VIDEOINTERVISTA DI MARCOS

**** TERZA E ULTIMA PARTE ****

La Jornada 3 marzo 1998.

I MUNICIPI AUTONOMI, RISPOSTA ALL'INADEMPIMENTO


"Siamo tornati. Chiediamo scusa alla nostra audience, una formica si è infiltrata nelle posizioni dell'EZLN e nella cinepresa del nostro cameraman.

Abbiamo qui un'altra domanda della Commissione Civile di Osservazione per i Diritti Umani che dice:

D. Cosa pensate del lavoro di questa Commissione di Osservazione? e quale opinione avete sulla presenza degli stranieri nella zona di conflitto?

R. Sono due domande in una. Il lavoro della Commissione, per quanto abbiamo visto e ci raccontano i compagni dei villaggi, è stato un lavoro rispettoso delle parti, in nessun momento avete abbandonato la posizione neutrale e obbiettiva che una commissione di questo tipo richiede. Avete parlato in pratica con tutti gli attori, solo con noi no, però stiamo usando questo mezzo per rivolgerci a voi. Siete stati sia rispettosi che coraggiosi nello stesso modo. Siete arrivati in un momento in cui è in atto una campagna feroce contro gli stranieri, che spiegherò poi.

Nonostante questa campagna di molestie e persecuzioni che state ricevendo avete mantenuto il vostro programma.

Abbiamo la speranza che tutto quanto avete visto e sentito nei giorni in cui siete stati qui nelle terre del Chiapas, e con tutto quello che avete ottenuto in interviste con i funzionari, con i mediatori, con i coadiuvanti e con gli attori diretti del conflitto, mi riferisco ai popoli indigeni, questo verrà trasmesso a differenti organizzazioni e organismi dei vostri paesi e speriamo che si conosca realmente, come dicevate voi, la verità di quello che sta succedendo qui.

Vediamo anche che vi siete convertiti in una specie di occhi di un settore dell'opinione pubblica internazionale e che in questo senso non avete mostrato alcun intento di ingerenza negli affari interni del Messico. Vi siete dimostrati molto rispettosi su quanto accade qui. Inoltre, ha permesso un bilancio di quanto successo in questa zona dopo il massacro di Acteal, cosa è stato risolto, cosa si è aggravato, ed è importante che si sappia in Messico e in tutto il mondo.

Riguardo alla nostra opinione sulla presenza degli stranieri nella zona di conflitto, fa parte di ciò su cui stiamo insistendo attraverso gli ultimi scritti e comunicati. C'è una strategia, un piano che, in senso stretto, si riduce al fatto che il governo vorrebbe annichilare gli zapatisti, come spiegheremo ampiamente.

Riguardo agli stranieri, il governo li vuole usare in tre sensi.

Primo, usarli per ottenere una legittimità che non possiede all'interno del paese. Il Messico è un paese molto nazionalista, molto orgoglioso del proprio nazionalismo. Però adesso che il principale violatore della sovranità nazionale è il governo messicano, questi parte in difesa dei valori nazionali e contro gli stranieri. Cerca di ottenere con altri mezzi l'appoggio e la legittimità che ha perso. Questo è uno degli utilizzi di questa campagna di xenofobia. L'altra parte di questo piano e di eliminare scomodi testimoni internazionali che possono fare rumore, che possano diffondere in molti posti quello che sta succedendo. E non mi riferisco solo a testimoni di una disgrazia che può accadere, la guerra o un massacro come quello di Acteal. Mi riferisco a testimoni di quanto esiste già ora, della guerra che adesso esiste e che voi, della Commissione Civile Internazionale, avete appena finito di passare da parecchie comunità. Vi sarete resi conto che molte volte non ha l'impatto da ottenere le otto colonne a livello mondiale, ma che significa una guerra di logoramento, un orrore quotidiano con cui le comunità indigene stanno vivendo. Il governo non vuole testimoni di questo orrore quotidiano, e l'unico che deve fare è evitare che gli scandali vengano risaputi. Questo è quello che vuole fare, fare una guerra piccolina, sorda, che non sia molto scandalosa per poterla condurre a termine.

L'altro uso che vogliono fare degli stranieri attraverso questa campagna di perseguitare chiunque violi la propria condizione migratoria, è che colpendo loro, si colpiscono le comunità. Uno dei passi seguenti dentro la strategia governativa sarebbe di attaccare gli Aguascalientes e le comunità indigene dove ci sono Accampamenti di Pace, con il pretesto di controllare i documenti e cacciare gli stranieri che non stanno compiendo con le leggi migratorie.

