(da El Pais, 03.11.1996)

Una nuova ondata di attentati dell'EPR causa 10 morti in Messico.

Dopo un mese di tregua, l'Esercito Popolare Rivoluzionario (EPR), il gruppo armato che apparì in Messico lo scorso mese di giugno, ha aperto una nuova campagna di attentati che hanno causato, questa settimana, almeno dieci morti tra le forze di sicurezza. In questa occasione le azioni dei nuovi guerriglieri si circoscrivono fondamentalmente allo Stato del Messico, nel centro del paese, che si prepara a celebrare, entro sette giorni, le sue elezioni legislative e amministrative.

Seguendo l'abitudine di rendere simultanei gli attacchi, i nuovi guerriglieri armati con fucili AK-47, AR-15 e bottiglie molotov, hanno lasciato i segni dei proiettili anche negli Stati meridionali di Oaxaca e Guerrero, loro culla e principale luogo d'azione.

In tutti i casi si è trattato di imboscate ai veicoli dell'Esercito o di attacchi rapidi contro impianti di polizia e militari da potenti veicoli. Cioè azioni contundenti con minimo rischio.

Sembra che la guerriglia, reduce dei gruppi armati universitari che germogliò in Messico negli anni settanta, abbia imparato la lezione dalla sua prima offensiva lanciata in agosto in sette Stati del paese. L'imperizia dei suoi membri (molti indigeni delle aree povere del Guerrero e di Oaxaca contrattati a questo scopo) gli costò allora la metà dei 13 morti registrati.

Intanto le autorità continuano a spargere cortine di fumo che si dissipano poco più tardi a grande velocità. I governanti insistono a togliere importanza agli attacchi (che sono sempre opera di "delinquenti comuni" fino a che i superiori dicano il contrario) ed assicurano che i loro Stati vivono in un clima di tranquillità.

L'EPR, nelle cui fila si sono incorporati settori dissidenti dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN, la guerriglia dello Stato del Chiapas), rivendica puntualmente gli attentati in nome del popolo contro "il governo oppressore" ed ha anche pubblicato la sua prima rivista intitolata El Insurgente, in cui oltre a ricompilare i suoi rigidi comunicati a favore di una repubblica popolare, il gruppo apre uno spazio alla poesia e dedica un poema ai giornalisti, "uccelli dell'attesa".

(tradotto dal Leoncavallo di Milano)

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