiapas (politica, economia, società,
cultura ed emarginazione) si aggiungerà - altra indicazione emersa
dalla consultazione - quello della donna che sarà trattato anche
in maniera trasversale, ovvero in ciascuna delle cinque sedi di lavoro.
DallIncontro non ci aspettiamo novità teoriche, nè grandi
risoluzioni: la critica di questa società che non riesce a morire
è, in gran parte, già fatta.
Il compito che ci attende è un altro: tendere ponti fra esseri umani,
situazioni ed organizzazioni con storie e percorsi diversi.
Come e con chi avanzare nella costruzione della rete?
Quali meccanismi inventare per ampliarla?
Come coinvolgere i popoli africani e quelli asiatici?
Dalla sede spagnola dovremo proiettarci verso il sud del mondo, grande
assente a La Realidad.
Nellimpresa che ci attende possiamo fare nostra lindicazione del Congresso
Indigeno tenuto lanno scorso a Città del Messico: funzionare
come assemblea quando si è insieme e come rete quando si è
separati.
Di nuovo dagli indigeni sappiamo che il consenso è un meccanismo
centrale della democrazia diretta.
Un meccanismo che può risultare estenuante: come fare in modo che
la ricchezza individuale non si appiattisca?
Come mantenere unite le mille anime del nostro movimento?
Come difendere i principi senza violentare il processo?
Forse imparando a mettere in gioco ciò che ci unisce e tralasciando
- non dimenticando - il resto.
Lagire attraverso la forma della rete crea nuove opportunità: esige
e, allo stesso tempo, produce un nuovo modo di fare politica.
Salta agli occhi, la dismisura fra le questioni da affrontare e le dimensioni
invero modeste delle nostre forze.
Tuttavia lesperimento vale la pena: dopo 500 anni, forse siamo allinizio
di un autentico incontro di culture.
Il II Incontro Intercontinentale per lUmanità e contro il Neoliberismo si terrà in Spagna tra il 26 luglio e il 2 agosto.
Quota: ancora da fissare.
Non sarà comunque superiore alle 200 mila lire per persona, compreso
vitto, alloggio e trasporti (in treno e autobus) da una sede allaltra.
Sedi:
1. El Indiano (Sierra di Cadice)
2. Ruesta (un villaggio nei Pirenei a 150 Km da Saragozza)
3. Al Muñecar (Granata)
4. Barcellona
5. San Sebastian de los Reyes (dintorni di Madrid)
Programma:
Venerdì 25: arrivo a Madrid, cena e festa.
Sabato 26: Inaugurazione
Domenica 27: Manifestazione a Madrid e trasferimento alle sedi di lavoro
Lunedì 28 fino a giovedì 31: lavori in commissione
venerdì 1: trasferimento a El Indiano
Sabato 2: conclusioni
Domenica 3: ritorno a Madrid
Per iscriversi:
Informazioni:
tel. 030/40181
posta elettronica: ezlnbsit@mbox.vol.it

Indice del 2° Incontro Intercontinentale