Con il pretesto di colpire gli stranieri e buttarli fuori dal paese, colpiranno le comunità, faranno perquisizioni, detenzioni e occuperanno gli Aguascalientes. Questo pensiamo che faranno..."

...

"Siamo di nuovo qui, cari telespettatori. Questa ripresa è stata fatta per i feticisti. È che dicono che questo programma è molto noioso. (Quindi si è messo a fare un disegno) Questo è il segno di autenticità di questo programma, dica no alla pirateria, o dica di sì ma metta questo logotipo: sistema zapatista di Televisione Intergalattica. Si alla pirateria".

"Siamo in conclusione per vedere il nostro seguente programma. Mancano alcune domande. Una dice:

D. se il governo non è disposto a d adempiere agli accordi di San Andres e l'EZLN non è disposto a ritornare al dialogo se non si compiono le cinque condizioni, quindi, quali alternative rimangono per risolvere il conflitto? Cosa bisogna fare?"

R. "Il problema non è se si compiono solo gli accordi di San Andres, o se si compiono o meno le cinque condizioni. Ciò che c'è sotto le cinque condizioni, ciò che è in gioco in questa disputa sul processo di dialogo, questo è fondamentale: se il dialogo è o meno la via per risolvere il conflitto.

Ora che il governo dice "non rispettiamo gli accordi di San Andres", sta dicendo che non risolveremo il problema attraverso il dialogo. Così mette in crisi tutte le speranze che può avere la società civile e l'EZLN nel dialogo. Perde credibilità, perde fiducia e non può esserci un dialogo se non c'è fiducia. Ciò che è in gioco è se la via è il dialogo oppure la guerra. Le cinque condizioni non stanno proponendo la resa, non sono condizioni militari di resa ne' niente del genere. Si riferiscono alla volontà di dialogo, volontà di pace e abbandono definitivo della volontà guerriera per risolvere il conflitto.

Se quanto è in gioco è la viabilità, la credibilità, la fiducia che deve esserci nel dialogo, noi pensiamo che l'alternativa sia tornare a porre il dialogo come qualcosa di fidato e credibile. L'unica forma di ottenerlo è che il governo mantenga la parola perché restituisca al dialogo la fiducia e la credibilità. Come? Adempiendo agli accordi di San Andres.

Questo potrà venire solo da un grande movimento della società civile.

L'alternativa è di ritornare a dare al dialogo credibilità e fiducia, cioè, che si mantengano gli accordi a cui si arriva."

D. Qual è la validità di queste cinque condizioni che l'EZLN ha posto per ritornare al dialogo?

R. La prima condizione è che si compiano gli accordi del tavolo Uno sui Diritti e Cultura Indigeni e che, quindi, si istalli una Commissione di Seguimento e Verifica, che si incarica di vedere che si mantengano questi accordi. Questa richiesta è completamente bloccata. Non dà segni di soluzione, il governo accetta sì di aver firmato questi accordi ma non accetta la sua responsabilità per compierli. Ha rifiutato più volte, con diversi argomenti e con differenti pretesti, l'iniziativa della Cocopa, ha fatto di tutto per sabotare la Commissione di Seguimento e Verifica e non c'è alcuna speranza, alcun indizio che il governo adempirà a questa richiesta che sintetizza le altre quattro. E che sintetizza quanto dicevo: ciò che è in gioco è la via al dialogo o la via della guerra per risolvere il conflitto.

La seconda delle condizioni si riferisce a una proposta seria per il tavolo Due che è su Democrazia e Giustizia. Come ricorderete, il tavolo Due non arrivò ad alcun accordo perché al tavolo il governo aveva il proposito di far saltare il dialogo. C'è bisogno di una proposta seria di questo tavolo, ma visto che non c'è adempimento sugli accordi già firmati, non c'è alcuna speranza che ci siano altri accordi in questo dialogo.

La terza delle condizioni si riferisce alla cessazione della persecuzione e del fustigamento militare e paramilitare nelle comunità indigene del Chiapas. Molti di voi avrete visto o vi sarete resi conto attraverso la stampa, che questo non solo non si è fermato o è retrocesso, ma che sta crescendo.

