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H. Bellinghausen, San Cristobal de Las Casas, Chiapas, 2 marzo
1998.
"Il concetto di autonomia degli zapatisti è quello
degli Accordi di San Andres", ha espresso il Subcomandante
Marcos nella videoconferenza resa pubblica ieri. Ha considerato
inoltre che "è molto presto" per dire se la Cocopa
mantiene o meno gli impegni acquisiti; "è una banderuola
in mezzo alla tormenta politica", le pressioni del governo
e dei loro partiti. La Conai, secondo il portavoce zapatista,
continua ad essere il ponte della società civile, nonostante
che il governo abbia tentato di presentarla, ripetutamente, come
"parte del conflitto e non come una mediazione".
Marcos considera che in Chiapas "dalla parte del governo
comanda l'Esercito federale" e che i militari decidono "gli
investimenti sociali, i movimenti militari, la struttura della
polizia e la distribuzione dei paramilitari".
Dopo una breve comparsa del comandante Tacho, e un'interruzione
dovuta all'infiltrazione di una formica nella cinepresa, il subcomandante
Marcos ribadisce la validità delle cinque condizioni che
ha posto l'EZLN per ritornare al dialogo, valuta positivamente
il lavoro della commissione civile internazionale, che gli ha
inviato la maggior parte delle domande affrontate nel video, fa
un disegno e segnala che, soprattutto, "ciò che è
in gioco è la via al dialogo come qualcosa di possibile".
A seguito si trascrive il resto della conferenza registrata
del subcomandante Marcos.
MESSAGGIO IN VIDEO
D. "Qual è la situazione dei diritti umani
in Chiapas?
R. "Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: la situazione
è di costante violazione da sempre, e cresce sempre di
più e sta diventando più scandalosa. Non si tratta
solo di detenzioni, colpi che non sono permessi, ma di assassinii
e sparizioni. Noi pensiamo che voi, attraverso l'osservazione
diretta, perché questa domanda ce la fa la Commissione
Civile Internazionale di Osservazione dei Diritti Umani, vi sarete
resi conto di qual è la situazione dei diritti umani, e
sicuramente avrete una miglior opinione, più concreta di
quella che potremmo trasmettervi noi attraverso questo canale
di televisione.
"Ci chiedete se rispettiamo i diritti umani nella nostra zona d'influenza.
Credo che sia meglio che risponda un compagno di quelli che si incaricano della dirigenza politica e organizzativa dell'EZLN, con il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno. Invitiamo qui nello studio della televisione zapatista, Televisione Intergalattica, il comandante Tacho.
(Il comandante Tacho entra nel quadro e si siede vicino a Marcos.)
Tacho:
"Rispetto ai diritti umani nella zona d'influenza dell'EZLN
noi crediamo che si rispettino, però siamo parte di questo
conflitto ed è molto meglio che vengano organismi internazionali
per costatare se si compiono i diritti umani oppure no. Ossia,
noi non possiamo dire se si compiono o meno, noi crediamo di si,
però è meglio che altre persone nazionali, o in
questo caso internazionali, siano quelle che dicano se si compiono
e si rispettano. Questo è quello che volevo dire. Che potete
venire nelle comunità zapatiste e non zapatiste a vedere
se si rispettano o meno i diritti umani, e lì si avranno
maggiori informazioni riguardante questo tema.
Marcos:
Grazie mille Tacho...
D. Ci sono prigionieri politici nelle carceri messicane?
R. Ce ne sono molti, molti zapatisti nelle carceri, non soltanto in Chiapas ma anche in altre zone della Repubblica come ci sono anche prigionieri di altre organizzazioni politiche e sociali che stanno lì per il delitto di essere degli oppositori, di essere ribelli e di difendere i loro diritti.
La lista è molto lunga, vi chiedo di ricorrere alle organizzazioni
non governative nazionali, preferibilmente dei diritti umani;
ce ne sono molte e possono darvi informazione veridica.
