La Jornada 2 luglio 1998
Zedillo: il doppio linguaggio è di quelli che stimolano l'ingerenza esterna
Rosa Elvira Vargas, inviata, Simojovel, Chis,., 1° luglio ¤
In un messaggio trasmesso integralmente da radio e televisione in tutto il paese, il presidente Ernesto Zedillo ha puntualizzato che l'Esercito rimarrà in Chiapas per evitare scontri tra comunità; ha detto che il governo non tollererà gruppi paramilitari, "di qualsiasi segno. Ha detto che l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) ha contribuito con le sue azioni alla crisi finanziaria del 1994 e, una volta ancora, ha alluso alla presenza dei religiosi nel conflitto di questa regione. Nella conclusione, ha detto, non si accetteranno "protagonismi, lideraggi messianici né apostolati della ipocrisia".
Cedere, perché tutti vincano
Il presidente ha insistito a dare una via d'uscita politica al problema, in cui, ha aggiunto, "sia l'una che l'altra parte deve cedere perché tutti vincano. Devono lasciarsi indietro le posizioni che propongono il tutto o il niente, dato che quelli che lo fanno, ha concluso, finiscono rimanendosene con niente".
Il governo, ha assicurato, farà il necessario per impedire che i radicali e gli intolleranti di qualsiasi lato impongano il loro desiderio di violenza. Non permetterà neanche che le minoranze "intransigenti ed estremiste s'impongano sopra la volontà di riconciliazione e di pace, così come che s'impongano capeggiamenti di vecchio tipo, né quelli che dicono di voler risolvere le ingiustizie, però rifiutano la legge e la democrazia".
I fatti dimostrano, ha affermato, che il governo ha posto tutta la sua volontà per risolvere politicamente il conflitto, per la via del dialogo e del negoziato e con animo sincero, però, "sfortunatamente, non ha trovato reciprocità". Non è stato il governo, ha spiegato Zedillo, quello che "con diversi pretesti non ha rispettato gli accordi di San Miguel" né quello che se n'è andato unilateralmente dal tavolo del negoziato.
I fatti che con oggettività hanno visto i messicani sono quelli realizzati da quelli che hanno disatteso la richiesta generale di lasciare la minaccia delle armi e di trasformarsi in una forza politica dentro la legge.
Ha avvertito quindi che il governo non può rimanere passivo quando si calpestano i Diritti di quelli che si oppongono a quelli che minacciano con la violenza per imporre il loro dominio sulle comunità. Ha affermato che la sua amministrazione si occuperà di tutte le denunce contro qualsiasi gruppo, di qualsiasi ideologia, che attenti contro i messicani, "semplicemente perché non pensano come loro".
Quindi ha difeso l'azione dell'Esercito in Chiapas ed ha rifiutato la posizione di quelli che chiedono il suo ritiro unilaterale, perché se così si facesse, ha aggiunto, non pensano alla "grande maggioranza degli indigeni chiapanechi che hanno sofferto per la minaccia della violenza o vivono sotto la sua minaccia", il Presidente ha segnalato che il doppio linguaggio lo hanno quelli che "si sono detto mediatori ed hanno fallito in questo compito per aver anteposto la loro parzialità ed i loro interessi di gruppo".
Ha portato di nuovo il suo discorso sugli stranieri ed ha detto che quelli che utilizzano un doppio linguaggio, parlano di legalità e di rispetto della Costituzione però allo stesso tempo promuovono attivamente e costantemente la partecipazione di stranieri nel conflitto chiapaneco, il che contraddice non solo il mandato costituzionale ma pure il pensiero della gran maggioranza dei messicani.
"Dato che conosciamo le conseguenze che porta con sé l'intervento degli stranieri negli affari politici del paese, il governo continuerà a rifiutare con i mezzi che dà la legge, l'ingerenza di stranieri negli affari che solo competono a noi messicani risolvere".
Ha sottolineato: il governo è stato e continuerà ed essere conseguente con la volontà di dialogo, però non a costo della legalità né dell'integrità del territorio né della sovranità nazionale.
Ha girato oggi nel nord del Chiapas, con la peculiarità che il discorso centrale del Presidente sulla crisi chiapaneca si è potuto vedere ed ascoltare attraverso radio e televisione in diretta, da un posto dove gli scontri tra basi dell'EZLN e gruppi identificati come paramilitari, sono costanti.
E' stato pure a Tila, dove un forte acquazzone ha obbligato a realizzare più rapidamente gli atti programmati con i produttori agricoli e l'inaugurazione di un ospedale. In entrambi municipi il discorso presidenziale è stato, come sempre, per esortare alla pace, all'unità e alla concordia, come unici elementi, ha fatto rilevare, per riuscire nello sviluppo e nel superamento dei ritardi ancestrali della popolazione.
La zona nord è stato teatro di operazioni di due dei gruppi paramilitari più noti: Pace e Giustizia e Los Chinchulines ed è anche quella dove si concentra quasi la metà del totale dei profughi di guerra che ci sono nello stato e che si stimano tra i sette e gli otto mila, secondo calcoli di organizzazioni umanitarie. E' appena a venti chilometri di qui il municipio di El Bosque, scenario del più recente sgombero del consiglio autonomo San Juan della Libertà - secondo la nomenclatura zapatista -, con un saldo di otto morti, una ventina di desaparecidos e due mila nuovi profughi dai villaggi.