Se qualcuno pensava che Acteal era il culmine di un processo di militarizzazione, paramilitarizzazione ed attacco verso le comunità indigene, ora, due mesi dopo sappiamo che no, che l'orrore può arrivare ben oltre, che possono esserci incubi peggiori di quello di Acteal come quelli che si stanno vivendo quotidianamente nelle comunità indigene del nord del Chiapas, Los Altos, nella Selva, nella Costa, in tutte le comunità indigene del sudest messicano. Non si vede alcuna possibilità di controllo o di marcia indietro in questo senso. Oltre ai paramilitari, l'Esercito ha aumentato le sue posizioni, ha aumentato i suoi effettivi, migliorato la sua tecnica militare, la sua tecnologia è ogni volta più sofisticata. Il posizionamento dell'Esercito federale non è per un dialogo ma per un golpe. La persecuzione e gli attacchi contro le comunità e le basi zapatiste sono sempre più sfacciate. Hanno iniziato il primo gennaio 1998 e tutti i giorni si ripetono più volte con il pretesto dell'applicazione della legge sulle armi da fuoco, la ricerca di marijuana, il lavoro sociale,; a volte senza nessun pretesto, i soldati continuano ad aggredire le comunità indigene. Dietro di loro arrivano i convogli di rinforzo: la prostituzione, le droghe, l'alcolismo, ovviamente, la decomposizione sociale delle comunità.

La quarta condizione che abbiamo posto è la liberazione dei prigionieri zapatisti che ci sono in tutto il paese. Non solo nelle carceri del Chiapas ci sono prigionieri zapatisti, ma anche in altre parti della Repubblica.

Stiamo esigendo la loro liberazione. Se parliamo di dialogo per risolvere le cose, come possiamo continuare a ricevere il trattamento di delinquenti. Bisogna essere coerenti, bisogna dare il trattamento di una forza con cui si sta dialogando e non di delinquenti agli zapatisti che sono in prigione.

La quinta condizione che abbiamo posto si riferisce alla necessità che il governo metta o nomini un incaricato, o gli incaricati che già ci sono, che abbia capacità decisionale, per poter risolvere il problema. C'è bisogno che questi commissionati si rivolgano con il rispetto e serietà nei colloqui.

In questo caso, da quando si inoltrò la richiesta, sono passati due incaricati, sono andati via il signor Bernal e il signor Pedro Joaquin Coldwell, e ora c'è Emilio Rabasa Gamboa, che ha dimostrato di non avere indipendenza, ne' serietà al riguardo. Di tutti gli incaricati, Rabasa è l'unico che non è stato presentato protocollarmente ad una delle parti, in questo caso noi. Non si è mai riferito all'EZLN come EZLN, non ha mantenuto un trattamento serio verso la parte. Pensiamo che neppure questa condizione sia stata compiuta. Però ciò che c'è dietro queste cinque condizioni, ciò che è in gioco sia precisamente la via del dialogo come qualcosa di possibile".

L'ultima domanda più o meno sintetizza il tema del dialogo e quanto seguirà. La domando dice testualmente:

D. se il governo approva la legge sui Diritti e la Cultura Indigeni elaborata dalla Cocopa, se presenta una proposta seria sul tema di Democrazia e Giustizia, se smette la persecuzione militare e paramilitare verso le comunità indigene del Chiapas, se nomina un incaricato con capacità decisionale che sia rispettoso e serio nella negoziazione e se libera gli zapatisti prigionieri, se questo accade, sarebbe l'EZLN disposto a ritornare al dialogo senza porre nuove condizioni e senza pretesti?

R. La risposta è sì. Se si compiono le cinque condizioni ritorneremo al dialogo. E anche se dal momento in cui si posero le cinque condizioni sono apparse nuove situazioni, il conflitto si è aggravato, l'EZLN non ha aggiunto altre condizioni a quelle cinque poste nel 1996, da quando il dialogo con il governo è rimasto sospeso. Se il governo accetta l'iniziativa della Cocopa, se fa una proposta seria di democrazia, se smette di perseguitare e molestare le comunità indigene, se concede capacità decisionale, serietà e rispetto al proprio incaricato, se libera gli zapatisti prigionieri, se succede tutto questo, allora sì saremo disposti a ritornare al tavolo del dialogo.

Disgraziatamente il governo non compirà alcuna condizione, neppure una. Il governo non pensa che il dialogo sia la via per risolvere il conflitto.

Quanto vuole fare al rispetto al dialogo e al negoziato è utilizzarli ambedue per guadagnare tempo per la sua vera via, quella militare. Non vediamo nessuna possibilità di aggiustamento da questo lato e per questo pensiamo in questa interlocuzione, questo messaggio che portate a casa vostra, perché è ancora la società civile quella che può generare questo movimento e di ottenere che il dialogo torni al ruolo che merita.

Cioè, risolvere pacificamente il conflitto.

Ringraziamo per l'attenzione prestata e speriamo che ascoltiate il prossimo programma del sistema zapatista di Televisione Intergalattica.

Dica sì alla pirateria, un delitto in più di quelli che già abbiamo."

"Andiamo Tachito?"

"Andiamo".

"È tutto...Luci, camera, taglio..."

(tradotto dal Consolato Ribelle del Messico - Brescia)


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