"Ho saltato una domanda su Acteal: l'azione delle bande paramilitari
ha provocato il fenomeno di ciò che viene chiamato sfollati,
che in realtà non sarebbe il termine più adeguato,
meglio quello di rifugiati, perché sono sfollati nel quadro
di un conflitto di guerra. "Voi, attraverso la stampa, attraverso
l'osservazione diretta, vi siete resi conto della situazione.
I compagni pensano che la soluzione al problema consisterebbe
nel risolvere le condizioni in cui vivono gli sfollati, che stanno
in condizioni realmente drammatiche, scandalose per il nostro
paese, al limite della morte, e in una forma o nell'altra sarebbe
necessario risolvere i problemi di salute, alimentazione e abitazione
per questi sfollati, affinché possano sopravvivere.
"Un altro punto è che dovrebbero esistere le condizioni
politiche, sociali ed economiche per il loro ritorno, per rientrare
nelle loro case; tra queste condizioni ci sarebbero il disarmo
dei gruppi paramilitari, le garanzie di rispetto alla loro vita
e ai beni, e, ovviamente, un accordo valido che eviti che si ripeta
il fenomeno dei paramilitari e degli sfollati.
"Un altro punto importante per risolvere questo problema
è l'indennizzo delle vittime e dei danneggiati dai paramilitari,
affinché possano ricominciare, perché hanno perso
tutto: la loro casa, la terra, i vestiti, gli utensili di lavoro,
tutto. Sono scappati con ciò che portavano indosso e ora
non hanno più niente. Questa è una forma in cui
noi vediamo di risolvere il problema, e pensiamo che qui sia molto
importante l'appoggio della società civile. Non pensiamo
che il governo abbia interesse in questo".
D. Qual è il concetto di autonomia indigena degli
zapatisti?
R. Il concetto di autonomia degli zapatisti è quello
dei popoli indigeni che hanno fatto sentire la propria voce al
tavolo di San Andres, il concetto di autonomia degli zapatisti
è quello degli accordi di San Andres, quelli firmati dal
governo e dagli zapatisti il 16 febbraio del 1996 e che a grandi
linee riconosce che gli indigeni sono parte della nazione messicana
però che sono differenti, che devono essere riconosciuti
e incorporati nella loro differenza e non omogenizzati come pretendono
alcuni. In questo caso omogenizzazione è annichilamento.
"Non mi dilungherò su questo tema, c'è molto
materiale scritto, tra cui gli Accordi di San Andres. Questa è
l'autonomia che noi vogliamo, non vogliamo l'indipendenza ne'
vogliamo un altro Stato dentro lo Stato messicano, vogliamo un'autonomia
includente."
D. La creazione di municipi autonomi è la forma
con cui gli zapatisti rispondono al mancato riconoscimento in
forma di legge degli accordi di San Andres?
R. La creazione dei municipi autonomi è la forma
con cui le comunità indigene compiono e applicano gli accordi
di San Andres. Gli accordi di San Andres riconoscono la capacità
dei popoli indigeni di governarsi secondo i loro usi e costumi,
secondo le loro forme interne, e questo è ciò che
si sta applicando e ciò che da senso ai municipi autonomi.
Questo è quanto succede ora; anche se il governo non mantiene
gli accordi, loro li danno per accordati e li stanno applicando.
D. Chi comanda in Chiapas?
R. In Chiapas da parte del governo comanda l'esercito federale.
In una forma o nell'altra qui convivono apparentemente il governo
civile ed il governo militare, ma nei fatti il governo civile
funziona più come maschera, come volto amabile di un governo
militare. Tutta la vita sociale e politica dello stato è
militarizzata e le decisioni fondamentali e strategiche dello
stato del Chiapas le prendono nella settima Regione Militare con
sede a Tuxtla, con il generale che è al comando, e non
nel palazzo di governo della stessa città. Loro sono quelli
che stanno decidendo dove vanno diretti gli investimenti sociali,
i movimenti militari, la struttura della polizia, la distribuzione
dei paramilitari.
D. La Cocopa mantiene gli impegni acquisiti come istanza
coadiuvante nel processo di dialogo?
