Creare due, tre, molti municipi


da El Universal, El Gran Diario de México del 2 giugno 1998, di Carlos Martinez Assad

Qualche giorno fa, rispondendo ad uno slogan del governo della Repubblica, il governatore del Chiapas, Roberto Albores Guillén, ha presentato la proposta di rimunicipalizzazione, proponendo la creazione di 33 nuovi municipi nella regione di maggior influenza dell'EZLN.

L'intenzione, appena abbozzata attraverso i mezzi di comunicazione nazionali, sarebbe quella di rispondere sia al documento 3.2 degli accordi di San Andrés Larráinzar, sia alle richieste di pacificazione. Dopo viene una serie di affermazioni di tipo tecnico per giustificare la convenienza della misura: fomentare la presenza delle autorità, un maggior impatto delle risorse preventivate e per impartire una giustizia più effettiva.

Sorprenderebbe, se fosse vero, la rapidità con cui il governo ha cambiato posizione rispetto a questi accordi, perché finora la sua posizione era stata negativa. Tuttavia, anche se la creazione concerne la zona zapatista, nessun rappresentante dell'EZLN ha partecipato all'elaborazione della proposta.

Il governo riafferma così il suo chiaro no ai municipi autonomi ed invece di contribuire a sbrogliare la matassa, la ingarbuglia ancora di più. Ogni procedimento che dovrebbe compiersi per portare avanti questa proposta prenderebbe solo tempo per distrarre dal centro del problema, se prima non si risolvono le difficoltà che verranno seminate tra le comunità zapatiste assediate ed in costante tensione per la presenza dell'Esercito.

Nella proposta sorprendono diversi punti:

Forse per il governo non è così importante che 343.110 persone siano quelle interessate dalla municipalizzazione che si ripropone. Forse ha persino pensato al numero di famiglie che saranno separate e per i nuovi raggruppamenti si sarà tenuto conto dei tratti culturali come la lingua, la religione ed anche la storia. Il governo si sarà anche immaginato il compito di lasciare ad ogni nuovo municipio le terre ejidali e comunitarie che gli appartengono.

Ma, prima di tutto, risulta curioso che la consultazione e la votazione delle comunità implicate siano lasciate per ultima. La metodologia priista si è imposta, prima c'è la proposta e dopo verrà la convalida. Non poteva essere in altro modo perché, forse, se si consultava la popolazione si correva il rischio di essere incostituzionali e che, in più, gli abitanti di questi municipi si manifestassero a favore dell'autonomia.

Le orecchie del governo sorde alle richieste di autonomia, possono solo confrontarsi con l'opinione dei pensatori che conoscono meglio la nostra storia, la società e l'organizzazione indigena, perché sono problemi che sono sempre stati al centro delle loro riflessioni. Perché il Presidente della Repubblica ascolta qualsiasi ignorante e non chi, con uno studio e un lavoro seri svolti da molti anni, ha qualcosa da dire? Per esempio, Miguel León-Portila ha segnalato: "Richiesta improrogabile è dare giustizia ai discendenti dei popoli originari che, da quando è iniziata l'invasione europea, sono stati oggetto di numerosi tentativi di globalizzazione con i quali si è cercato di privarli di molto di quanto appartiene loro e, prima di tutto, dei diritti umani.

Il senso del pensiero di questo notevole storico è interessante perché va esattamente nel senso inverso alla proposta governativa di rimunicipalizzazione quando afferma: "da sempre esistono forme di struttura e tradizioni diverse all'interno dei distinti popoli indigeni. Quelli che hanno affinità tra loro e che vivono in municipi contigui potranno integrare un insieme di entità municipali indigene autonome, che darebbero luogo, nel territorio che occupano, a quelle che dovremo chiamare regioni indigeni autonome". (Bucareli Ocho 7.09.1997)

La strategia governativa sembra invece rispondere alla vecchia parola d'ordine di "dividi e vincerai", ma si trova di fronte l'ostinazione del passato e le nuove richieste politiche che esige il mondo attuale. La sfida reale è come far coincidere nella tolleranza la coesistenza del nuovo con il vecchio e come riuscire a capire che in Messico ci sono enormi ricchezze e che una di esse è la diversità culturale che ha animato vari secoli della nostra storia.

 


(tradotto dall'Associazione Ya Basta! per la dignità dei popoli e contro il neoliberimo - From: "si.ro" <si.ro@iol.it>)



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