Si afferma anche che tra Simojovel e Tila non ci sia piena libertà di transito, dato che è noto che il gruppo Pace e Giustizia controlla i posti di blocco nei crocevia strategici e vi si registrano frequenti assalti ai viaggiatori.
Qui, in Simojovel, il Presidente è tornato a lanciare un appello all'EZLN affermando che il governo non ha un doppio linguaggio e che mantiene la volontà di negoziare e di risolvere i problemi per la via politica, senza violenza, a favore delle comunità indigene.
Ha fatto un resoconto di quello che, dalla sua prospettiva, è stato l'agire tanto della sua amministrazione come del gruppo ribelle in questi quasi quattro anni. Ha ricordato che prima di prendersi l'incarico, aveva già stabilito un contatto diretto con la dirigenza dell'EZLN per iniziare dei negoziati per la soluzione del conflitto. Ciò, ha detto, è prova che la tolleranza e la pazienza sono state da allora dalla parte del governo, "anche in momenti di grande prova".
Quindi ha introdotto un elemento di novità nelle sue considerazioni verso il gruppo armato, ricordando che le loro azioni sono in aperta violazione della Costituzione dall'inizio del 1994, "hanno contribuito a far precipitare la crisi finanziaria del paese, il che ha imposto un grave costo politico e umano alla gran maggioranza dei messicani. Due mesi dopo, ha aggiunto, nel febbraio del 1995, il governo ha dato la priorità ad evitare la violenza e lo scontro ed ha attuato con prudenza, anche a costo dell'efficienza nell'esecuzione degli ordini giudiziari.
Ha parlato quindi della Legge per il Dialogo, la Riconciliazione e la Pace Degna in Chiapas, che stabilisce che le autorità giudiziarie manterranno sospesi i procedimenti iniziati contro quelli che hanno dichiarato guerra allo stato messicano, sempre e quando continuino i negoziati per firmare l'Accordo di Concordia e Pacificazione a cui si riferisce la legge.
Ha detto che benché quest'ultima condizione non sia stato rispettata "da quelli che sostengono la minaccia della violenza", il governo "ha mantenuto nella pratica i principi a cui si ispira", come espressione di volontà per la pacificazione. Ha affermato questo "atteggiamento aperto e tollerante" della sua amministrazione ha permesso che famosi dirigenti dell'EZLN che erano stati arrestati e soggetti a processo giudiziario, oggi siano in piena libertà "e portando avanti, senza nessun disturbo, un intenso proselitismo a favore del gruppo armato".
Salvaguardare la Costituzione
È successo allora agli accordi di San Miguel - preparatori delle conversazioni di San Andrès Larráinzar - che il governo abbia accettato certi intermediari, " non conoscendo ancora la parzialità degli stessi. Questa buona fede, come dopo si è visto, è stata defraudata".
Riferendosi agli di San Andrès e alla loro firma da parte del governo, Zedillo ha detto che esiste la disponibilità a rispettarli, però, ha chiarito, salvaguardando la Costituzione, l'integrità del territorio nazionale, l'unità dei messicani e la sovranità della nazione.
Prima di partire per Tila, il Presidente ha salutato gli abitanti che gli hanno domandato delle opere pubbliche e un appoggio per la produzione. Un rappresentante del municipio di El Bosque gli ha affermato la sua disponibilità per il dialogo e a che si giunga ad una riconciliazione.
Ha ricevuto come regalo una figura di ambra a forma di elefante, dato che gli hanno assicurato che porta fortuna ed immediatamente, il Presidente ha chiesto: "che si alzi il petrolio, che si alzi il petrolio".
Ha risposto pure alle domande dell'inviato di Televisa ed ha assicurato che il processo di rimunicipalizzazione intrapreso dal governo locale è stato ben accolto, però deve essere applicato con molto attenzione nelle comunità per "non andare a commettere nuovi soprusi né generare nuovi conflitti".
Già in Tila, riunito con gli allevatori, si è riferito agli appoggi per incrementare la produttività delle terre e di nuovo ha chiesto di sradicare il sistema di taglia-buttagiù-brucia per preparare le terre. Ha anche detto di stare attenti a quelli che fanno promesse false, come quella che un giorno "la violenza e la discordia possono germogliare in caffè e in mais per tutti".
In Chiapas, ha aggiunto, ci può essere solo posto per l'unità, per il dialogo e per il lavoro; per la tolleranza, il rispetto delle leggi e la democrazia. Ha chiesto di immaginare e di lavorare per un futuro con campi coltivati bene nutriti, con campi da caffè robusti, con tavole ben imbandite. La violenza, ha fatto rilevare, non potrà mai rigermogliare in progresso.
In ultimo, ha inaugurato un ospedale dell'ISSSTE in Tuxtla Gutiérrez ed ha assicurato che i servizi sociali che si stanno ampliando in Chiapas sono per tutti i membri delle comunità.
(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)
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