R. Pensiamo che è molto presto per rispondere se
mantiene o meno gli impegni acquisiti. La Cocopa è come
una banderuola nel mezzo della tormenta politica, le pressioni
governative dei loro dirigenti di partito, che hanno un processo
elettorale alle porte. Il governo insiste nel mettere dalla sua
parte la Cocopa per avere un avallo legislativo per la guerra
e i colpi che tenta di dare, e in questo senso la Cocopa non riesce
a recuperare un posto nella nuova situazione riguardo al conflitto
in Chiapas. Ma ciò che più importa sapere è
se la Cocopa farà onore oppure no agli impegni acquisiti,
sarà la risposta alle osservazioni che fa il governo alla
sua iniziativa di legge. La riforma e il contenuto che avrà
la risposta della Cocopa a queste osservazioni governative sarà
uno dei punti per rispondere a questa domanda, uno dei più
importanti per definire il poi.
"Bene, ritorniamo ancora negli studi della televisione zapatista
di Televisione Intergalattica parlando adesso di una delle altre
istanze, la Conai.
D. La domanda è: qual è l'importanza della
Conai come istanza di mediazione?
R. Dentro il governo e dentro certi gruppi di potere in
Messico ci sono varie posizioni che insistono che il dialogo deve
essere diretto, senza mediazioni, e in questo senso, sia la Conai
che la Cocopa sarebbero un ostacolo per la soluzione del conflitto.
La visione dell'EZLN al riguardo è che deve esserci una
mediazione per la soluzione del conflitto, e questa mediazione
deve essere una specie di ponte con la società civile,
che è stata quella che si è messa in mezzo alle
parti in conflitto.
Quando accade il sollevamento zapatista e iniziano i combattimenti
tra l'Esercito federale e l'Esercito Zapatista, c'è un
movimento nazionale e internazionale che si mette in mezzo ai
due combattenti e dice: bisogna dialogare. Questa è la
mediazione che appare, che da questa caratteristica speciale al
conflitto in Chiapas dal 1994.
C'era bisogno di una specie di testimone, di occhi, orecchie e mani della società civile a questo tavolo di negoziato, affinché ciò che succede lì, sia realmente serio, profondo e conduca a un impegno per la pace.
Quando il governo vuole sostenere un dialogo diretto e lasciare
da parte la mediazione e la coadiuvanza, non è perché
vuole rendere più rapida la cosa ma perché punta
sul fatto che un dialogo diretto potrebbe assorbire l'EZLN in
una logica della politica di Stato, di trattative, di tacitamento,
di accordi con le dirigenze, in fine, di compra-vendita di coscienze,
che è quello che succede di solito.
In questo senso, la Conai, e non mi riferisco a un individuo ma
ai membri della commissione, è importante nella misura
in cui si riflette il sentire e l'interesse della società
civile per il conflitto.
Inoltre si colpisec la Cocopa attraverso la strategia governativa. Colpi nascosti attraverso i partiti politici, le loro rappresentanze legislative.
Nel caso della Conai, i colpi sono più grossolani e ostentati.
Quando la Conai dichiara qualcosa che serve alla loro strategia
di isolamento dell'EZLN, immediatamente si parla benissimo della
mediazione, si difendono i mediatori. Ma quando la Conai dichiara
che non esistono le condizioni per riprendere il dialogo, e si
pronuncia contro la militarizzazione e contro i gruppi paramilitari,
viene allora immediatamente accusata di essere parte del conflitto
e non una mediazione. Riguardo alla Conai e alla Cocopa, noi pensiamo
che sia importante che le istanze di mediazione e di coadiuvanza
si mantengano e si rafforzino e non abbiamo alcun interesse perché
l'una o l'altra si debilitino. Contrariamente alla strategia governativa,
che sì ha bisogno che la coadiuvanza e la mediazione spariscano
o per lo meno si abbassino significativamente di profilo per lasciare
libere le mani al governo del Messico di imporre l'unica cosa
che resta, l'uso della forza, nella misura in cui alla ragione
non viene presentata alcuna possibilità.
(tradotto dalConsolato Ribelle del Messico - Brescia)